La vittoria della Berlinale

Si è chiuso con l’Orso d’Oro a Bal di Semih Kaplanoglu la 60esima edizione della Berlinale, ma nonostante i pronostici, le smentite, i favoriti fuori dal Palmares, i premi inaspettati, durante tutta la rassegna la sensazione era che quest’anno a vincere fosse proprio la Berlinale stessa. E’ stata infatti l’edizione dei grandi festeggiamenti, di un compleanno importante. Dopo le celebrazioni di qualche mese del ventennale della caduta del muro, il Festival di Berlino ha rappresentato una nuova occasione per far sentire unita la città, abbracciandola tutta in un’organizzazione capillare che da Potsdamer Platz si diramava per tutti i quartieri della capitale. Con questa scelta il Festival ha mandato un segnale ben preciso alla città, un segnale di cui i berlinesi hanno colto l’importanza rispondendo con un’enorme partecipazione. Sin dalla mattina presto file interminabili davanti ai botteghini, sale sempre piene a tutti gli orari, tanta passione per il cinema, di tutti i generi, dal piccolo film d’autore delle sezioni collaterali ai grandi nomi della selezione ufficiale. Era una festa nella festa vedere le splendide sale della capitale tedesca (ristrutturate per l’occasione) sempre colme di spettatori. Il Berlinale Palast, il Friedrichstadtpalast, lo Zoo Palast, tutti cinema accoglienti, affascinanti, dalle strutture imponenti, con schermi enormi, in cui le proiezioni sono state sempre di eccellente qualità (non come succede spesso in altri festival che conosciamo bene).
E’ stata questa la bellezza principale di questa edizione: il suo essere una festa organizzata alla perfezione in ogni dettaglio. E i film? Ottima organizzazione o meno, si tratta comunque di una grande rassegna cinematografica ed il cinema è stato ovviamente protagonista. Cinema di tanti paesi diversi, di grandi autori, di registi emergenti (anche in competizione), di star (poche ma buone), cinema indipendente, mainstream: tutto insieme, amalgamato con grande equilibrio come da sempre nella tradizione della Berlinale.
Ben amalgamato alla fine è stato anche il palmarès. La Giuria presieduta da Herzog (e di cui faceva parte anche la nostra Francesca Comencini) ha premiato Kaplanoglu. L’Orso d’Oro al suo Bal (Honey) potrebbe sembrare eccessivo, ma in un concorso privo di capolavori e film indimenticabili è un riconoscimento che almeno premia un regista dal tocco molto personale e dalle sincere emozioni che fino a ieri era passato per i maggiori festival (Cannes e Venezia) rimanendo sempre un po’ in disparte. Importanti e significative anche le altre scelte della giuria. L’Orso d’argento a If I want to Whistle, I Whistle è l’ennesima conferma a livello internazionale per il cinema romeno, ormai sulla cresta dell’onda ed effettivamente ricco di idee e di autori molto interessanti. Passando invece all’Orso per la regia a Roman Polanski, sebbene possa sembrare un atto dovuto ad un immenso regista in un periodo personale molto difficile, rappresenta in realtà il meritato premio per una prova registica eccellente che in The Ghost Writer riesce a non farsi offuscare neanche dalla banalità della trama. E poi la Russia, con lo splendido How I Ended This Summer, che si porta a casa due premi importanti (quello per l’interpretazione maschile ex aequo tra i due protagonisti del film), la Cina con Apart Together (giusto il riconoscimento alla sceneggiatura), ed infine il Giappone di Wakamatsu in Caterpillar, film difficile, duro, che poteva ambire a qualcosa di più ma che si accontenta di veder sorridere la sua straordinaria attrice Shinobu Terashina.
Esclusi illustri ce ne sono (Mammuth di Benoît Delépine e Gustave Kervern, il norvegese A Somewhat Gentle Man), ma delle scelte andavano fatte ed in fin dei conti non si può rimproverare nulla alla giuria perché quasi tutte le migliori opere del concorso sono rientrate nella lista dei vincitori.
E gli italiani? Come sappiamo in concorso non ce n’era nessuno, ma si sono difesi molto bene nelle sezioni collaterali. Su tutti Soldini e Ozpetek: il primo è piaciuto con la sua passionale storia d’amore extraconiugale, mentre il secondo ha divertito gli spettatori della Berlinale con un film che lo riporta alla sue vecchie atmosfere. Tutto sommato un bilancio positivo anche per il nostro cinema
