Miral

La trasposizione cinematografica del romanzo La storia dei fiori di Miral, firmata dal pittore-regista newyorkese Julian Schnabel, emoziona troppo tardi. E’ un film lento e macchinoso nella prima parte che stenta a prendere il volo, un film che arriva troppo tardi a toccare il cuore dello spettatore. Dedicato a chi spera ancora nella pace, il racconto tutto al femminile di più di sessant’anni di conflitto israelo-palestinese non lascia spazio al talento visivo di Schnabel e purtroppo il risultato è sì un’opera intensa e dall’intento nobile, ma purtroppo alquanto anonima nella messa in scena.
Il tocco di Schnabel si vede nella scelta di alcune inquadrature, nell’attenzione alle luci e ai colori, ma è evidente che, pur sentendo la storia, essa non rappresenti la “sua” materia filmica. Un film, dunque, riuscito solo a metà, che sembra poter cambiare marcia in qualunque momento ma che invece a tratti cade nella trappola del didascalismo, del semplice racconto storico con inserti di immagini di repertorio, di retorici dialoghi politici.
La storia è quella della giovane Miral, palestinese d’Israele, che negli ’70 e ’80 vive nel collegio diretto da Hind Husseini, un collegio di Gerusalemme che ospita ed educa tutti i ragazzi orfani o profughi. Il racconto però parte da più lontano, dal 1947, da quando, dopo la seconda guerra mondiale, inizia l’odio tra israeliani e palestinesi. E’ in quel periodo che Hind fonda il collegio, prendendo i bambini dalle strade. Schnabel racconta l’evoluzione di questo progetto volontaristico, mostrando la passione della donna nell’aiutare i giovani, nel creare un futuro cosciente e senza violenza. Poi però la narrazione si sposta su un’altra donna palestinese - quella che poi sarà la madre di Miral – arrestata dalle autorità israeliani e detenuta in carcere per sei mesi, e il regista entra nella psicologia dell’odio politico, ci racconta l’inizio del terrorismo, la vera lotta armata.
Questa svolta, questo cambio di direzione repentino, ma soprattutto l’uso dei flashback, frammentano il film, rendono poco lineare la narrazione, rallentandola nella prima parte. Quando però comincia il racconto di Miral, con la sua adesione alla resistenza palestinese, l’opera finalmente si ricompatta, riesce a riflettere in profondità sulla tematica e a toccare le corde dell’emozione. Troppo tardi per salvare completamente il film.
Convincente Freida Pinto nel ruolo di Miral, capace di illuminare ogni primo piano. Altrettanto brava, se non di più, Hiam Abbass, nei panni di Hind Husseini. Inutili e sotto tono, invece, le comparsate di Willem Dafoe e Vanessa Redgrave.
(Miral) Regia: Julian Schnabel; sceneggiatura: Rula Jebreal; fotografia: Eric Gautier; montaggio: Juliette Welfling; interpreti: Freida Pinto, Hiam Abbass, Vanessa Redgrave, Willem Dafoe, Alexander Siddig; produzione: ; distribuzione: Eagle Pictures; origine: Francia, Italia, India, Israele; durata: 112‘.
