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La straniera - TFF 2009 - Festa Mobile

Pubblicato il 17 novembre 2009 da Gaetano Maiorino


La straniera - TFF 2009 - Festa Mobile

In questo periodo storico, nel nostro paese è aumentato a dismisura il numero degli immigrati. C’è chi ce l’ha fatta a trovare un lavoro, a regolarizzarsi, a crearsi una nuova vita nei confini italiani. C’è purtroppo anche chi ha incontrato difficoltà, chi è dovuto tornare in patria, chi è stato costretto a scendere a bassi compromessi con sfruttatori o criminali per non perdere la speranza.
Si potrebbero raccontare innumerevoli storie incentrate su questa tematica che si fa sempre più di bruciante attualità. Marco Turco sceglie di riflettere sulla vita di due di questi immigrati, nel caso un uomo e una donna marocchini. Naghib è un architetto, un uomo dalla posizione sociale solida e rispettata. Partito dal suo paese per venire a studiare in Italia, è l’esempio della volontà di affermazione personale, del lavoro che paga, di chi è riuscito a migliorare la propria vita. Il prezzo di questo miglioramento è stato il distacco dalla famiglia, trent’anni senza far ritorno a casa, e una profonda spaccatura nel rapporto con suo padre. Amina è invece una prostituta, una ragazza fuggita e non partita, una ragazza la cui innocenza è stata violata da bambina e che è costretta ad andare via per lo scandalo causato alla propria famiglia.
I due si incontrano per caso, si innamorano, si scontrano, si perdono e poi si cercano disperatamente. Una storia d’amore tra due personaggi per differenti ragioni emarginati e senza radici.
Da questi due caratteri potrebbe nascere un racconto interessante, magari non del tutto nuovo, ma legato alla contemporaneità, diretto a chi non immagina le difficoltà per tutte e due le categorie rappresentate. Ma se l’idea di fondo è più che apprezzabile, è davvero un peccato veder parlare di immigrazione e integrazione in un modo superficiale e banale, come accade in questo film.
La struttura innanzitutto. Una sceneggiatura scritta male, con dialoghi banali, prevedibili, infarciti di retorica spiccia e luoghi comuni (l’apice è il litigio sul senso della lotta dei fondamentalisti islamici contro Israele). La musica in secondo luogo, sempre pronta a prendere il sopravvento per sottolineare con enfasi eccessiva tutte le scene madri che risultano a tratti ridicole, inverosimili (una su tutte la scena finale). I personaggi di contorno poi sono tra i più stereotipati mai visti: il collega fedifrago, la collega giovane ingenua e innamorata, la poliziotta cattiva che si commuove per la storia drammatica della protagonista e ne diventa quasi complice. Ma quale poliziotta si metterebbe mai a chiacchierare davanti a un tè con una prostituta dopo una retata?
C’è poi fin troppo slancio nella recitazione. Gli attori non riescono a costruire i propri personaggi, non li sanno rendere veri. Non viene descritta la società in cui i due si muovono se non in superficie (alcuni anziani in un ristorante di lusso non sono la vera borghesia agiata e una frazione di periferia non è per forza il ricettacolo della malavita). Insomma, un pasticcio.
Il film non è capace di far riflettere sulla condizione delle donne sfruttate, ma nemmeno sulla difficoltà di chi ha raggiunto una certa stabilità di rapportarsi con le proprie origini. A tratti si riduce a essere una versione aggiornata di Pretty Woman. Non è così che il cinema italiano deve parlare del proprio presente.


CAST & CREDITS

(La straniera); Regia: Marco Turco ; sceneggiatura: Marco Turco, Monica Zapelli; fotografia: Paolo Carnera, Alessandro Pesci; montaggio:Massimo Quaglia; musica: Natasha Atlas, Tim Whelan, Hamilton Lee; interpreti: Kaltoum Boufangacha (Amina), Ahmed Hafiene (Naghib); produzione: La Beffa Produzioni Srl.; origine: Italia, 2009; durata: 108’.


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