Le mie grosse grasse vacanze greche

È un ricco viaggio che si snoda fin dentro gli stereotipi che si annidano lungo qualsiasi percorso, un tour che abusa di divertenti cliché in un’epoca, quella della globalizzazione, dove moltitudini viaggiano per toccare mondi lontani, fiumane composte anche di individui – milioni - che si muovono esclusivamente per piacere, alla ricerca di un appagamento che sembra raggiungere il suo acme solo quando non si lascia nemmeno sfiorare dal dubbio di poter incontrare la diversità, ovvero quella necessaria esperienza di vita che può affrancare l’intelligenza che si annida in menti altrimenti troppo ristrette.
È questo il panorama che si può apprezzare quando sullo schermo scorre Le mie grosse grasse vacanze greche, pregevole commedia romantica un po’ sui generis che vede come protagonista Nia Vardalos, l’attrice diventata famosa grazie a Il mio grosso grasso matrimonio greco (come è intuibile a causa del titolo che i distributori italiani hanno affibbiato alla pellicola). Un titolo sinceramente molto meno evocativo e interessante di quello originale, My Life in Ruins, il quale ha la capacita di unire, attraverso una felice ironia, il destino di un personaggio all’ambiente circostante, realizzando un ’vissuto’ nel vero senso della parola. Perché le rovine sono la traccia visibile del passato di una Grecia che è stata, molto tempo fa, la culla della civiltà (occidentale); ma esse rappresentano anche il presente senza spiragli della protagonista Georgia, insegnante greco-americana di studi classici che ha perso il suo lavoro in un’università statunitense, avvenimento che ha causato il suo ritorno in Europa, il migliore dei modi per riafferrare le proprie radici. Ma in Grecia è diventata una guida turistica insoddisfatta, continuamente alla prese con le peggiori tipologie di turisti: gli americani, gli inglesi, gli australiani, i vecchietti, le neo-divorziate, fino al simpaticone di turno (Irv, interpretato da Richard Dreyfuss). Vanno tutti bene, quindi, purché non siano canadesi: perché loro, i più educati sul globo, sono appannaggio di Nico, un uomo volgare e superficiale, la guida che asseconda i gusti più bassi dei propri clienti, i quali solitamente prediligono i souvenir alla Cultura del luogo.
Il viaggio in quanto cambiamento e la facoltà che gli è propria, vale a dire la possibilità di lasciare spazio alla meraviglia: My Life in Ruins è soprattutto un film che cerca di far vacillare le fondamenta sulle quali poggiano le esistenze dei personaggi, staticamente ferme fino a un’immobilità che si chiama ’Passato’. E sul tema dell’itinerario fisico e mentale si instaura quello dell’amore: ossia un altro viaggio, altrettanto fisico e interiore, anch’esso fondamentale per guardare alla conoscenza dell’altro da sé e, di conseguenza, per potersi maggiormente addentrare all’interno del proprio io. E, viceversa, il cammino contrario: dal sé all’altro. Per questo motivo il lato contenutistico del film non soffre di grandi frizioni tra le sue parti, grazie a una certa ampiezza di sguardo che giunge, senza sconti, fino a far sentire forte il richiamo dell’amore sensuale, di quell’Eros tanto caro alla cultura classica e portatore di una forza che qui viene incanalata, ovviamente, in una direzione costruttiva e liberatrice consona al registro della commedia. Emancipazione, dunque, persino rispetto alle proprie stesse convinzioni, passaggio intermedio questo inevitabile per poter raggiungere l’armonia tra l’individuo e la realtà (umana) circostante, per far avvicinare chi è lontano, seguendo un percorso di crescita e di educazione che insegni come stare nel mondo reale, secondo un tragitto che fiorisce attraverso situazioni spassose e delicate, frammenti all’interno di un flusso continuo nel quale il ritmo generale inciampa in ben pochi cali di tensione.
(My Life in Ruins); Regia: Donald Petrie; sceneggiatura: Mike Reiss e Nia Vardalos; fotografia: José Luis Alcaine; montaggio: David Newman; musica: Patrick J. Don Vito; interpreti: Nia Vardalos (Georgia), Richard Dreyfuss (Irv Gordon), Alistair Mcgowan (Nico), Alexis Georgoulis (Poupi Kakas); produzione: 26 Films, Kanzaman, Playtone Productions, Playtone; distribuzione: Videa CDE; origine: USA e Spagna, 2009; durata: 100’; web info: sito ufficiale.
