Maradona by Kusturica

Ci troviamo di fronte a due fuoriclasse, senza ombra di dubbio. Uno stella e genio della storia del calcio, l’altro personalità visionaria del cinema contemporaneo. Diego Armando Maradona sul campo da gioco ha vinto, ha entusiasmato e fatto sognare milioni di persone; Emir Kusturica ha invece impresso sullo schermo e nella memoria degli spettatori immagini che hanno segnato la recente storia della settima arte.
Maradona by Kusturica, sebbene sia un documentario sulla vita del calciatore, racconta più che altro l’incontro tra il giocatore più forte di ogni tempo ed il regista serbo di Papà è in viaggio d’affari ed Underground. Entrambi, anche se in modi completamente diversi, rappresentano i loro paesi, sono simboli e miti dei loro popoli.
Guardando il film ci si perde nelle parole a raffica del campione. Si condividano o no le sue idee ed i suoi pensieri, si rimane comunque ammaliati da questo personaggio che è passato più volte dalla gloria alla decadenza nell’arco della sua ancor breve vita. Il fuoriclasse argentino non ha peli sulla lingua e ne ha per tutti, dal governo del suo paese alle istituzioni sportive italiane. Si apre al regista serbo con il forte desiderio di raccontarsi e di rendere note le sue verità.
Maradona by Kusturica non segue un filo cronologico, ma divide l’esistenza del ‘dio del calcio’ in capitoli tematici. Il pallone, l’Argentina, l’Italia e Napoli, la droga, la famiglia, la fede, la politica: sono questi gli argomenti sui quali si sbizzarrisce il verbo senza freno di Maradona. Esprime il suo odio per Ferlaino (storico presidente del Napoli calcio) e Matarrese, il suo amore per Che Guevara e Fidel Castro, l’affetto che lo lega ai genitori ed alle sue figlie, la paura della morte, l’emozioni provate ai gol più importanti della sua carriera, la gratitudine verso Dio il quale gli ha consentito di stare ancora qui e di potersi raccontare.
Costruendo la narrazione su una lunga intervista, su immagini di repertorio e sulle riprese dei momenti trascorsi insieme, Kusturica ritrae Maradona tra la sua dimensione pubblica e quella privata. La sensazione però è che il regista non voglia perdere la padronanza della scena a favore dell’argentino e che si ponga al suo stesso livello. Così come celebra la grandezza e la classe del calciatore sudamericano, mostrando ripetutamente le sue reti più belli ed importanti, il regista di Sarajevo celebra anche se stesso. Non solo il film inizia con la ripresa di un concerto in cui Kusturica, alla chitarra elettrica, viene presentato come il Diego Armando Maradona del cinema, ma prosegue con l’inserimento di sequenze tratte dalle sue opere e non consentendo quasi mai all’ex stella di Napoli e Barcellona di essere l’unico protagonista.
Ciò lascia trapelare un eccesso di autostima da parte di Kusturica, un ego smisurato che sembra non accettare un’inferiorità di protagonismo in un suo film, tanto da porre nel titolo il suo cognome accanto a quello dell’astro argentino.
Maradona by Kusturica è dunque un film pregno di autocompiacimento, che diverte in molte sequenze – vedi le scene di animazioni in 3D che rielaborano come fosse un videogioco il celebre gol segnato da Maradona nei mondiali del 1986 all’Inghilterra, dando ad esso anche un significato politico – ma che tratta superficialmente la vita del personaggio preso in questione. Una delusione per una pellicola tanto attesa.
(Maradona by Kusturica); Regia: Emir Kusturica; montaggio: Svetolik Mica Zajc; fotografia: Rodrigo Pulpeiro; interpreti: Diego Armando Maradona, Emir Kusturica; produzione: Pentagrama Films, Telecinco Cinema, Fidelité, Wild Bunch; distribuzione: Wild Bunch Distribution; durata: 90’.
