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Molly’s Game

Pubblicato il 24 aprile 2018 da  Alessandro Olivieri
VOTO:


Molly's Game

Pochi sceneggiatori a Hollywood possono vantare il proprio nome sulle locandine dei film: Aaron Sorkin è uno di questi. Dopo una carriera quasi trentennale da scrittore televisivo e cinematografico – suoi i capolavori del piccolo schermo The West Wing e The Newsroom, oltre alle sceneggiature di Codice d’onore, The Social Network (premio Oscar) e Steve Jobs –, decide di passare dietro la macchina da presa per dirigere questo Molly’s Game, trasposizione delle memorie e della vita di Molly Bloom.

Le straordinarie vicende della Bloom la vedono partecipare come organizzatrice al più importante giro di partite a poker di Los Angeles, luogo di ritrovo per alcuni tra i più influenti uomini d’affari e personalità del cinema e dello spettacolo. La situazione si complica quando esponenti della mafia russa entrano a far parte del gruppo di giocatori di Molly.

Sorkin racconta la storia attraverso tre piani temporali diversi: il passato familiare della ragazza fa da sfondo ai fatti giudiziari e alla ricostruzione della vicenda, così da portare lo spettatore sempre più a fondo nella vita e nei pensieri della protagonista, una splendida Jessica Chastain pienamente in parte.

I primi cinque minuti di Molly’s Game danno la netta sensazione che Aaron Sorkin abbia imparato dai migliori: David Fincher e Danny Boyle sono chiaramente i suoi modelli per quella che è una sequenza perfetta densa di immagini, attraverso un montaggio frenetico, e di informazioni, nel soliloquio della protagonista in pieno stile Sorkin. Purtroppo, col passare dei minuti, l’effetto “cineasta navigato” svanisce per fare spazio a uno stile più anonimo, quello di un autore che è soprattutto scrittore. In quest’ultimo aspetto Aaron Sorkin non delude: ci sono tutti gli elementi che contraddistinguono i suoi lavori, dal soggetto (una storia vera) a una costruzione narrativa estremamente elegante e articolata passando per i tipici dialoghi serrati che sono il marchio di fabbrica dell’autore. Il ritmo appassiona lo spettatore per oltre due ore di visione, dimostrando quanto Molly’s Game sia un’opera perfettamente riuscita. Eppure è lecito domandarsi quale sarebbe stato il risultato se al timone ci fosse stato un regista con un occhio più attento all’immagine; il successo dei prodotti di Aaron Sorkin lo si deve anche alla sua messa in scena: come dimenticare gli splendidi piani sequenza di Thomas Schlamme che si fondono alla dialettica incalzante nei corridoi della Casa Bianca in The West Wing, oppure il lavoro splendido sul montaggio e l’immagine svolto da David Fincher in The Social Network. L’impianto visivo ha sempre accresciuto il valore della scrittura di Aaron Sorkin ed in questo caso ciò non avviene.

I difetti di Molly’s Game sono quindi abbastanza veniali, a patto che Aaron Sorkin torni a scrivere per i migliori registi in circolazione così da regalarci ancora splendidi film.


CAST & CREDITS

(Molly’s Game); Regia: Aaron Sorkin; sceneggiatura: Aaron Sorkin; soggetto: Molly Bloom; fotografia: Charlotte Bruus Christensen; montaggio: Alan Baumgarten, Elliot Graham, Josh Schaeffer; musica: Daniel Pemberton; interpreti: Jessica Chastain, Idris Elba, Michael Cera, Kevin Costner, Jeremy Strong; produzione: The Mark Gordon Company, Pascal Pictures, Ciwen Pictures, Huayi Brothers Pictures; distribuzione: 01 Distribution; origine: U.S.A., 2017; durata: 140’.


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