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Le colline hanno gli occhi 2

Pubblicato il 11 maggio 2007 da Alessandro Izzi


Le colline hanno gli occhi 2

Appena lo scorso anno Alexandre Aja ci aveva sorpresi con un interessante remake di Le colline hanno gli occhi, secondo, pregnante lungometraggio di Wes Craven datato 1977.
Ci aveva colpiti l’abilità dimostrata dal regista di comporre un’opera assolutamente originale e personale pur ricalcando abbastanza fedelmente le orme di un classico che è divenuto, nel corso degli anni, un vero e proprio oggetto di culto. Soprattutto ci aveva impressionati il complesso lavoro sull’immaginario portato avanti da un autore che sembrava non volersi accontentare del puro meccanismo narrativo suggeritogli dal prototipo, ma che voleva, attraverso la serrata composizione delle inquadrature, portare avanti un discorso efficacemente politico e demistificatorio nei confronti di alcuni aspetti della realtà americana.
Come nel film craveniano, anche in Aja protagonista assoluta del racconto era la contrapposizione giammai manichea tra due diversi clan familiari: la famiglia Carter (sintesi del mondo ‘civilizzato’) e la famiglia di Papa Jupe vista, all’opposto, come espressione della dimensione più istintuale e barbarica dell’uomo. Mentre il discorso craveniano si manteneva, però, ancorato nella dimensione antropologica di un assunto di limpidezza adamantina (per combattere il male bisogna che noi stessi si diventi male riconoscendoci in esso) il discorso di Aja si spostava su un terreno più problematico. Nella logica del regista non c’era, infatti, una reale differenza di stato tra la famiglia civile e quella cannibalica: entrambe erano espressione di un modo di essere assolutamente americano, entrambe avevano diritto di cittadinanza nella contemporaneità ed erano frutti solo apparentemente diversi di una stessa società. I mostri di Aja erano tali perché così l’America li aveva voluti. La bandiera stelle e strisce trovava la sua naturale collocazione sia sui lindi parabrezza della macchina della famiglia Carter che nelle polverose strade della città dei mutanti.
Sulla stessa strada sembra porsi anche Le colline hanno gli occhi 2 che, a dispetto del titolo, non è un remake del sequel craveniano del 1985 (un anno dopo il capolavoro A nightmare on Elm street) ma il più scontato sequel del film dello scorso anno, nato a ridosso del suo successo di pubblico e, diciamolo, anche di critica.
C’è, però, una differenza fondamentale: Martin Weisz, il regista di questo nuovo capitolo, non sembra essere del tutto interessato a proseguire sulla strada tenacemente politica tracciata dal suo predecessore. Anche se, infatti, in questo secondo episodio il discorso sembrerebbe, almeno sulla carta della sceneggiatura (firmata dai Craven: padre e figlio), proporre un allargamento del discorso di Aja (vittima dei cannibali sono, questa volta, dei marines in missione), in realtà tutto si riduce alle classiche dinamiche di un innocuo esercizio di stile scritto e girato, oltretutto, con palese, tangibile fretta.
Intendiamoci: Le colline hanno gli occhi 2 resta un film di genere in molti momenti anche piuttosto ben fatto, ma tutta la carica rivoluzionaria del progetto resta, purtroppo, ancorata solo a poche sporadiche battute (“A non farmi dormire la notte non sono i terroristi, ma quello che è nascosto qui in America” dice un ufficiale dei marines prima di suicidarsi, in un gesto sin troppo politicamente eloquente, di fronte alle fresche reclute corse in suo soccorso). Il regista, insomma, si limita ad eseguire un copione che, come quasi sempre nell’ultimo Craven, soffoca in un didascalismo a volte eccessivo. Sicché la costruzione di questa piccola divisione dell’esercito americano (volutamente sintesi dell’ultima aggressiva politica estera statunitense) ci lascia un po’ freddi anche se la truppa è abilmente composta di volti giovani ed interessanti. E anche la logica di sviluppo dei personaggi, a partire da quel Napoleon (Michael McMillian) che si presenta come pacifista, ma poi è costretto alla violenza per salvare la pelle, risulta un po’ scontata anche se riletta in quella chiave antropologica che aveva costituito il fascino inarrivabile del vecchio film del 1977. Mentre resta solo un abbozzo privo di vitalità il gigante buono che sembra voler salvare i malcapitati dalla giusta mattanza, ma che non si capisce chi sia né quali siano le sue motivazioni.
A dirla tutta il nuovo Hills have eyes 2 appare più un’operazione mercantile che il frutto di una reale esigenza espressiva. Ma ha almeno un paio di sequenze che dovrebbero fare la gioia dei fans: il parto in apertura di pellicola e il goffo tentativo di salvataggio di una soldatessa nei cunicoli sotterranei della miniera.


CAST & CREDITS

(Hills have eys 2); Regia: Martin Weisz; sceneggiatura: Wes Craven, Jonathan Craven; fotografia: Sam McCurdy; montaggio: Kirk M. Morri; musica: Trevor Morris; interpreti: Michael McMillian (’Napoleon’ Napoli ), Daniella Alonso (Missy), Jessica Stroup (Amber Johnson), Jacob Vargas (’Crank’ ), Flex Alexander (Jeffrey Millstone), Michael Bailey Smith (Hades), Derek Mears (Chamelon), Jeff Kober (Redding), Archie Kao (Han); produzione: 20th Century Fox; distribuzione: 20th Century Fox; origine: U.S.A., 2007; durata: 90’


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