X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Lo spazio bianco

Pubblicato il 16 ottobre 2009 da Antonio Valerio Spera


Lo spazio bianco

Bianco è lo spazio da lasciare mentre si scrive un tema e non si trova la parola giusta: è l’unico modo per continuare il proprio saggio e non bloccarsi alla ricerca di un lemma che prima o poi arriverà. Bianco è anche il colore, accecante, della sala dell’ospedale in cui Maria ed altre neomamme osservano i loro figli crescere in un’incubatrice.
Lo spazio bianco che dà il titolo all’ultima opera di Francesca Comencini, rappresenta dunque il tempo degli esami, dell’attesa, del pensare; è il luogo dello spaesamento interiore, è l’universo delle difficoltà, è l’arduo momento di una vita, da superare, comunque vada a finire. Ma al contempo è anche l’eterno istante in cui trovare la forza per andare avanti, il coraggio di credere ancora nella vita e soprattutto in se stessi; è lo spazio che si fa metafora di consapevolezza e responsabilità.
Emoziona l’ultima opera di Francesca Comencini. Riceve applausi e consensi alla Mostra di Venezia, e già questa è una notizia per il cinema italiano, solitamente, almeno negli ultimi anni, quasi regolarmente accolto qui da fischi ed insoddisfazione. Convince quindi ma, bisogna dirlo, non fino in fondo. Il film scorre veloce, grazie ad una regia fluida, delicata, empatica, abile anche a costruire sequenze che, con leggiadra eleganza, si allontanano dall’impianto realistico dell’opera; la mano della Comencini accarezza i personaggi, li fa sentire vicini a noi, li spoglia e ne dipinge l’anima; la musica commenta le immagini forse con un po’ di furbizia ma sempre raggiungendo il suo fine emozionale. Lo spazio bianco è un’opera confezionata con maestria, capace di soddisfare sia i gusti del pubblico che quello dei palati più raffinati ed artisticamente esigenti. Ma se da una parte è doveroso sottolineare quanto detto sinora di positivo, aggiungendo che sicuramente si tratta della miglior prova registica di Francesca Comencini, dall’altra – ci duole dover sempre interpretare il ruolo dei critici “cattivi”, ma ci tocca anche questo – va anche evidenziato che purtroppo il film rimane ancor troppo ancorato all’universo commerciale del cinema italiano, schiavo dell’estetica televisiva, recidivo nel voler mettere troppa carne al fuoco, nel proporre tematiche importanti e poi non approfondirle quanto necessario, nel voler per forza acquistare una valenza sociale. L’opera infatti è costellata di microsequenze inutili (dall’incontro finale con l’ex compagno, all’indagine in ospedale della polizia per un presunto aborto tardivo, fino al finale che, anziché rimanere sospeso, svela la sorte della neonata) e, soprattutto nella parte centrale, si appiattisce nella ricerca costante di valorizzare l’interpretazione di Margherita Buy.
Fortunatamente, però, a spostare in secondo piano questi elementi, ci pensa proprio l’attrice di Fuori dal mondo che non offriva una performance così convincente ed intensa proprio dai tempi del film di Piccioni. La Buy si spoglia dei panni nevrotici dei personaggi che spesso le vengono affidati e ci regala una prova meravigliosa: brilla in ogni scena, illumina tutti i primi piani, spicca per verismo e profondità, rende con perfezione la forza di una madre sull’orlo del dolore. Se Lo spazio bianco colpisce al cuore, non lo si deve soltanto alla felice anche se, come detto, un po’ ingenua regia della Comencini, ma soprattutto a quest’interprete che, quando vuole e quando il ruolo glielo concede, sa emozionare con il solo sguardo.


CAST & CREDITS

(Lo spazio bianco) Regia: Francesca Comencini; sceneggiatura: Francesca Comencini, Federica Pontremoli; fotografia: Luca Bigazzi; montaggio: Massimo Fiocchi; musica: Nicola Tescari; interpreti: Margherita Buy, Giovanni Ludeno, Antonia Truppo; produzione: Fandango in collaborazione con RAI Cinema; distribuzione: 01 Distribution; origine: Italia; durata: 98’.


Enregistrer au format PDF