La sposa fantasma

Una commedia fallisce quando non graffia, quando non lambisce tabù, quando non ci ricorda che il lazzo da giullare è dissacrante e politico, quando semplicemente non diverte. Senza indugio non si fa peccato nel dire in prima istanza che La sposa fantasma fallisce su ogni fronte possibile. Una storia comica inconsistente nel soggetto spesso può essere ben sviluppata a livello di dialoghi e situazioni. Non è questo un esempio in tal senso. La giovane, bella e paranoica Kate (Eva Longoria in Parker) nel giorno del suo matrimonio rimane schiacciata da una gigante statua di ghiaccio. Ridotta a tornare nel mondo dei vivi sotto forma di fantasma, cercherà di rendere impossibile la vita a una ragazza innamoratasi del suo (ormai ex) promesso sposo, per poi ricredersi e lasciare che l’amore “terreno” faccia il suo naturale corso. Un elementare manuale di sceneggiatura reciterebbe che il comico è insito nel blando soggetto: tutto sta a inventare situazioni divertenti che mettano in relazione il fantasma della sposa con i vivi. Ma il regista Jeff Lowell, che scrive e dirige, sprofonda nell’abisso del film-spazzatura alla sua prima regia.
Troppo sforzo per un mero prodotto da piccolo schermo che del piccolo schermo non mantiene la freschezza dei suoi diretti rimandi. Il film infatti si basa unicamente sulla riconoscibilità del personaggio principale, la Eva Longoria interprete dell’ex modella Gabrielle nel serial Usa Desperate Housewives. La sposa fantasma altro non è che un semplice divertissement mal riuscito, girato senza anima, senza la benché minima idea o spunto che per cui possa essere ricordata. La storia trita e ritrita del fantasma che torna sulla Terra con la missione di migliorare i vivi e intanto ne combina di cotte e di crude costituisce quasi un sottogenere della commedia, una sorta di “commedia extra-terrena” che tenta di raccontare il mondo e le sue idiosincrasie attraverso un punto di vista etereo e invisibile. Un filone tutto statunitense che spesso sforna ottimi incassi ai botteghini e successi popolari che si prolungano negli anni, ma anche insulsi filmetti da razzie awards. Dall’ovvio film Demi Moore/Patrick Swayze a Sos Fantasmi, dal capolavoro burtoniano Bettlejuice al recente Una settimana da Dio, il cinema ha spesso cercato di raccontare in chiave di commedia la possibile convivenza tra umani eterei e umani in carne e ossa. Ma dove la semplice presenza di un comico di razza come Jim Carrey poteva sollevare una sceneggiatura altrimenti misera, non riesce l’operazione con la bellezza latina incarnata da Eva Longoria. Non bastano smorfie e sgranamenti di occhi a divertire, non basta un rimando esplicito alla Jennifer Lopez di Prima o poi mi sposo: tutto è birignao nella interpretazione della Longoria.
Nella trama, troppi i rimandi ovvi, troppe le similarità, da Ghost al recente Se solo fosse vero (Mark Waters, 2006), troppi i rimandi nel personaggio di Kate alla ‘gemella’ del serial statunitense delle casalinghe disperate. Dove si poteva lavorare di fantasia, sull’alternanza tra il mondo dei vivi e dei morti, la sceneggiatura gioca ogni carta possibile per risultare poco originale, a partire dalla rappresentazione dell’aldilà e delle sue creature: una scenografia vuota fatta di bianco accecante per l’asettico limbo e gli usuali candidi vestiti marmorei per gli angeli senza ali. Anche una scena come quella di un esorcismo, potenzialmente oro nelle mani di uno sceneggiatore ispirato, deve in questo film appigliarsi al contrasto tra il comico e la musica dei Carmina Burana. Clichè che fioccano, dall’amico finto-gay (un Jason Biggs caricatura della caricatura) al bravo ragazzo amante degli animali e culturalmente elevato che si innamora di una ignorante finta sensitiva, al fantasma che parla attraverso il pappagallo. Nulla si salva in questa insulsa-inutile-grigia commedietta da quattro soldi.
(Over her dead body); Regia e sceneggiatura: Jeff Lowell; fotografia: John Bailey; montaggio: Matthew Friedman; musica: David Kitay; interpreti: Eva Longoria Parker (Kate), Paul Rudd (Henry), Lake Bell (Ashley), Lindsay Sloane (Chloe), Stephen Root (scultura-angelo), Jason Biggs (Dan); produzione: Scott Niemeyer, Norm Waitt, Jeff Levine; distribuzione: Eagle Pictures; origine: USA, 2008; durata: 96’; webinfo: Sito italiano del film
