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Lezioni di cioccolato

Pubblicato il 27 novembre 2007 da Alessandro Izzi


Lezioni di cioccolato

Della serie anche i cioccolatini hanno un’anima. O, in mancanza di meglio: un ripieno!
Lezioni di cioccolato, frutto tardivo della commedia agrodolce di buoni sentimenti e qualche coccola parte, senza mai nasconderlo, da una precisa strategia di market placement. Più che un film sembra essere una scusa per mostrare, in ogni anfratto possibile e quasi ad ogni inquadratura, i frutti golosi della Perugina: dai baci di cioccolato (cuore pulsante del film la scena della visita nel cioccolatificio che li produce) alle belle barrette della Nero con le loro variabili in percentuale di cacao. Ad ogni passo ci si premura di specificare quali sono gli apporti nutrizionali della bevanda degli dei (con tanto di medico in scena che dà al discorso scientifica dignità) senza dimenticare gli effetti salvifici che essa può avere anche sulla vita di coppia (la dichiarazione d’amore alla stazione si serve di una coppia di cioccolatini inseparabili come i pappagallini di Hitchcock, ma è salvata in parte dallo spirito un po’ stralunato dei personaggi).
Il cioccolato, anzi, è indicato come unica via di fuga, momentanea quanto dolce, dalle angherie della vita moderna. Un attimo di estasi assoluta che ci libera dalle preoccupazioni mondane e ci libra in un empireo di sensazioni e di fremiti palpitanti. E per accedere a questo stato di grazia il cioccolatiere non si tira indietro di fronte a nulla: poco sembrano le notti insonni spese a tener vivi gli aromi ed inezie diventano le spese per procacciarsi gli ingredienti più ghiotti e necessari. Perché se nella nostra vita di oggi a trionfare è il dio del risparmio che fa costruire le case con materiali scadenti (è l’edilizia è il campo nel quale opera il protagonista coinvolto nella cioccolata suo malgrado), si può almeno star certi che quando si compra un cioccolatino al supermercato questo sarà sempre confezionato da mani amorevoli che non hanno mai badato a spese. E che nessun bambino extracomunitario è stato impiegato per mettere, una ad una, le frasette d’amore in ogni singolo incarto.
Bella consolazione per chi si vedrà poi cadere il tetto sulla testa al primo soffio del lupo cattivo!
Sicché il sottotitolo del film potrebbe essere In cacao veritas. Perché il cioccolato, contrariamente a quello che fanno gli uomini e i personaggi di questo film, non mente mai. È sincero come il vero amore e come l’amicizia sincera che sono poi i due ingredienti di cui è a caccia, senza saperlo, il povero Mattia.
Perché lui si innamora fin quasi da subito della sua bella, ma non se ne accorge se non poi, quando potrebbe essere ormai troppo tardi. Ed ha un amico a portata di mano che può insegnargli molto sulla vita e la pasticceria, ma è troppo indaffarato per rendersene subito conto. La scoperta di questi sentimenti celati, ma mai negati, avanza per lui, di pari passo con la consapevolezza del valore e del sapore della cioccolata.
Sono queste, quindi, le due anime del film. Come le nocciole umbre e i datteri egiziani che compongono il ripieno del cioccolatino che vincerà, alla fine, la gara degli aspiranti cioccolatieri.
Due discorsi che vanno di pari passo e che si portano dietro anche i temi di fondo della pellicola che sono semplici e tanto politically correct: “Il bacio è l’apostrofo frase tra le parole ti ed amo” e “Chi trova un amico trova un tesoro”. Con l’aggiunta, tanto per gradire, delle insicurezze della lei di turno (che spingono sul pedale della commedia più esilarante) e del tema dell’immigrazione e della tolleranza per il “diverso” visto che l’amico è egiziano (che garantisce un retrogusto impegnato al tutto).
Sapori che si sposano in nome dell’evanescenza più assoluta dal momento che a guardare Lezioni di cioccolato si sorride abbastanza (anche se non troppo spesso), ma si pensa assai poco. Tutto garbato, tutto simpaticamente confezionato per fare in modo che ogni asperità resti fuori scena che ogni incomodo scottante o doloroso venga rimosso o fatto oggetto di una scena che vuol essere solo “carina” (lei che racconta le sue disavventure amorose).
Quello che in fondo manca al film di Cupellini, paradossalmente, è proprio lui: il cioccolato. Nel senso che, certo, durante la proiezione, se ne vede scorrere a fiumi e se ne parla ad ogni occasione e non solo nelle lezioni del purtroppo sprecato Marcorè, ma la macchina da presa non prova mai davvero a farcene sentire il gusto o l’odore o più semplicemente la consistenza.
Per paradosso si esce, quindi, dal film senza aver voglia di mangiare cioccolata (molto meglio in questo senso il peraltro non eccelso Chocolat di Lasse Hallstrom). E tutto ciò che ci si dice sui semi di cacao resta stranamente generico e per certi versi invera, nello spettatore, un’impressione fastidiosa di deja ecoute.
Lezioni di cioccolato, allora, ma si ha l’impressione che le stesse immagini e le stesse parole avrebbero funzionato allo stesso identico modo anche per delle lezioni sulle cipolle di Tropea.


CAST & CREDITS

(Lezioni di cioccolato); Regia: Claudio Cupellini; sceneggiatura: Fabio Bonifacci; fotografia: Giovanni Cavallini; montaggio: Danilo Torre; interpreti: Luca Argentero (Mattia), Violante Placido (Cecilia), Hassani Shapi (Kamal), Neri Marcorè (Maestro), Carlo Giuseppe Gabardini (Milo), Monica Scattini (Letizia), Francesco Pannofino (Luigi), Ivano Marescotti (Ugolini), Marco Marzocca (Osvaldo), Regina Orioli (Clara); produzione: Cattleya; distribuzione: Universal Pictures International Italy; origine: Italia, 2007; durata: 107’


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