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Lo Hobbit: La desolazione di Smaug

Pubblicato il 12 dicembre 2013 da Alessandro Boni
VOTO:


Lo Hobbit: La desolazione di Smaug

Ancora vibranti emozioni, slanci eroici e tanta avventura promanano dalle sconfinate lande della Terra di Mezzo. Lo Hobbit - La desolazione di Smaug - secondo capitolo della trilogia che Peter Jackson ha tratto dal romanzo di Tolkien – ripropone toni ed atmosfere de Un viaggio inaspettato, offrendo peraltro un più elevato contenuto d’azione rispetto al precedente. Torna quindi, in tutta la sua potenza visiva, la magia di un mondo fantasy reso praticamente “reale” grazie all’uso portentoso della tecnologia digitale, che diventa – nelle giuste mani – un eccezionale strumento di creazione artistica. In questo caso, poi, si aggiunge il drago Smaug che, atteso per un film e mezzo, al suo ingresso in scena supera ogni aspettativa e si offre alla stupita ammirazione delle platee: con le sue squame incendiate di rosso, le agili ma potenti ali da pipistrello e la mascella possente, perennemente atteggiata ad un ghigno beffardo, questa splendida creatura digitale si candida come una delle più affascinanti ed espressive di sempre. Sul terreno a lui più congeniale, quindi, ancora una volta Jackson riesce a confezionare un’opera ricca di contenuti e di suggestioni, coniugando in modo ottimale spettacolarità e qualità cinematografica.

Nel primo episodio, Bilbo Baggins, l’hobbit, viene coinvolto dal suo amico Gandalf, il mago, in una missione quasi impossibile: aiutare il legittimo erede al trono dei Nani, Thorin Scudodiquercia, ed i suoi 12 compari a riconquistare la Montagna Solitaria ed il perduto Regno di Erebor, devastato e dominato dal terribile drago Smaug. Sopravvissuta a varie peripezie ed inseguita dagli Orchi, la compagnia si trova ad affrontare le insidie del Bosco Atro, dove scampa all’attacco di ragni giganti, sfugge alla cattura dei temibili Elfi della Foresta e riceve l’aiuto di Beorn, l’uomo-orso. Mentre Gandalf va ad indagare sull’incombente minaccia di un negromante (destinato ad evolversi nel futuro Sauron), Bilbo e gli altri giungono a confrontarsi col terrificante drago, che metterà a durissima prova il loro coraggio e il loro spirito di gruppo.

Caratterizzato da un contesto ambientale più cupo rispetto al primo episodio, La desolazione di Smaug conferma comunque la diversità di fondo della saga cinematografica ispirata a Lo Hobbit rispetto a quella tratta da Il Signore degli Anelli; l’atmosfera di epicità e di ineluttabilità del destino che pervade quest’ultima, infatti, è invece piuttosto stemperata nella nuova trilogia, attraverso toni complessivamente più lievi ed una maggiore attenzione allo sviluppo dei lati umoristici. Ed è giusto così, del resto, giacché lo stesso Tolkien aveva concepito la sua opera come un romanzo per ragazzi, infarcito di avventura e teso a stimolare con leggerezza la fantasia dei giovani lettori. Nel pieno rispetto dello spirito dell’autore, poi, Jackson ed il suo team di sceneggiatori hanno anche inserito nella trama personaggi ed elementi narrativi estranei al romanzo stesso, riuscendo così a conferire al film un più ampio respiro ed a farlo funzionare meglio come capitolo centrale della saga; ciò, con buona pace dei meno elastici tra i puristi tolkeniani.

Come al solito impeccabile si rivela la realizzazione tecnica del film, nel cui ambito va segnalata la monumentale opera di scenografi, costumisti e truccatori, che conferiscono solida sostanza alle magie degli effetti speciali. E’ nella messa in scena, tuttavia, che emerge tutta la maestria ed il talento visionario di Peter Jackson: dirige con grande padronanza scene d’azione complesse e trascinanti, gratifica il senso estetico dello spettatore con carrellate ed inquadrature capaci di esaltare i vari scenari, pone adeguata attenzione allo sviluppo dei personaggi, conferisce le giuste cadenze alla narrazione. Anche il cast fornisce peraltro un contributo fondamentale alla riuscita del film; oltre alle carismatiche interpretazioni di Martin Freeman (Bilbo) e di Ian McKellen (Gandalf), emerge la performance di Richard Armitage, che ben caratterizza il suo Thorin dilaniato da tormenti “shakespeariani”.
Lo Hobbit - La desolazione di Smaug, in definitiva, si rivela un’esperienza visivamente appagante ed emotivamente coinvolgente, una sorta di immersione in un mondo fantastico da cui si esce a malincuore; questa è la magia del cinema, quando qualità autoriale ed intrattenimento si fondono con armonia ed equilibrio.


CAST & CREDITS

(The Hobbit: The Desolation of Smaug) Regia: Peter Jackson; sceneggiatura: Fran Walsh, Philippa Boyens, Peter Jackson, Guillermo Del Toro; fotografia: Andrew Lesnie; montaggio: Jabez Olssen; musica: Howard Shore; scenografia: Dan Hennah; interpreti: Martin Freeman, Ian McKellen, Richard Armitage, Orlando Bloom, Evangeline Lilly; produzione: Metro-Goldwin-Mayer, New Line Cinema, WingNut Films; distribuzione: Warner Bros.; origine: Usa, Nuova Zelanda; durata: 161’.


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