La fisica dell’acqua

E’ stata una vicenda produttiva a dir poco turbolenta a decidere il destino di La fisica dell’acqua. Girato nel 2003, ha visto prima il fallimento della casa di produzione e poi il sequestro della pellicola. Dopo esser stato per più di sei anni in un limbo senza luce, il film di Felice Farina è stato finalmente proiettato al pubblico l’estate scorsa alla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, è poi passato in concorso al Festival di Montrèal ed ora esce nelle sale. Un bene per il film ed un bene per il cinema italiano, perché La fisica dell’acqua è un thriller psicologico ben fatto, ricco di inventiva, curato nelle inquadrature e nella fotografia, forse debole e un po’ scontato nell’impianto narrativo, ma capace di trasferire efficacemente in immagini le ossessioni del piccolo protagonista.
Felice Farina, uno che il cinema lo conosce bene (dalla fotografia agli effetti speciali) e che negli anni ’90 aveva ottenuto anche un discreto successo con le commedie Condominio, Ultimo respiro e Bidoni, torna alla regia confermando quanto di buono aveva mostrato in passato. Il merito dell’autore va rintracciato soprattutto in due aspetti: il primo è la proposta coraggiosa di affidare dei ruoli cupi, oscuri, scavati nelle loro psicologie a due attori come Claudio Amendola e Paola Cortellesi, nell’immaginario collettivo italiano icone di comicità ed ironia; il secondo, ancora più importante, è l’aver dato al film un impianto visivo suggestivo ed accattivante, mai furbo e sempre finalizzato alla descrizione degli stati d’animo dei personaggi e alla creazione di un’atmosfera enigmatica, nera, incerta. Farina lavora attraverso metafore, continui simbolismi. L’acqua è l’elemento predominante, presente in quasi tutte le inquadrature, fisicamente o di riflesso, come elemento reale od onirico. Tutto è liquido, sfuggevole, travolgente, inafferrabile. E’ il racconto stesso a prendere le sembianze dell’acqua, che diventa metafora del tempo che passa, del passato che ritorna, dei ricordi nascosti, dell’abisso imperscrutabile. La macchina da presa si muove fluida tra i paesaggi e i personaggi, si alza e si abbassa con leggeri dolly e così immerge lo spettatore nella mente del piccolo protagonista (interpretato dal convincente esordiente Vavassori) portandolo piano piano nei meandri della memoria ed avvicinandolo alla soluzione del “giallo”. Certo, non ci vuole un grande ingegno per capire da subito ruoli ed evoluzione del racconto, dato che alla base de La fisica dell’acqua c’è uno spunto narrativo visto e rivisto, di matrice evidentemente scespiriana, ma ciò non rappresenta un punto debole per l’opera, perché la storia diventa funzionale ad un discorso psicologico profondo ed inquietante reso attraverso un’estetica di rara eleganza. Un’estetica che impreziosisce il film e che ne fa una delle opere italiane più interessanti e coraggiose della stagione.
(La fisica dell’acqua) Regia: Felice Farina; soggetto e sceneggiatura: Felice Farina, Eleonora Fiorini, Mauro Casiraghi; fotografia: Pietro Sciortino; montaggio: Esmeralda Calabria; musica: Franco Piersanti; scenografia: Gianni Silvestri, Paolo Innocenzi, Matteo Marson; interpreti: Claudio Amendola, (Claudio), Paola Cortellesi (Giulia), Stefano Dionisi (Daniele), Lorenzo Vavassori (Alessandro), Lorenzo Pavanello (Filippo); produzione: NinaFilm, Rossellini Film&TV; distribuzione: Iris Film Distribution; origine: Italia; durata: 76’.
