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LEMONY SNICKET - UNA SERIE DI SFORTUNATI EVENTI

Pubblicato il 27 marzo 2005 da Riccardo Protani


LEMONY SNICKET - UNA SERIE DI SFORTUNATI EVENTI

Dopo aver sbancato il Natale cinematografico americano, aver vinto un meritato Oscar per il trucco e restituito un Jim Carrey in perfetta forma mimetica (sembra Wyle Coyote), Lemony Snicket’s A Series of Unfortunate Events sbarca anche in Italia con l’etichetta impegnativa di anti-Harry Potter per eccellenza. Intendiamoci, siamo lontani anni luce da scuole di magia e maghetti in erba: qui a trionfare è proprio quella serie di sfortunati eventi che si abbatte sui tre protagonisti, i fratelli Baudelaire. Il fatto è che il tratto distintivo di anti-Potter nasce alla radice: la serie Lemony Snicket, frutto della penna del trentaduenne californiano David Handler, è al momento l’unica collana letteraria per ragazzi che, per vendite, tiene testa ai personaggi di J.K.Rowling. Attualmente composta da una diecina di titoli (l’autore vorrebbe fermarsi a tredici), la serie di Lemony arriva sullo schermo con un film che miscela in maniera eccellente i primi tre titoli (“The Bad Beginning”, “The Reptile Room” e “The Wide Window”), dipingendo un affresco visivo molto baby-noir a metà tra l’epica propria della Rowling e l’eleganza formale di Nightmare Before Christmas. Merito senza dubbio del mestiere di Rich Einrich, scenografo premio Oscar per Sleepy Hollow, e di Colleen Atwood, premio Oscar per i costumi in Chicago, ma merito e fatica anche del regista Brad Silberling, per mesi a scervellarsi su come rendere inalterato il contenuto dell’opera di Handler senza troppo sfruttare i filtri narrativi patinati e stravolgenti di Hollywood. E Silberling, già avvezzo a magie nel genere (in passato ha diretto Casper, oltre a City of Angels e Moonlight Mile), ha davvero fatto del suo meglio, considerato pure che i 148 milioni di dollari che Paramount, DreamWorks e Nickelodeon Movies hanno investito nel progetto, non ammettevano davvero troppe licenze di poesia e di narrativa... Protagonisti della sventura in una storia che nell’originale americano è narrata da Jude Law (ha scoperto Lemony grazie a suo figlio), sono i tre ragazzi Baudelaire, improvvisamente orfani a causa di un incendio che ha distrutto totalmente anche il palazzo in cui abitavano. Il perfido Conte Olaf (Carrey) farà di tutto (e si travestirà in ogni modo) per impossessarsi della loro eredità, non considerando però che quest’ultima diverrà fruibile solo quando la maggiore dei fratelli, Violet, compirà il diciottesimo anno d’età. Per rendere al meglio il mondo immaginato da Handler, Einrich ha cominciato a costruire set su set mesi prima dell’inizio effettivo delle riprese, e il risultato, al netto dei pochissimi effetti digitali utilizzati per un tipo di produzione come questa - effetti oltretutto realizzati dagli adorabili scienziati pazzi della ILM -, è davvero seducente e fedele all’atmosfera che traspare dai romanzi.
E’ come se il gotico elegante di Handler e la eco di Tim Burton si fossero improvvisamente messi nella cabina dei contenuti e nelle intenzioni di Silberling e avessero diretto una storia adatta ai ragazzi, oltre il prodigio della raffigurazione visiva: Handler ci tiene ha dichiarare che i suoi romanzi sono pregni di pessimismo e fatalità (ma anche di speranza), perché ormai i ragazzi di oggi sono smaliziati e stufi di storie dal finale zuccheroso. Silberling ha ripreso il refrain e non ha certamente calcato la mano, riuscendo, miracolo, a rendere palpabile l’equilibrio tra forma e contenuti.
Nelle (dis)avventure dei Baudelaire, quindi, la metafora della difficoltà del crescere in un mondo che più si va avanti e più è arduo comprendere nel suo significato, a partire dagli adulti, può risaltare di luce propria. Anche se, ovviamente, i debiti allo schifiltio adolescenziale dei rettili, delle sanguisughe e dei manieri diroccati su strapiombi prorompenti, la loro bella parte la fanno eccome. E ci mancherebbe pure. Ma se non ci si annoia e non si ha la sensazione di vedere un “doppione” malriuscito di Hogwarts merito è anche degli esordienti e appassionati Emily Browning (Violet Baudelaire, una ragazzina capace di inventare qualsiasi cosa), Liam Aiken (Klaus Baudelaire, capace di leggere più libri al mondo di chiunque altro... ricordando ogni loro singolo dettaglio), e Kara & Shelby Hoffman (pargolette che interpretano a turno la piccola Sunny Baudelaire: uno spasso continuo). Raffinata la partecipazione di Meryl Streep e il cameo di Dustin Hoffman, ma come non scorgere un Tim Burton fragoroso nell’ossimoro barocco/decadente nella sequenza finale della rappresentazione teatrale?

[marzo 2005]

regia: Brad Silberling sceneggiatura: Robert Gordon, tratta da “The Bad Beginning”, “The Reptile Room” e “The Wide Window” della serie Lemony Snicket’s A Series of Unfortunate Events di Daniel Handler montaggio: Michael Kahn, A.C.E. musica: Thomas Newman interpreti: Jim Carrey, Emily Browning, Liam Aiken, Kara e Shelby Hoffman, Meryl Streep, Dustin Hoffman, Billy Connolly, Luis Guzman produzione: Barry Sonnenfeld, Scott Rudin, Julia Pistor, Albie Hecht per DreamWorks Picutres, Paramount Pictures & Nickelodeon Movies distribuzione: United International Pictures web info: http://www.lemonysnicket.it

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