X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



LITTLE MISS SUNSHINE

Pubblicato il 21 settembre 2006 da Marco Di Cesare


LITTLE MISS SUNSHINE

In una società dove la regola regna sovrana, purtroppo sembra non esservi più posto per l’eccezione. Ne è esempio e dimostrazione lampante proprio il caso del panorama cinematografico internazionale: un marasma di mediocrità che attanaglia il nostro vedere. In ispecie, negli ultimi anni, ciò ha arrecato particolare danno alla commedia, genere che da disturbante è diventato un completo puro intrattenimento.
Ma per fortuna c’è chi ha ancora il coraggio di percorrere strade diverse: è questo il caso dei realizzatori di Little Miss Sunshine.

Il film segue le vicende degli Hoover, una “tipicamente non tipica” famiglia all american di una middle class in crisi, in moto da Albuquerque su un molto Sixties pulmino Volkwagen, scassato mezzo di locomozione sempre sul punto di rompersi definitivamente, ma che, miracolosamente, trova sempre la sua strada, proprio come gli Hoover; destinazione è la California, sede della finale di “Little Miss Sunhine”, concorso di bellezza per bambine.
Quel che rende gli Hoover incredibilmente unici, è la loro condizione di eterni spostati. Il pater familias Richard conduce corsi di motivazione professionale, ma non sa come persuadere un qualsiasi editore a pubblicargli un libro, summa dei consigli per diventare dei vincenti. Mamma Sheryl (Toni Collette, splendida come sempre), al suo secondo matrimonio, soffre nel non riuscire a evitare, o almeno ad appianare, i continui conflitti che deflagrano all’interno del suo nido. Il di lei fratello, il professore universitario Frank (Steve Carell, non ancora toccato dal successo planetario di 40 anni vergine), autodefinitosi come il più importante studioso di Proust in America, ma preda di una nera depressione che lo ha condotto a tentare il suicidio, conseguenza di una fallita storia d’amore con uno studente, il quale gli ha preferito un altro esperto del cantore della Recherche. Dwayne (Paul Dano) il maggiore dei figli degli Hoover, adolescente giustamente inquieto, accanito lettore di Nietzsche, e come la sua nichilistica guida, chiuso in un profondo muto silenzio, pieno di aristocratico disprezzo per quanto e quanti lo circondano. Olivia, la piccola di casa, dolce improbabile bellezza giunta alle finali nazionali di “Little Miss Sunshine” grazie alla squalifica della prima classificata. Infine nonno Edwin, padre di Richard, un magnifico “irresponsabile” esponente della terza età, cacciato dall’ospizio a causa della sua predilezione per il sesso e l’eroina, ma comunque giudizioso magister vitae per la piccola Olive.

Jonathan Dayton e Valerie Faris sono marito e moglie, cinquantenni registi che da decenni si occupano di cortometraggi: spot pubblicitari e videoclip musicali, nella fattispecie. In particolare sono da ricordare i filmati girati per promuovere i singoli Tonight, Tonight e 1979 degli Smashing Pumpkins, Otherside dei Red Hot Chili Peppers e Freak on a leash dei Korn: ossia tentativi riusciti di valicare i confini del piccolo schermo, in certuni casi con evidenti rimandi di gusto spiccatamente cinefilo (come Méliès e la coppia Hitchcock-Dalì), con in più una capacità di sperimentare unita a un evidente piacere per la narrazione. Dayton&Faris sono così stati partecipi di una "Controcultura di massa" propria degli anni ’90, che ha trovato principale sbocco nel rock alternativo, che ha visto i gruppi sopra citati tra i suoi protagonisti.

Fortunatamente Jonathan Dayton e Valerie Faris, differentemente da altri registi di videoclip e commercials, non hanno voluto mostrarci con ogni evidenza le loro indubbie capacità tecniche: motivo per cui la regia è parte stessa del film, senza che mai lo sopravanzi. Ne è prova anche la scelta di un genere così classico come la commedia, dove i personaggi sono più importanti dell’enunciazione.
Da applausi è l’esibizione di Olive sul palco di “Little Miss Sunshine”, memore degli insegnamenti del nonno: una scatenata danza piena di messaggi erotici, di certo più adatta ad una ragazza maggiorenne, ma che sa ben smascherare i meccanismi dell’ipocrisia di tali concorsi, dove delle bambine vengono travestite da adulte, schiave dei desideri delle famiglie e alle mercé dei giurati di una competizione che non è altro se non pedofilia legalizzata. Ovviamente desta scandalo in tutti i presenti, tranne che negli Hoover. Little Miss Sunshine è un inno ai perdenti in un Paese, quale l’America è, che come pochi altri ha tributato i più alti omaggi ai vincenti, troppo spesso dimenticandosi degli altri.

(Little Miss Sunshine) Regia: Jonathan Dayton e Valerie Faris; soggetto e sceneggiatura: Michael Arndt; fotografia: Tim Suhrstedt; montaggio: Pamela Martin; musica: Mychael Danna, brani eseguiti dai DeVotchka; interpreti: Greg Kinnear (Richard), Toni Collette (Sheryl), Steve Carell (Frank), Alan Arkin (nonno Edwin), Paul Dano (Dwayne), Abigail Breslin (Olive); produzione: Big Beach Films, Bona Fide Productions, Third Gear Productions Llc, Deep River Productions; distribuzione: 20th Century Fox ; origine: U.S.A. 2006; durata: 101’; web info: sito internazionale, sito italiano.

Enregistrer au format PDF