La tenerezza

Qualche mese fa ci era accaduto di recensire Fai bei sogni di Marco Bellocchio, ci era parso di poter escludere che si trattasse di un film su commissione. Con tutto il rispetto per Gramellini ci pareva che il suo memoir non fosse all’altezza del regista di Bobbio, solo dopo averlo recensito scoprimmo che era invece proprio così, un film su commissione. E anche Gianni Amelio di sei anni più giovane di Bellocchio presenta con La tenerezza un film dichiaratamente su commissione, un film tratto da un’opera di letteratura “media” intitolata La tentazione di essere felici dello scrittore napoletano Lorenzo Marone (nato nel 1974) che con quel romanzo ha fatto il salto da autore pubblicato da piccoli editori locali verso Longanesi che ne ha esaltato il valore di mercato vendendo il romanzo in mezza Europa. Si potrebbe lentamente cominciare a ragionare (di certo qualcuno lo ha già fatto) sull’opera tarda degli auteurs che pur di continuare a girare film traspongono testi, o più semplicemente plots che, verrebbe da pensare, nei loro anni migliori non avrebbero degnato di uno sguardo. Siamo troppo maligni? Il tentativo di venire incontro alle esigenze del grande pubblico e a quelle di un pubblico più selettivo, una location auratica e ben riconoscibile (Torino per Bellocchio, ma ancor di più: Napoli per Amelio), qualche - peraltro non frequentissima - zampata autoriale, dialoghi qua e là rivedibili con aforistiche, talora insopportabili punte di saggezza, il tutto naturalmente con l’ausilio di the best of degli attori italiani in circolazione: Valerio Mastandrea per Bellocchio, Giovanna Mezzogiorno, Elio Germano, Micaela Ramazzotti (oltreché ovviamente Renato Carpentieri protagonista) per Amelio, attori che, però, sono un po’ sempre a rischio di cadere nel manierismo di sé stessi: Mastandrea che fa Mastandrea, Ramazzotti che fa Ramazzotti (anche con quelle inflessioni romanesco-livornesi che ormai le conosciamo da quando è la musa di Virzì). Sarà perché Elio Germano Amelio lo fa recitare in triestino, ma forse l’attore romano è l’unico fra quelli che troviamo nella Tenerezza in grado di distaccarsi davvero dal proprio cliché. La trama? Mah, ai nostri occhi la trama è un po’ deboluccia, diciamocelo chiaramente. Avvocato azzeccagarbugli vedovo e in pensione, Lorenzo ha rotto di fatto i rapporti con i due figli, un maschio completamente insignificante e privo di caratterizzazione, se non con un paio di interventi malmostosi (lo interpreta senz’arte né parte Arturo Muselli) e una femmina che fa l’interprete di tribunale (specializzata in lingua araba) ed è una depressa Giovanna Mezzogiorno, con scarpe basse, camicia e giacca di uno di quei colori che oscillano fra il bianco sporco e il verdognolo. Il figlio se ne frega, la figlia, senza compagno (era egiziano, di qui il lavoro che svolge) ci sta male, tanto male. L’unico parente carnale con cui Lorenzo ha relazione è il nipote, il figlio della Mezzogiorno: lo va a prendere a scuola, all’intervallo, all’insaputa della madre e vorrebbe educarlo alla disubbidienza, ma non funziona, non funziona affatto. Poi però arrivano i vicini – padre (l’ingegnere triestino interpretato da Elio Germano), madre (la sciamannata senza famiglia ma tanto tenera interpretata dalla Ramazzotti) e i due figlioletti, un maschietto e una femminuccia - a turbare questa atarassia dell’avvocato. Uno pensa: Gruppo di famiglia in un interno reoladed? Un po’ sì e un po’ no. Comunque Lorenzo si affeziona a tutti loro, diventa il padre, il nonno adottivo, fin quando molto presto non succede un fattaccio nella Napoli dei Quartieri Spagnoli, ben fotografata, come al solito, da Luca Bigazzi - fattaccio che non riveleremo per tema di spoiler. Come non riveleremo la fine del film e gli scheletri che la famiglia di Lorenzo tiene nell’armadio. Visto che siamo a Napoli, alcuni snodi della trama potrebbero derivare belli dritti da una sceneggiata, il patetico non è dietro l’angolo, è già arrivato da un bel po’. Mentiremmo dunque se dicessimo che è il miglior film di Amelio. Ma siamo certi che anche lui in fondo lo sa.
(La tenerezza). Regia: Gianni Amelio sceneggiatura: Gianni Amelio, Alberto Taraglio tratto liberamente da La tentazione di essere felici di Lorenzo Marone ; fotografia: Luca Bigazzi; montaggio: Simona Paggi; interpreti: Renato Carpentieri (Lorenzo), Giovanna Mezzogiorno (Elena), Elio Germano (Fabio), Micaela Ramazzotti (Michela), Greta Scacchi (Aurora), Maria Nazionale (Rossana); produzione: Pepito Produzioni, Raicinema, Comune di Napoli; origine: Italia 2017; durata: 103’.
