LA VERA LEGGENDA DI TONY VILAR

Il 1°aprile del 1957 il programma televisivo “People like us” della BBC manda in onda un reportage sulla vita e sul lavoro dei contadini italiani e, improvvisamente, l’occhio della telecamera sorprende alcuni braccianti intenti a rubare spaghetti dagli alberi. Quel fatidico giorno nasce il “mockumentary”, il “falso documentario”, un genere ibrido in cui elementi di realtà generano derive assolutamente fantastiche, inventate. Accorpare La vera leggenda di Tony Vilar all’interno di questo genere è un’operazione filologicamente corretta, eppure il film di Giuseppe Gagliardi è anche qualcosa di più e di diverso: è un road movie ed un musical a tutti gli effetti. Il cantautore Peppe Voltarelli parte per l’Argentina alla ricerca di un lontano parente che all’inizio degli anni Cinquanta abbandonò l’Italia per cercare fortuna in Sud America; lì divenne Tony Vilar, la star che nell’epoca delle grandi migrazioni faceva piangere e sognare milioni di persone, spaziando da una “Tintarella di luna” a un “Non esiste l’amor”, senza dimenticare il languore e la malinconia popolare delle note di “Cuando calienta el sol” degli Hermanos Rigual; dopo un decennio di gloria, il silenzio cronico di una morte artistica. Allo stralunato Voltarelli l’arduo compito di rintracciare un mito misteriosamente scomparso, immergendosi in un iter folcloristico che parte dal “museo a cielo aperto” di Buenos Aires, “sorta di dipinto tridimensionale, che svela la profonda anima italiana”, e si conclude nei pacchiani e malavitosi scenari della Little Italy del Bronx. Un mix di elementi eterogenei struttura un pamphlet variopinto e originale, che è anche motivo di curiosa e appassionata ricerca sperimentale come testimoniano le dimensioni visive e sonore del film: alle brevi didascalie introduttive e di presentazione dei personaggi, supportate dal formato Super16 si accostano immagini dimessamente digitali ben costruite e saturate, mentre l’intero apparato sonoro costituisce la vera sceneggiatura del film: la musica a commento diegetica ed extra diegetica si affida alle sonorità passionali e un po’ sdolcinate delle canzoni di Vilar ed alla chitarra di Voltarelli; ogni realtà visitata si distingue per le proprie peculiarità musicali: su tutte il tango argentino diventa cifra sonora delle romantiche milonghe e si configura come espressione acustica dell’anima sconsolata degli emigranti. Anche la parola appare funzionale al ritmo del film: l’assemblaggio di lingue e dialetti differenti, dallo spagnolo all’italiano, dal calabrese allo slang americano risuonano come orchestre interne al film stesso, che cadenzano e punteggiano le sequenze. La voce over del protagonista proveniente da un registratore, ricopre una funzione espressiva di interessante rilievo, ponendosi con la sua “lontananza”, come spia sonora del punto di vista distaccato e per certi versi sprezzante dell’autore verso gli ambienti visitati nel corso del viaggio di ricerca. Ma il mockumentary è anche una riflessione sulla caducità del successo e la vicenda di Vilar, a dispetto dell’aura grottesca che la circonda - il cantante ha interrotto la brillante carriera a causa della calvizie - si tinge di una certa pacchiana epicità perchè rappresenta la figura dell’uomo che raggiunge le vette delle proprie aspirazioni per poi inabissarsi in un inarrestabile declino, che lo vuole venditore di macchine, anonimo e dimenticato. A nostro giudizio è proprio questo l’interesse principale dell’autore e Tony Vilar, emarginato da una Little Italy che lo ignora, è un estraneo che ricorda con nostalgia il suo passato e che non si riconosce più di tanto nelle catene d’oro, negli anelli e nelle cinte smaltate degli italiani di Morris Park Avenue.
(La vera leggenda di Tony Vilar) Regia: Giuseppe Gagliardi; sceneggiatura: Giuseppe Gagliardi e Peppe Voltarelli; fotografia: Michele Paradisi; montaggio: Gianluca Stuard; musiche originali: Tony Vilar, Peppe Voltarelli; produzione: Francesca Rogano; distribuzione: Giovanni Tamberi per Metacinema; distribuzione internazionale: Rai Trade; paese di origine: Italia; anno: 2006; durata: 92’; sito di riferimento: www.metacinema.it
