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London river

Pubblicato il 28 agosto 2010 da Antonio Valerio Spera


London river

Ci sono alcuni film che ti colpiscono dritto al cuore, ti conquistano sin dalla prima inquadratura e non ti lasciano sino alla loro conclusione, lasciandoti, usciti dal buio della sala, pienamente soddisfatti e ricchi di un sentimento difficile da scrollarsi di dosso. E’ il caso di London River, nuova toccante opera di Rachid Bouchareb, regista già apprezzato in ambito internazionale per Little Senegal (2001) ed Indigènes (2006), premiato a Cannes.
Girato come fosse una preghiera ed interpretato da due intensi e straordinari attori mai sopra le righe, Brenda Blethyn e Sotigui Kouyate, London River proietta sullo schermo una potenza visiva impressionante. Seguendo da vicino i protagonisti nella loro ricerca disperata dei figli nei giorni successivi all’attentato avvenuto a Londra nell’estate del 2005, la macchina da presa di Bouchareb si muove soffice tra le strade della capitale inglese, lasciando esplodere da ogni inquadratura la concretezza della realtà raffigurata. Rivolto verso i due personaggi con uno sguardo compassionevole ma mai pietoso, il regista, nonostante avvicini decisamente il suo occhio indagatore verso di loro con intensi primi piani, riesce a mantenere la giusta distanza dai loro sentimenti: non calca mai la mano su di essi e rimane sempre semplice narratore senza rendersi mai giudice.
Il film ci racconta una tragedia contemporanea, strettamente legata alla storia ed alla situazione sociale dei nostri giorni. Il clima teso e disperato del 7 luglio 2005 e dei giorni successivi ad esso viene espresso sullo schermo attraverso le immagini di una città, cambiata nell’animo in pochi, purtroppo indimenticabili, minuti e mediante l’atteggiamento di Elisabeth ed Ousmane, lei contadina inglese, lui africano emigrato in Francia, genitori di due ragazzi (forse) coinvolti nell’esplosione del bus londinese. La capitale del Regno Unito appare avvolta da un’atmosfera ovattata ed irreale. Ogni persona presente nella città sembra incapace di riuscire a comprendere l’atroce evento che li ha colpiti. Tutti si manifestano uniti in un lutto comune che rende la popolazione londinese, variegata in etnie e comunità, un blocco compatto ed indivisibile. Bouchareb mette dunque in scena la tragedia che abbatte ogni pregiudizio ed ogni divisione culturale, il dramma che avvicina gli animi in un’empatia vicendevole.
E’ proprio nel crescere della percezione di questo clima doloroso che i due protagonisti vengono mostrati nella lenta e progressiva azione del tendersi la mano. Inizialmente la macchina da presa manifesta la lontananza culturale che divide la Blethyn e Kouyate attraverso i loro giri per la città in cui camminano sempre a qualche metro di distanza. Ma più i due protagonisti si rendono conto che non stanno affrontando un dramma singolare ed intimo bensì collettivo, più questa distanza tra loro va diminuendo fino ad annullarsi in un abbraccio pieno di sconforto e di affetto.
La scena più toccante del film è sicuramente il minuto di silenzio che ferma tutta Londra in un momento di unità irripetibile. Solo per la discrezione con cui il regista l’ha diretta e per il rispetto che filtra da essa, London River meriterebbe di essere inserito nella lista dei premi assegnati dalla giuria della Berlinale.


CAST & CREDITS

(London River); Regia: Rachid Bouchareb; sceneggiatura: Rachid Bouchareb, Olivier Lorelle, Zoè Galeron; fotografia:Jèrome Almèras ; montaggio: Yannick Kergoat; musica: Armand Amar; interpreti: Brenda Blethyn (Elisabeth), Sotigui Kouyate (Ousmane), Roschdy Zem (Schlachter); produzione: Tassili Films; distribuzione: Elle driver; origine: Algeria/Francia/Regno Unito; durata: 87’.


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