Manuale d’amore 3

Dopo aver portato sullo schermo ed indagato vizi e abitudini degli italiani all’estero (Italians) e lo scontro generazionale tra genitori e figli (Genitori e figli – istruzioni per l’uso), Giovanni Veronesi torna a parlarci d’amore. E ci torna ovviamente con il suo terzo Manuale, film mediaticamente spinto da quasi un anno dalla presenza nel cast di Robert De Niro, colpaccio firmato Aurelio De Laurentiis. Una pellicola che già in fase di produzione e realizzazione riusciva a far parlare di sé e che ora, nel bel mezzo di una nuova primavera (da un punto di vista di incassi e non solo) per la commedia italiana, proverà a ritagliarsi la sua strada nel gradimento del pubblico e a guadagnarsi il suo posto nella classifica del box office. La missione non sarà difficile, dati il notevole marketing, la campagna pubblicitaria, il cast popolare e accattivante ed il massiccio numero di sale in cui è uscito. E non sarà neanche troppo difficile perché nel complesso il film diverte e scorre per due ore e cinque minuti con ritmo e leggerezza. Eppure Manuale d’amore 3 rappresenta l’anello debole della serie di Veronesi, il film che da un punto di vista prettamente cinematografico raggiunge il livello meno alto.
Questa volta sono tre gli episodi e non quattro come nei precedenti lavori. Tre tappe dell’amore della vita dell’uomo, quella giovanile, quella della maturità e quella della terza età. Tre capitoli collegati tra loro da Cupido e dal suo arco, che scocca colpi inaspettati e non sempre portatori di felicità. Il film parte con il piede sbagliato. Il primo episodio con Scamarcio, Laura Chiatti e la signora Veronesi (alias Valeria Solarino) è visto e rivisto, con battute scontate, svolte narrative telefonate, attori persi in dialoghi e situazioni che sprizzano banalità. Poi Verdone e la Finocchiaro alzano la qualità con un racconto pieno di luoghi comuni ma almeno spassoso e interpretato magnificamente. Ed infine ecco la coppia tanto attesa Bellucci-De Niro protagonista insieme a Michele Placido del capitolo più dolce e romantico. I difetti maggiori dell’opera sono stranamente riscontrabili nella sceneggiatura. Ciò che infatti salta subito agli occhi è una scrittura a tratti sbrigativa e soprattutto non unitaria. I tre episodi appaiono come tre film completamente diversi, slegati ed uniti tra loro dall’esile espediente narrativo della figura di Cupido, improbabile tassista che spunta casualmente nelle tre storie e che, nonostante Emanuele Propizio, sfiora il ridicolo con i suoi discorsi simil-shakespiriani sull’amore. Lo stile di Veronesi è visivamente troppo retorico - ma questo lo sappiamo già da tempo. In questo caso però, come in Italians, anche la sceneggiatura di retorica ne presenta tanta, nei dialoghi, nelle situazioni, nell’eccessivo uso delle voci fuori campo. E poi tutto è prevedibile, gli incontri si risolvono in un “ti amo” dopo pochi minuti, la risata è spesso cercata con battute in pieno stile cinepanettone, Verdone è protagonista di situazioni troppo simili a quelle già viste nelle sue passate interpretazioni con Veronesi. Detto questo, il problema principale del film non risiede però nella sua essenza e nella sua struttura di commedia leggera. Anzi, la sua forza sta proprio in questo aspetto, nei suoi momenti puramente comici, nelle situazioni da screwball comedy, nelle gag ripetute, di cui Veronesi si conferma magnifico confezionatore, capace di sfruttare al meglio le potenzialità dei suoi attori. Oltre alla prevedibilità della storia, ciò che indebolisce la pellicola è il suo voler per forza offrire un messaggio, il suo entrare nel discorso sentimentale con furbizia, nella sua presunzione di voler emozionare, commuovere, e addirittura far riflettere. Insomma, Manuale d’amore 3 pecca di pretese, quando di pretese ne dovrebbe avere pochissime. Fortunatamente per Veronesi e De Laurentiis, a tenere a galla la barca ci sono gli attori. Scamarcio e la Chiatti riescono a rendere quasi credibili i dialoghi da fiction che gli sono stati offerti dallo script e lavorano benissimo sulla loro fisicità; Donatella Finocchiaro mostra tempi comici perfetti, nonostante sia la sua prima volta in un film di genere; Monica Bellucci non nasconde i difetti dell’età ed illumina ogni singola inquadratura con la sua bellezza puramente italiana; Bob De Niro impressiona per come recita in italiano, è divertente e simpatico nel descrivere le paure e le gioie del suo personaggio, anche se raggiunge un buon livello interpretativo offrendo evidentemente una percentuale minima del suo talento; ed infine Carlo Verdone, la vera anima della serie dei Manuali, un attore capace di cambiar ritmo ad una sequenza con un solo ghigno del viso, un comico sempre più velato di malinconia, ma straripante ed irresistibile. Da solo, lui, vale il prezzo del biglietto. Da solo, vale tutto il film.
(Manuale d’amore 3) Regia: Giovanni Veronesi; sceneggiatura: Giovanni Veronesi, Ugo Chiti, Andrea Agnello; fotografia: Tani Canevari; montaggio: Patrizio Marone; musica: Paolo Buonvino; interpreti: Carlo Verdone, Robert De Niro, Monica Bellucci, Michele Placido, Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti, Valeria Solarino, Emanuele Propizio; produzione: Filmauro; distribuzione: Filmauro; origine: Italia/Francia; durata: 125’.
