X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Lezioni di volo

Pubblicato il 17 marzo 2007 da Alessandro Izzi


Lezioni di volo

Quando i giovani italiani (almeno quelli apparsi nel cinema recente) non sono preda di ampollosi deliri amorosi come nei film tratti dai romanzi di Moccia e non sono in corsa disperata sui ponti della Roma bene come nelle opere dei Muccino, accade spesso che siano semplicemente ed inesorabilmente in attesa di qualcosa. Di cosa non si sa bene. Non lo sanno i commentatori da talk show che, con quelle attese, riempiono ben più di una prima serata televisiva, non lo sanno i genitori (figli degeneri degli anni ’80) che non si pongono più neanche il problema, non lo sanno nemmeno i ragazzi stessi che si guardano intorno col solo desiderio di portare a lieto fine una giornata comunque inutile tra un messaggio di amore eterno digitato sul telefonino e un lucchetto attaccato sotto un lampione per la gioia di ferramenta festanti.
Da quello che ci raccontano le più recenti pellicole che affrontano, in modi e forme diverse, il tema dell’adolescenza, i ragazzi hanno smesso, da lungo tempo, di volere la propria auto affermazione nel piano concreto della società. Trattati come privilegiati destinatari delle più svariate campagne di marketing, sono diventati essi stessi oggetto di consumo. Hanno appiattito le loro possibili identità sui modelli che certo cinema e tutta la televisione hanno propagandato per realtà. In superficie si adeguano al prototipo del giovane scafato, sotto appena due millimetri di trucco covano insicurezze dilanianti.
Hanno smesso anche di voler crescere. Il loro passare dall’adolescenza all’età adulta è diventato automatico come il cambio di stagione. Non è acquisizione di maturità mentale, ma mero calcolo anagrafico. Lo assumono come il diritto a quel voto che daranno al partito che meglio fa pendant con i jeans strappati e griffati.
Anche il viaggio in India raccontato dalla Archibugi in Lezioni di volo non ha nessuna connotazione catartica. Non è il viaggio verso un altrove che apra gli occhi e inviti a crescere, ma un modo becero per allungare di un estate ancora l’adolescenza. Perché del resto farsi bocciare a scuola se non per poter restare un altro anno tra i banchi? Anche la ricerca delle proprie radici (Curry è italiano di adozione, i suoi genitori biologici sono indiani) è solo una parola con la quale riempirsi la bocca.
Pollo e Curry (altri nick come Step e Baby, Biro e Bic quasi che la pigrizia, come la griffatura modaiola passi anche sul semplice chiamarsi per nome) si mettono in viaggio, ma il loro è un movimento per lo più inconsulto: come il girare a vuoto intorno ad un albero in un girotondo senza fine che non ci porta né a vedere né a capire. Toccano con mano la realtà di un’India che non è quasi mai cartolina (e la regista è brava nel descrivere gli sfondi dando loro la valenza di un personaggio inascoltato), ma non la ritraggono sporca della terra e del dolore di cui il paese è imbevuto. Il loro rapporto con gli altri è quasi casuale, mai davvero profondo. Quando incontrano Chiara e palpita la breve storia d’amore tra la donna e il piccolo Pollo, la crescita di quest’ultimo è incerta, spaesata: un bocciolo che sembra destinato a non poter fiorire.
Nell’incerta matematica amorosa che mette insieme i diciott’anni d’un bambino viziato della borghesia e la trentina di una rampolla annoiata e demotivata di quella stessa borghesia, 1 + 1 non fa più 2, ma ancora 1. Tutto, o quasi, resta com’è. E il luogo comune mette lo sgambetto ad un film che vorrebbe essere sincero.
La Archibugi (complice un cast incredibilmente ispirato) è brava nel misurare i piccoli palpiti dei propri personaggi. È abile nell’innescare l’attesa di un qualcosa che non viene mai. Sa descrivere i sentimenti, facendoceli, ogni tanto, pizzicare sulla pelle. Ma resta incerta tra adesione e giudizio. Vorrebbe mettersi negli occhi dei suoi giovani, ma ne percepisce troppo chiaramente le intrinseche fragilità. Per equilibrare il quadro ricorre, allora, al bozzetto nel tratteggio dei personaggi dei genitori e, così facendo, chiude l’Italia nell’asfissia del sentimento.
Sa troppo bene che nell’ammazzare il tempo (che pare essere l’ideale dei giovani di oggi), i due ragazzi non fanno altro che ammazzare se stessi. E così il film resta incerto sul confine tra elegia commossa e dolente messa da Requiem per un’intera generazione.


CAST & CREDITS

(Lezioni di volo); Regia: Francesca Archibugi; sceneggiatura: Francesca Archibugi, Doriana Leondeff; fotografia: Pasquale Mari; montaggio: Jacopo Quadri; musica: Battista Lena; interpreti: Andrea Miglio Risi (Apollonio detto Pollo), Angel Tom Karumathy (Marco detto Curry), Giovanna Mezzogiorno (Chiara), Flavio Bucci (Leone), Anna Galiena (Lilly), Roberto Citran (Stefano), Manuela Spartà (Monica), Angela Finocchiaro (Annalisa), Mariano Rigillo (Rabbino); produzione: Cattleya, Rai Cinema, Aquarius Films, Khussro Films, Babe Films, Cinemello; distribuzione: 01 distribution; origine: Italia, 2006; durata: 106’


Enregistrer au format PDF