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Locarno 2011 - Inconscio Italiano

Pubblicato il 26 agosto 2011 da Giulio Frafuso


Locarno 2011 - Inconscio Italiano

Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro (Mahmud Darwish)

Il consolidamento del ricordo è un processo di codificazione estremamente complesso che coinvolge una gamma potenzialmente infinita di fattori chimici e psicologici: soggettiva, collettiva, privata e pubblica la memoria è dunque una funzione psichica instabile che può essere frammentata, ricostruita e poi distrutta nuovamente con relativa facilità. Un processo di elaborazione incostante, tuttavia co-responsabile dello sviluppo dell’identità nazionale di un popolo. L’immagine è una delle custodi della memoria: guerriera impavida contro la morte, l’oblio e la caducità del corpo. La pittura, la fotografia e il cinema sono l’arma con la quale l’uomo combatte il passare del tempo. Come la memoria, l’immagine è manipolabile: può essere costruita, organizzata e architettata. Inconscio Italiano (passato venerdì 5 agosto "Fuori concorso" al Festival di Locarno in anteprima mondiale) racconta questa doppia alterazione: narrando l’aberrazione consumata dai Fascismo durante la Guerra di Etiopia, Luca Guadagnino dimostra praticamente, come sia possibile giocare con i meccanismi del linguaggio filmico e con quelli del ricordo demolendoli per poi ricomporli ed assegnare loro un significato altro. Mattone su mattone il documentario ricostruisce, usando gli stessi ingredienti, una storia diversa da quella ufficiale. Il regista definisce, in questo modo, un parallelo tra la nascita di un inconscio collettivo nazionale fondato sul “falso ricordo” degli Italiani brava gente, e la possibilità di scomporre i cinegiornali del Luce fino alla unità minima del film: l’inquadratura. Faccia a faccia con le proprie responsabilità il popolo Italiano, in definitiva, non ci si è mai trovato. Ha abilmente schivato, cambiando strada anche all’ultimo momento, l’incontro con le conseguenze delle proprie azioni. Ma presto o tardi, gli atti atroci tornano a tormentare anche il più temibile dei carnefici. Gli italiani sembrano pero’ essere immuni da questa condanna, eternamente in ritardo all’appuntamento con la resa dei conti. Verrebbe da chiedersi se esista un inconscio collettivo Italiano, forse sommerso sotto ad una montagna di bugie ripetute così spesso e a voce tanto alta, da trasformarsi in verità presunte. 1936, il Dittatore Benito Mussolini da ordine di invadere lo stato sovrano dell’Etiopia, dando inizio ad una guerra atroce e crudele della quale ancora oggi nessuno parla volentieri. Guerra gravida di significati: sinonimo di morte, distruzione ma anche di forza scontro coraggio cameratismo; a guerra associamo concetti contrapposti: eroe, vittoria, gloria, paura, dolore e sofferenza. Ma per l’invasione italiana in Etiopia sarebbe forse più corretto usare il termine inequivocabile di carneficina. Luca Guadagnino invita lo spettatore ad avventurarsi in questo lungo viaggio, tra passato e presente evidenziando lo stretto legame tra quello che siamo stati ieri e quello che siamo diventati oggi. Accende la luce su una nazione che non ha mai espiato il suoi peccati e che adesso si trova governata da una classe dirigente del tutto inadeguata, naturale conseguenza di una incurabile e infantile tendenza alla rimozione. Guardando Inconscio Italiano questa verità appare lapilissiana, così concreta da non poter in alcun modo essere smentita; così evidente da non ammettere obiezioni e da non richiedere un contraddittorio perché è una fatto che possiamo che deve essere raccontato in un solo modo. Un carrello lento, avvicina lo spettatore ad storia complessa, raccontata prima dalla voce di alcuni narratori di eccezioni (uno su tutti Angelo del Boca), che non viene mai addolcita dall’uso del repertorio al quale guadagnino affida la seconda parte del film. Una storia di razzismo, genocidi, eccidi e soprusi. Per chi guarda non c’è scampo e non c’è fuga. .Senza timori il regista mette le mani dentro la storia scomoda degli italiani impegnati nella conquista dell’oltremare, la smonta pezzo pezzo, senza rabbia ma con meticolosa precisione. Come un collezionista che non assembla bensì smembra un modellino per poi costruire con gli stessi pezzi, un oggetto diverso. Così il regista, prende la cattiva memoria degli italiani e la spezzetta, la asciuga fino a prelevarne la sola essenza. Prende i cinegiornali Luce e li deframmenta, per raccontare una storia diversa composta pero con gli stessi ingredienti. Dopo i volti fotografati in bianco e nero dei narratori, un lungo viaggio in treno, seguendo i binari della ferrovia costruita dai colonizzatori, ci conduce nella terra lontana. Una nazionale bellissima di pianure fertili, animali misteriosi, di donne e uomini che sorridono davanti alla macchina da presa. Una terra di miti, leggente e cantastorie. Poi irrompono le bombe gli aerei, il gas, la propaganda, la morte e la distruzione. Il Fascismo saccheggia, dissacra mentre in patria, al di la del mare, si compone una nuova identità nazionale e nazionalista che fonda le sue radici sui corpi dei cantori uccisi da Graziani colpevoli di predire il declino della dominazione italiana. Il razzismo emerge a questo punto come elemento fondante della nostra storia, costante sentimento della quotidianità di una nazione volutamente senza memoria ed è condannata forse a non avere nemmeno un futuro se non fosse per la sottile speranza che il regista ci lascia: quella di poter prendere i pezzi del nostroimbarazzante passato passato montarli, finalmente, nel modo corretto.


CAST & CREDITS

(Inconscio Italiano) Regia: Luca Guadagnino; montaggio: Ferdinando Cito Filomarino; immagini: Luca Ranzato; scenario: Giuppy D’Aura; produzione: First Sun; origine:Italia; durata: 100’;


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