La Medea di Pamela Villoresi

Avvolta in un vestito rosso, a piedi scalzi, inquieta, ironica e al contempo disperata. Così ci appare Pamela Villoresi nelle vesti della Medea di Maurizio Panici. L’abito ci ricorda costantemente la passione che arde dentro di lei e il sangue che ha versato e che verserà. Ma ricorda anche, con l’accentuarne la femminilità, il suo essere donna.
Medea è un vortice di sentimenti che determinano ogni azione e offuscano il pensiero. Ama con tutta se stessa e odia con altrettanta completezza. Tuttavia il suo agire sembra seguire il filo della necessità: il sacrificio dei figli è necessario per punire chi l’ha tradita e ferita. E’ una questione di giustizia, così dev’essere e così sarà.
Medea è il dramma interiore di una donna ferita, l’ira di un amore eterno che, tradito, non può che tramutare la propria prepotenza in odio, distruzione e vendetta. Uccidendo i figli, Medea uccide se stessa. Ma nulla sembra importare di fronte alla punizione di un’ingiustizia che ha già distrutto la sua vita.
Medea è anche una donna che vuole essere artefice del proprio destino, combattere e non arrendersi al volere di un uomo che l’ha ingannata e che incarna razionalità, opportunismo e ipocrisia. Moderni sono molti dei tratti che ravvisiamo nei protagonisti e nelle parole che sentiamo, rendendo palpabile l’universalità nascosta in questi grandi capolavori classici.
Godibile l’interpretazione data da tutti gli attori e, altrettanto, l’allestimento scenico che non appesantisce la rappresentazione. Pochi elementi riescono a trasportarci all’interno di un’atmosfera classica. Al centro della parete un grande cerchio che di giorno è sole e di notte è luna. E che ci ricorda costantemente la Terra, dove Medea vaga senza patria e senza pace. Le stesse note musicali danno piacevolmente sentore di tempi antichi e non manca il coro, riassunto in una sola voce.
(Medea) Regia: Maurizio Panici; musica: Luciano Vavolo; interpreti: Pamela Villoresi, David Sebasti. Al Teatro Carcano di Milano dal 4 al 15 maggio 2011.
