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MARATHON

Pubblicato il 16 maggio 2003 da Giovanni Spagnoletti


MARATHON

Autore tra i più rinomanti ed importanti del cinema iraniano (ha collaborato a lungo, tra l’altro, con Abbas Kiarostami), dopo due capolavori assoluti (Il corridore, 1985 e Acqua, vento, sete, 1989), Amir Naderi si è trasferito agli inizi degli anni Novanta a New York evidentemente stanco dei condizionamenti ideologici e contenutistici che lo stare in patria gli imponeva. Diventato un autore one-man-band (nel senso migliore del termine), veramente indipendente (non come quelli finti, autoctoni, fatti per finire alla Miramax), ha certo lavorato nella Grande Mela ma non con il ritmo e la fortuna che la sua precedente carriera avrebbero lasciato sperare. Nel senso che le due sue uniche produzioni americane, faticosamente messe in piedi, Manhattan by Numbers (1993) e A.B.C. Manhattan (1997), parti di quella trilogia sulla metropoli americana che questo Marathon completa, erano sì bei film (entrambi sono passati, se non ricordo male, nei “Fuori Orari” ghezziani) ma non certo all’altezza dei meravigliosi lavori iraniani. Ed invece questo ultimo film torna a restituirci quel Naderi ipercinetico e ossessivo che tanto ci aveva entusiasmato. Ancora una volta il regista iraniano mette al centro delle sue storie pazze dei personaggi che portano alle estreme conseguenze le loro idee e desideri. Così, in un bianco nero contrastatissimo, frutto di uno splendido lavoro sul digitale, Marathon - storia ossessiva di una ragazza ossessiva che nel giro di 24 ore deve battere il suo record personale risolvendo più di 77 cruciverba, ma ci riuscirà? - ci consegna un incredibile pezzo di cinema, tra i migliori di quanto si può vedere oggi in giro. Dunque 75’ minuti di una nuova “Sinfonia di una grande città” e forse il riferimento (inconscio?) al capolavoro Neo-oggettivo di Walther Ruttmann del 1927 non è proprio fuori luogo, dato che il film di Naderi funziona tutto sul montaggio della fotografia e del suono, quasi sempre ripresi nella metropolitana di N.Y. Tra gli assordanti rumori quotidiani della metropoli e i consigli registrati in segreteria telefonica dalla madre (anch’essa evidentemente una malata di rebus come la figlia), si snoda allora una piccola odissea moderna di una eroina solitaria, una sfida infernale fatta alla città e al proprio Ego, che Naderi ci consegna come una sua personale lettera d’amore al luogo che lo ha accolto esule. Perché quanto trasuda da Marathon è - come a suo tempo Woody Allen per Manhattan - un’autentica riflessione sullo spazio urbano che è contemporaneamente una dichiarazione di poetica. A quella confusione festosa ed artistica ma anche disperata e distruttiva della massima capitale multietnica al mondo che per tanto tempo e sino ad oggi ha nutrito tutte le avanguardie e tutti gli indipendenti del nostro strano pianeta. Grazie, grazie ancora Naderi che ce lo hai ricordato.

[maggio 2003]

regia, sceneggiatura, fotografia, montaggio, suono e produzione: Amir Naderi fotografia: Michael Simmonds montaggio: Donal O’Ceillachair interpreti: Sara Paul, Trevor Moore origine: Usa, 2002 durata: 75’ distribuzione italiana: Revolver

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