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La nostra vita

Pubblicato il 20 maggio 2010 da Antonio Valerio Spera


La nostra vita

Il ritratto dal basso di un’Italia spaesata, confusa, difficile, in cerca di una vera identità. Il titolo dell’ultimo film di Daniele Luchetti, La nostra vita, unico portabandiera italiano nella competizione del 63° Festival di Cannes, non si riferisce solo all’esistenza dei suoi personaggi, ma anche a quella di tutti noi. Sullo sfondo di una Roma periferica, una famiglia: Claudio ed Elena, giovani, sposati, felici, nonostante i problemi economici e i lavori precari; due figli, ancora piccoli e con la curiosità di conoscere la vita, ed un terzo in arrivo. E poi i fratelli di lui: Piero, quarantenne poliziotto, single e tutt’altro che indipendente, e Loredana, un punto di riferimento, un appoggio morale, una mamma per tutti. Attorno a loro, un mondo che sta cadendo a pezzi e che va ricostruito mattone per mattone così come i palazzi del cantiere in cui lavora Claudio. Un cantiere in cui la maggior parte degli operai è immigrata e retribuita in nero, dove la vita non ha valore, dove conta solo rispettare i tempi e guadagnarci sopra.
Luchetti descrive la società italiana di oggi, policromatica, multietnica ma ancora non multiculturale, in cui la serenità si trova solo tra le mura di casa e con il calore della famiglia, e dove, fuori, molti nascondono egoismo ed arrivismo sotto una maschera di buonismo e sono disposti a tutto pur di guadagnare qualche soldo in più. E’ in questo contesto che il destino arriva a giocare tragici scherzi: la morte improvvisa di Elena rende ancora più difficile la vita di Claudio. Tre figli da crescere da solo, la paura di non essere all’altezza, l’ansia di portare dare affetto ai bambini solo con benessere economico e regali. E allora decide di affrontare un’avventura lavorativa grande, più grande delle sue possibilità e della sua stessa vita.
Nonostante la storia e le tematiche in essa presenti (dalla crisi economica all’immigrazione), Luchetti insieme agli sceneggiatori Rulli e Petraglia non opta per un esplicito discorso politico. La loro intenzione è solo raccontare una storia attuale e verosimile, che non delinei personaggi ma porti sullo schermo persone, con le loro autentiche emozioni, i loro dolori, le loro difficoltà. E il discorso politico rimane immanente alle immagini alle stesse, un sottotesto sì importante ma secondario rispetto alle vicende dei protagonisti e ai loro sentimenti, rispetto alla semplice descrizione acritica dell’Italia. Questo è un pregio de La nostra vita, perché in questo modo si estranea dalla solita tendenza italiana di eccedere nell’insistenza politica e sociale. Un aspetto positivo che insieme all’equilibrio tra commedia e dramma, tra ironia e commozione, che ricorda molto la commedia all’italiana, ed insieme all’ottima prova degli attori (Germano, straordinario, regge tutto il film sulle sue spalle, Bova mai così misurato, Colangeli sempre convincente), fa del film uno dei migliori prodotti italiani di questa stagione.
Eppure la sensazione che si poteva fare di più c’è. Sebbene, infatti, l’opera funzioni, emozioni, diverta, coinvolga e faccia riflettere, Luchetti purtroppo cade in diversi punti: cade nell’ostacolo della retorica nel retorica e quando abusa della canzone di Vasco Rossi, tema musicale predominante del film (ne è un esempio la sequenza del funerale), si focalizza troppo sul personaggio centrale di Germano, lasciandosi calamitare totalmente e non trattando così in profondità le figure di contorno, e soprattutto non arriva mai a mordere fino in fondo e non riesce a cambiare ritmo. Così La nostra vita rimane troppo in superficie e non affonda mai il coltello come dovrebbe. Aspetti quest’ultimi che lasciano il film in quella fascia di cinema popolare, ottimo, ben fatto, convincente, ma purtroppo poco stimolante.
Per Daniele Luchetti un leggerissimo passo indietro rispetto a Mio fratello è figlio unico. Per Elio Germano, invece, il film della maturità.

Guarda lo speciale della Close-up TV dedicato a La nostra vita


CAST & CREDITS

(La nostra vita) Regia: Daniele Luchetti; sceneggiatura: Sandro Petraglia, Stefano Rulli, Stefano Rulli; fotografia: Claudio Collepiccolo; montaggio: Mirco Garrone; musica: Franco Piersanti; suono: Bruno Pupparo; interpreti: Elio Germano (Claudio), Raoul Bova (Piero), Isabella Ragonese (Elena), Luca Zingaretti (Ari), Stefania Montorsi (Loredana); produzione: Cattleya, Rai Cinema, Babe Films; distribuzione: 01 Distribution; origine: Italia; durata: 93’.


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