X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



La tercera orilla - Concorso

Pubblicato il 14 febbraio 2014 da Matteo Galli

VOTO:

La tercera orilla - Concorso

Non viene detto da nessuna parte ma mi pare indiscutibile che il titolo sia fortemente ispirato al racconto di João Guimarães Rosa, appunto intitolato La terza riva del fiume, storia di un padre che lascia la famiglia per stabilirsi in una canoa in mezzo al fiume, ben distante dalle altre, più canoniche, due rive, appunto. Il breve racconto è vissuto dalla prospettiva del figlio. E anche nel film di Celina Murga - quarantenne regista argentina al suo terzo lungometraggio, che, nei titoli di testa, ha potuto fregiarsi dell’Alto Patronato di Martin Scorsese, con cui aveva collaborato per Shutter Islands – il punto di vista è quello di un ragazzo, Nicolas, e l’oggetto di osservazione è, anche in questo caso, il padre. Non c’è un fiume (anche se la provincia argentina in cui è girato il film si chiama Entre Rios), ma ci sono senz’altro le rive di cui al titolo. Solo che sono rive metaforiche, poiché il padre Jorge ha semplicemente due famiglie fra le quali pendola: la prima in ordine cronologico, di cui fanno parte, oltre a Nicolas, la sorella Andrea, di poco più piccola, il fratellino Esteban e la prima moglie Nilda; la seconda, nuova famiglia è composta dalla nuova, più giovane moglie Beatriz e dal figlioletto Lautaro. Jorge viene piuttosto spesso nella vecchia casa, dispensa soldi e regali a profusione, ma le petites fugues con intermezzi sessuali presso la prima famiglia sono solo uno dei tanti momenti della sua fitta agenda, la quale comprende: il lavoro in ambulatorio come medico, la conduzione di una hacienda un po’ sgarrupata, oltreché, s’intende, la gestione dell’altra famiglia, nel frattempo salita di grado, con cui trascorre la vita quotidiana e le vacanze. Anche quando decide di dedicare una serata intera al figlio lo fa in modo distratto, combinando l’incontro con la comparsata al compleanno di un collega e infine conducendolo, in quella che forse resta la scena più agghiacciante dell’intero film, in un sexy bar, dove vorrebbe tanto che il ragazzino un po’ introverso venisse svezzato da una volenterosa e prezzolata ragazza. Non solo questo: il padre procura a Nicolas un tirocinio nel laboratorio dove lavora (ma nessuno sa che è suo figlio, del resto Nicolas lo chiama semplicemente Jorge…), gli affida, in sua assenza, la gestione della hacienda. Non si può dire che a Jorge manchi l’iniziativa nei confronti del figlio; quel che certamente gli manca è il calore, l’affetto. E Nicolas, lo sguardo torvo, soffre come un cane, ritrovandosi nell’ ”altra” casa a spiare quella dimestichezza quotidiana, quella normalità col padre che lui non ha mai avuto il bene di godere. Anche la protezione esercitata nei confronti del piccolo fratellastro, vittima del bullismo dei compagni, è un indiretto atto d’amore nei confronti del padre, di cui Jorge neanche lontanamente si accorge. Il film è sostanzialmente questo, ci sono, sì, figure di contorno: la madre, la sorella, qualche amico, i braccianti dell’hacienda. Ma il conflitto, pesantissimo, si regge tutto fra padre e figlio. La regista è brava a stare addosso ai personaggi, a disseminare per il film tutta una serie di segnali di latente violenza, lo spettatore si chiede quale delle molte alternative proposte finirà per realizzarsi. La conclusione è un po’ meno violenta del previsto ma comunque pesante. E’ buona la fotografia, livida e slabbrata, come tutto ciò che finisce nella sfera d’influenza di quest’uomo, bulimico cannibale della normalità altrui. Manca forse al film una sceneggiatura un po’ più solida; là dove viene temporaneamente accantonato il conflitto principale, per esempio negli incontri di Nicolas con i coetanei, nonché in tutta la vicenda legata alla festa di compleanno della sorella, con tanto di inserti karaoke, si ha netta la sensazione del riempitivo per arrivare ai novanta minuti. Malgrado ciò il film resta tutto sommato più che dignitoso.


CAST & CREDITS

(La tercera orilla); Regia: Celina Murga; sceneggiatura: Gabriel Medina, Celina Murga; interpreti: Alian Devetac, Daniel Veronese; origine: Argentina, 2014


Enregistrer au format PDF