La pantera rosa 2

Già per il primo capitolo di questa riproposizione di Jacques Clouseau si sono spese tante parole sulla necessità di tale operazione. Ora che The Pink Panther 2 è stato presentato fuori concorso alla Berlinale ed è in procinto di uscire nelle sale europee riaprire tale discorso potrebbe apparire inutile ed oltretutto ripetitivo. Invece, è opportuno discuterne ancora.
Innanzitutto, dobbiamo ricordarci che La pantera rosa, diretto da Shawn Levy quattro anni fa, non si presentava come un vero e proprio remake della serie di Blake Edwards, quanto invece una rielaborazione contemporanea dei personaggi creati dal regista statunitense. Questa premessa è necessaria al fine di precisare che Steve Martin e la sua crew non hanno mai avuto la presunzione di raggiungere i livelli dei lavori resi cult da Edwards e Peter Sellers. Il film del 2006 è stata più che altro un’operazione nostalgica (oltre che commerciale) ed un omaggio alla mitica serie degli anni ’70, soprattutto da parte di un comico straordinario come Martin, grande amante del goffo ispettore francese.
Per cui, La pantera rosa così come il suo sequel non vanno condannati in partenza perché in alcun modo avvicinabili alle opere originali a cui si ispirano, bensì vanno considerate semplicemente per la loro freschezza e per il divertimento che vogliono trasmettere allo spettatore. Divertimento che, se nel primo film esplodeva solo a tratti, nel sequel invece acquista una forza maggiore. Ciò grazie ad una sceneggiatura meglio costruita e più attenta ai personaggi secondari. Se nel primo film Clouseau era l’unico mattatore, qui l’ispettore è circondato da numerose figure ben delineate. Oltre al suo collaboratore Ponton, interpretato nuovamente da Jean Reno, e a Dreyfus, il sempre elegante John Cleese che sostituisce Kevin Kline, sono presenti un mai così ironico Andy Garcia nelle vesti di un detective italiano, Alfred Molina nel ruolo dell’ispettore proveniente dal Regno Unito, Aishwarya Rai, che splende per bellezza più che per capacità attoriali e Lily Tomlin, esilarante insegnante di bon-ton.
La forza del film risiede proprio nelle caratterizzazioni di questo straordinario cast. Per questo motivo siamo sicuri che La pantera rosa 2 perderà quasi tutta la sua comicità nella versione doppiata che uscirà in Italia. Tutti gli interpreti infatti caratterizzano i loro personaggi partendo soprattutto da un lavoro sull’accento del loro slang. Siamo curiosi di vedere come lavoreranno i nostri doppiatori (ed anche quelli degli altri paesi) sulla traduzione di alcuni dialoghi surreali, spassosi soprattutto per assurdi giochi di parole, e sull’intonazione vocale dei personaggi.
Se dovessimo veramente scrivere una recensione che guardi al film considerando la qualità cinematografica, è ovvio che le nostre analisi non porterebbero ad un buon giudizio complessivo. I difetti del film sono tanti e sono soprattutto riscontrabili, come per il primo episodio, in una struttura narrativa piena di buchi, a tratti sbrigativa e basata su sketch legati tra loro da un’esile trama. Però – sarà che stiamo recensendo The Pink Panther 2 dopo averlo visto alla fine di un festival che ci ha regalato buoni film sì, ma poche risate – durante la visione queste pecche passano in secondo piano grazie ad una regia (firmata da Harald Zwart, nettamente migliore del suo predecessore Shawn Levy), che infonde un ritmo forsennato alle gag, e grazie alla performance fisica di Steve Martin, che non avrà la classe di Sellers ma che sicuramente si conferma uno dei migliori comici americani degli ultimi vent’anni.
(The Pink Panther 2); Regia: Harald Zwart; sceneggiatura: Scott Neustadter, Michael H. Weber, Steve Martin; fotografia: Denis Crossan; montaggio: Julia Wong; musica: Christophe Beck, Henry Mancini; interpreti: Steve Martin (Jacques Clouseau), Jean Reno (Ponton), Andy Garcia (Vincenzo), Lily Tomlin (Mrs. Berenger), John Cleese (Dreyfus), Aishwarya Rai Bachchan; produzione: RSC Films; distribuzione: Sony Pictures; origine: USA, 2008; durata: 92’.
