Manuale d’Infedeltà per Uomini Sposati

Richard Cooper ha un lavoro prestigioso, una casa accogliente, due figli piccoli ed una moglie bella ed intelligente. Peccato che la famigerata crisi del settimo anno incomba sul suo matrimonio e che la sposa gli neghi le gioie del talamo nuziale, costringendolo così ad accontentarsi di fantasticare scappatelle con ogni bella donna che incrocia per strada. L’improvvisa comparsa dal passato di un’amica provocante e bisognosa di aiuto complica però le cose, avvicinando pericolosamente la realtà alle fantasie adulterine di Richard e mettendone a seria prova la tempra morale.
Chris Rock, insieme al fidato autore comico televisivo Louis C.K., riscrive il classico di Rohmer L’amore il pomeriggio), virandolo in salsa attuale e, soprattutto, afroamericana. Il confronto razziale è, infatti, l’inevitabile humus da cui scaturisce la comicità dell’attore e regista americano, che ha già dimostrato in passato di saper maneggiare l’argomento con ironia ed intelligenza. L’irriverente uso e abuso degli stereotipi etnici è in effetti alla base dell’enorme successo popolare che il comico riscuote da anni in patria, ma, in questo caso, la monocorde riproposizione nei dialoghi della dialettica “uomo nero/uomo bianco” risulta pedante ed estranea alle evoluzioni della trama, che resta pur sempre quella di una commedia sentimentale sull’infedeltà coniugale.
La tematica del tradimento viene peraltro ampiamente affrontata, ma le gag finiscono anche in questo caso per gravitare attorno al binario morto del continuo confronto “prima del matrimonio/dopo il matrimonio”, risultando in fondo figlie di quell’umorismo situazionistico tipico della Stand-Up Comedy televisiva, dalla quale Chris Rock proviene e da cui evidentemente non è ancora riuscito a smarcarsi. Aspettarsi da questa versione la leggerezza della pellicola del ’72 sarebbe stato obiettivamente ingenuo, ma il ricorso a vetuste scenette da villaggio turistico come la coda per comprare i preservativi o gli inconvenienti medici del Viagra denota, in effetti, una sconsolante carenza di idee.
Se si volesse segnare un punto a favore del film si potrebbe segnalare la coerenza tra i fatti presentati nell’intreccio e la morale sbandierata nel finale, coerenza che veniva a mancare, per esempio, nel mai abbastanza vituperato Manuale d’Amore 2 (a cui tra l’altro ammicca il titolo scelto dai distributori italiani), nel quale Verdone folleggiava in lungo e in largo con la procace Pataky per poi esibirsi in un pericolante mea culpa finale inneggiante ai valori famigliari.
Il Rock regista sceglie di usare la voce narrante come nell’originale francese, marcando stretto le fantasticherie del protagonista assieme alle grazie lascive di Kerry Washington (già ispiratrice di adulteri in L’Ultimo Re di Scozia e in Lei Mi Odia), ma lo stile frizzante e confidenziale è viziato da una certa maniera e da un utilizzo confuso della ripresa in soggettiva.
Il risultato finale diverte raramente e appassiona ancora meno. Nel caso la trama intrighi è quindi vivamente consigliato il noleggio del film di Rohmer: fa risparmiare qualche euro ed assicura per quelli spesi un investimento decisamente migliore. Una curiosità in conclusione: le (poche) musiche originali della colonna sonora sono state composte da Marcus Miller, leggendario bassista di Miles Davis.
(I Think I Love My Wife); Regia: Chris Rock; soggetto: Eric Rohmer; sceneggiatura: Chris Rock, Louis C.K.; fotografia:William Rexer; montaggio: Wendy Greene Bricmont; musiche: Marcus Miller; scenografia: Chriss Hyonis; interpreti: Chris Rock (Richard Cooper), Gina Torres (Brenda Cooper), Kerry Washington (Nikki Tru), Steve Buscemi (George), Edward Herrmann (Mr. Landis), Welker White (Mary), Samantha Ivers (Tracy), Micheal K. Williams (Teddy); produzione: Fox Searchlight Pictures, UTV MOtion Pictures, Zahrlo Productions; distribuzione: 20th Century Fox Italia; origine: USA, 2007; durata: 94’ ; web info: sito ufficiale
