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Le petit poucet

Pubblicato il 10 settembre 2011 da Giovanna D’Ignazio


Le petit poucet

La regista dei due lungometraggi Dans le peau e Ne te retourne pas, con Le petit poucet aderisce al progetto portato avanti dalla Flach Film di realizzare una serie di film tratti dalle favole, girando una trasposizione abbastanza fedele di Pollicino, così come Perrault l’ha scritta riprendendola dalla tradizione orale. Pollicino è il più piccolo di cinque fratelli e la sua famiglia vive nella miseria più assoluta. Una sera il bambino sente che i genitori, stanchi di vedere i figli soffrire di fame, hanno deciso di abbandonarli nel bosco, così si premunisce di bianche pietre di fiume da lasciare sul percorso per poter ritornare a casa. La coppia però non si arrende e decide di ritentare. Il piccolo Pollicino, questa volta preso alla sprovvista, si serve della mollica di pane per poter ritrovare la via di casa, ma i corvi la mangiano e il quintetto si perde nel bosco. Trovata una reggia, i bimbi bussano in cerca di cibo e di un tetto, ma vengono avvertiti dalla donna che abita nella casa che il marito, un orco crudele, li avrebbe uccisi. Nella speranza di poter suscitare la pietà dell’uomo, i fratellini si fanno nascondere in un rispostiglio. Quando l’orco torna li scopre e decide di mangiarli il giorno dopo. Messi a letto i bambini, Pollicino scambia il suo cappellino da notte e quello dei fratelli, con le coroncine che ornano le teste delle amate cinque figlie dell’orco, il quale all’alba uccide per sbaglio le bambine ingannato dallo stratagemma. I piccoli sopravvissuti scappano, ma l’orco li raggiunge e li divora in un sol boccone tutti e cinque. Pollicino però riesce a tagliare dall’interno la pancia del mostro e a fuggire insieme agli altri.

Il mondo è diventato sempre più piccolo, le culture si sovrappongono, mescolano, fondono e, talvolta, soccombono sovrastate dalle tecnologie. Le favole, importante e fondamentale patrimonio della tradizione popolare, intrise di archetipi e insegnamenti che vanno oltre ogni epoca, sembrano aver perso la loro audience privilegiata: i bambini, incastrati in ritmi di vita frenetici, come quelli dei genitori, e affascinati dalla possibilità di sperimentare e conoscere paura, ferocia e crudeltà attraverso joypad e consolle. Dopo anni di buonismo disneyano (e di fiabe “censurate”, perché obbligatoriamente a lieto fine, anche a dispetto del racconto originale) innalzato a scudo protettivo per l’infanzia, l’importanza della paura nell’educazione e il fascino che questo sentimento suscita nei più piccoli (non conoscere la paura comporta non saperla riconoscere e gestire da adulti) sembrano essere stati riscoperti dal cinema dedicato ai più giovani, grazie al fantasy e alla rivalutazione delle favole. All’interno di questa linea di pensiero sembra porsi questa versione di Le petit poucet, non un capolavoro, ma comunque un film interessante e carico di cruenta inquietudine, nonché una metafora di un mondo dove il futuro è divorato con avidità vecchi orchi ingordi e autoritari.

Un film con una buona fotografia, che si serve di pochi effetti speciali tutt’altro che elaborati, quali il blue screen, e fa leva principalmente e con efficacia sull’elemento grottesco.


CAST & CREDITS

Regia: Marina De Van; sceneggiatura non originale: Bertrand Sanitini, Marina de Van: Bertrand Sanitini, Marina de Van; fotografia: Vincent Mathias ; montaggio: Mike Fromentin; musica: Aleksei Aigi ; interpreti: Denis Lavant (l’orco), Andrien de Van (il padre), Rachel Arditi (la madre), Valerie Dashwood (la moglie dell’orco) ; produzione: Flach Film; origine: Francia; durata: 82’.


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