X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



LE NOZZE DI ANTIGONE

Pubblicato il 8 luglio 2007 da Giovanna Vincenti


LE NOZZE DI ANTIGONE

In occasione dell’Antologica dedicata dal teatro Ambra Jovinelli ad Ascanio Celestini, al Piccolo Jovinelli viene proposto, dall’8 al 25 marzo, Le nozze di Antigone, breve ma intensissimo testo che il talentuoso attore-regista-autore romano ha creato espressamente per l’attrice Veronica Cruciani, che ne è interprete straordinaria, oltre che regista al fianco di Arturo Cirillo.
Ancora una volta il mito di Edipo torna ad essere rappresentato. Questa volta, però, attraverso una riuscita attualizzazione del testo, il tragico eroe classico veste i panni di un partigiano della resistenza italiana e, proprio come a Tebe, il dramma di quest’uomo assurge a simbolo della crisi di un intero popolo. Il suo triste destino si è compiuto e lo vediamo adesso, ormai decrepito e inerme, in una rassicurante dimensione domestica, che in qualche modo lenisce il suo dolore. In una delle più celebri rielaborazioni novecentesche di questo mito, quella che Jean Cocteau realizza con La Machine Infernale, l’ultima scena vede Edipo accecato e la piccola Antigone che, tenendolo per mano, guida i suoi passi, trasformandosi nel suo stesso sguardo; così come nello stesso Edipo a Colono di Sofocle è sempre Antigone che, all’inizio della tragedia, guida il padre nel bosco sacro alle Eumenidi. Ne Le Nozze di Antigone, questa figlia devota è cresciuta, è ormai una donna e continua a riversare sul padre invalido e incapace di badare a se stesso, il suo totale ed incondizionato amore di figlia (e non solo… ). In una casa dai contorni appena abbozzati, trascorrono le loro giornate e ognuno ormai non può più fare a meno dell’altro. Antigone, oltre a sbrigare le faccende pratiche, si nutre della storia di suo padre, che è lei stessa a raccontare. Storia appresa fondamentalmente dai racconti della madre, mentre Edipo restava lontano dai figli che crescevano perché doveva nascondersi dai fascisti. E, in effetti, come se in qualche modo Giocasta continuasse a vivere in lei e nelle sue parole, Antigone si comporta con il padre, oltre che da figlia, anche da moglie e da madre. Ne risulta un rapporto commuovente, pur nella sua ambiguità. Non si può non restare impressionati dalla profonda partecipazione, che giunge quasi ad un’identificazione, di Antigone con il dramma di Edipo, dall’assassinio del padre, all’incesto con la madre, dall’orrore della guerra fino alla menomazione fisica. Lei lo giustifica, lo assolve, lo rassicura e soprattutto si carica della colpa del padre, condivide con lui tutta la tragicità del suo destino. Di qui il significato del titolo: le nozze, dunque, sono quelle di Antigone con il dramma di Edipo, celebrate attraverso un racconto che ormai è entrato dentro di lei. Il racconto del padre è diventato anche il suo, lei vive in funzione del padre. Lei è suo padre, il suo corpo, la sua memoria.
Memoria e racconto sono parole chiave del teatro di Celestini, sempre fedele a un linguaggio semplice e immediato, con cui si propone di narrare la ‘grande storia’ attraverso le esistenze, le vicende private dei singoli individui. Ed ecco, allora, che la storia si fa umana. Così, trasporre la vicenda di Edipo a ridosso della seconda guerra mondiale, ben lungi dall’essere un mero vezzo artistico, è un espediente che risponde alla precisa esigenza di indagare un momento storico che continua ancora oggi a scuotere le nostre coscienze, così vicino a noi da poterlo ancora ricordare e comprendere, attraverso le testimonianze di chi c’era e può ancora raccontarlo. Celestini, insomma, come Omero, sembra voler scrivere l’epica della sua contemporaneità. E, così come in Fabbrica ha narrato le età degli dei, degli eroi e degli uomini della classe operaia, adesso fa sì che il mitico figlio incestuoso che va incontro alla sua sorte cercando di evitarla, possa trasformarsi in un nostro contemporaneo, di modo che oltre all’eternità del mito possa avvicinarci a lui anche la modernità del suo contesto. Le Nozze di Antigone, tra l’altro, è la prima parte di un più ampio progetto che vede la storia di Edipo raccontata da ciascuno dei suoi figli. Attendiamo allora con trepidazione cosa avranno da raccontarci Polinice ed Eteocle.


Autore: Ascanio Celestini; Regia: Veronica Cruciani e Arturo Cirillo; Interprete: Veronica Cruciani; Scene: Massimo Bellando Randone; Musiche: Francesco De Melis; Luci: Gianni Staropoli;


Enregistrer au format PDF