X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Monte

Pubblicato il 24 novembre 2016 da Anton Giulio Onofri
VOTO:


Monte

Arriva finalmente anche in sala, Monte, il nuovo film dell’iraniano, ma ormai cinematograficamente apolide, anzi planetario Amir Naderi. Dopo gli USA di Vegas e il Giappone di Cut, è stavolta l’Italia a ospitare l’immaginario creativo di un cineasta tra i più rigorosi in attività, narratore di sfide spesso ai limiti delle probabilità di riuscita, illustrate con un cinema implacabile, che non dà scampo alcuno negli obbligatori percorsi a imbuto che conducono i suoi protagonisti verso la vittoria o la sconfitta, o comunque verso una nuova fase di conoscenza di se stessi. Nelle attuali e impervie condizioni in cui versano milioni e milioni degli abitanti della nostro pianeta, costretti a una vita di fame, guerra e nera povertà, Naderi ha scelto l’Italia come sfondo e luogo della sua storia lontana nel tempo, e soprattutto agli antipodi dei lidi del nostro meridione, teatro degli sbarchi quotidiani dei migranti africani: Agostino e la sua famiglia sono infatti contadini medioevali - ma è assente qualunque indicazione cronologica - che vivono in un villaggio poverissimo alle pendici di una grande montagna (il gruppo dolomitico del Latemar, fra Trentino e Alto Adige), cupa e minacciosa presenza che oscura il sole e le anime di tutti gli abitanti di quel gruppo di misere case, ai quali nemmeno la terra, perennemente all’ombra del grande colosso di roccia, dona frutti in quantità adeguata per sopravvivere. Le malattie e l’indigenza decimano la già esigua comunità, e poco a poco tutti abbandonano il villaggio, tranne Agostino, irretito dall’incanto negativo della montagna, da lui vissuta come una sfida alla propria urgenza di emancipazione, un nemico da distruggere, da abbattere, da spianare. Vinta la prima diffidenza suscitata dai volti riconoscibili di attori italiani, in verità molto bravi, visti nelle fiction di successo della televisione (c’è anche un’affettuosa, efficace piccola partecipazione di Anna Bonaiuto), è il contesto in cui Naderi li immerge, l’occhio con cui li scruta, li osserva, li inquadra, che ci convince ad apprezzarne il capitale di umanità enunciato dai loro occhi gonfi di pianto e di pena, la fisicità pur gagliarda ma sfiancata dal peso dell’angoscia esistenziale che l’ombra della montagna proietta sulle loro vite miserabili. Qualcuno potrà forse trovare l’abbondante prima parte del film un po’ punitiva, scarsamente ritmata e circonfusa di monocordia. Eppure è il modo in cui Naderi trasferisce sul dorso di noi spettatori la gravità insopportabile del macigno che gronda sulle nostre teste, cui preferiamo soccombere piuttosto che accettare la sfida a conquistarne la vetta. Come invece fa Agostino, che tutto da solo prende a picconare la montagna con ostinazione maniacale, consapevole forse dell’inutilità di una lotta così impari, eppure acceso da una speranza di riscatto sul soverchiante potere di una maligna Mater Natura. Ha così inizio l’ultima parte di Monte, quando cioè il cinema prende a volare e, letteralmente, a smuovere le montagne. È qui che la figura del disgraziato Agostino assume una statura di bibliche proporzioni, e da paziente Giobbe si trasfigura in un Mosè guerriero e vittorioso: sotto i suoi colpi la montagna si sbriciolerà e lascerà che l’orizzonte venga inondato dalla luce di un sole carico di amore, di vita e di speranza, in una pagina di cinema di rara e visionaria potenza immaginifica, scossone gradito in un Festival certamente ricco e variato, ma avaro di emotività così fondative ed arcaiche.


CAST & CREDITS

(Monte); Regia: Amir Naderi; sceneggiatura: Amir Naderi; fotografia: Roberto Cimatti; montaggio: Amir Naderi; sound design: Amir Naderi; interpreti: Andrea Sartoretti, Claudia Potenza, Anna Bonaiuto; produzione: Citrullo International, Zivago Media, Cineric, Ciné-sud Promotion; origine: Italia, 2016; durata: 105’


Enregistrer au format PDF