Miele
Dopo l’esordio dietro la macchina da presa di Valeria Golino nel 2010 con il cortometraggio Armandino e il Madre, storia d’amore tra i vicoli di Napoli di due ragazzi di estrazione sociale e nazionalità differenti, questa volta la nostra attrice – una delle poche conosciute a livello internazionale – ha affrontato il lungometraggio con un tema ancora più scabroso e impegnativo, quello dell’eutanasia. Ma il gioco sembra sia valso la candela visto che Miele è stato selezionato per la prestigiosa sezione Un certain regard del Festival di Cannes. Si tratta di un risultato di non piccolo conto così come non meno trascurabile è stato l’impegno come produttore del suo compagno, anch’egli attore, Riccardo Scamarcio, attento promotore di produzioni come appunto il precedente cortometraggio e poi del film di Cosimo Terlizzi L’uomo doppio, di prossima uscita.
Il cast di Miele è un simposio di attori eccezionali, per la presenza di un Carlo Cecchi assente da anni dalla scena cinematografica e che ritorna a regalarci perle della sua maestria attoriale, oltre alla partecipazione di un bravo Vinicio Marchioni, ormai libero dai panni di criminale della Banda della Magliana. La protagonista del film che ha come nome in codice appunto quello di Miele, è invece interpretata da un’intensa Jasmine Trinca, una trentenne timida e schiva; la ragazza cela dietro i suoi profondi occhioni scuri un segreto, che segnerà la sua vita in maniera definitiva. Miele è infatti il nomignolo utilizzato da Irene per presentarsi ai malati terminali che hanno intenzione di mettere fine alle loro vite-non vite. Lo spinoso tema dell’eutanasia viene trattato coraggiosamente in questo lavoro, che apparso in ordine di tempo dopo La bella addormentata di Marco Bellocchio e il pluripremiato Amour di Michael Hanecke, ha messo a dura prova la tempra artistica di Valeria Golino, spaventata dal confronto con due maestri assoluti.
Il risultato è stato però vincente tanto da arrivare, come si è detto, a Cannes, mostrando al panorama internazionale un cinema italiano impegnato ma non ripetitivo rispetto ad un argomento così difficile da trattare senza scadere nel patetico.
Forse è questo il motivo per cui nonostante il profondo ed evidente coinvolgimento emotivo della protagonista, la sceneggiatura scritta dalla stessa Golino insieme a Valia Santella e Francesca Marciano, abbia previsto che ad ogni intermediazione, i pazienti pagassero Miele, intenta ad eseguire ogni missione, assegnatale da un altrettanto misterioso amico (Libero De Rienzo), in assoluto segreto, visto il grave reato che secondo la legge italiana si compie nell’essere complici dell’eutanasia. L’incontro con un paziente, (Carlo Cecchi), un ingegnere cinico al punto giusto, dotato di sarcasmo e con alle spalle una vita piena di soddisfazione, ma ormai stanco di vivere, mette in crisi la nostra Irene, che affascinata e ormai scoperta nella propria vulnerabilità, decide di allontanarsi dalla propria attività clandestina.
Il film è insieme ricco di ambientazioni che specchiano l’animo dei protagonisti, anche se è perlopiù predominante quella di Miele ed è stilisticamente caratterizzato da inquadrature sofisticate dove i giochi di sguardi e i gesti si uniscono elegantemente. Così le immagini si avvalgono del mare e delle mura domestiche, alternando scene di solitudini e di segreti alla vita familiare e alle scene d’amore. Superba infine – a completare una bella confezione cinematografica - ci è apparsa la scelta musicale di pezzi contemporanei come Io sono il vento eseguita da Marino Marini oltre ad evergreen come i Talking Heads e la loro Nothing (but flowers).
(Miele) Regia: Valeria Golino; sceneggiatura: Valeria Golino, Valia Santella, Francesca Marciano; fotografia: Gergely Poharnok; montaggio: Giogiò Franchini; interpreti: Jasmine Trinca, Carlo Cecchi, Libero De Rienzo, Vinicio Marchioni; produzione: Buena Onda in collaborazione con Rai Cinema, Les Films des Tournelles, Cité Films; distribuzione: BIM; origine: Italia, Francia; durata: 96’.