Montedoro

"Chi sono io?"
Pia Marie Mann
Cos’è Montedoro? Geograficamente è un paesino di poco meno di duemila abitanti, in provincia di Caltanissetta, in Sicilia. Per il regista Antonello Faretta e l’attrice americana Pia Marie Mann, nonchè protagonista del film, è un luogo-non-luogo, più precisamente, un posto che fu. Perchè Montedoro è un paese fantasma, corroso dal tempo e dalla forza della natura, appassito, abbandonato.
Antonello Faretta, qui al suo primo impegno con un lungometraggio, riporta l’odissea di una donna (il film si basa su una storia vera), Pia Marie Mann (interpretata da se stessa) che, informata della morte della madre biologica, decide di mettersi in viaggio, per conoscere la sua vera famiglia: è un’attrice americana, vive a New York e non ricorda quasi nulla della sua infanzia. Una volta arrivata a Montedoro, non crede ai suoi occhi: quello che le si para dinanzi è uno scenario apocalittico, una collina alla cui sommità svettano ruderi e si adagiano macerie, in attesa del prossimo soffio di vento che faccia crollare quanto rimasto. Aiutata da pochi individui, restìi ad abbandonare la loro casa, si avventura tra le vie del paese fantasma, per ricordare sua madre, la sua casa e la sua giovinezza.
Montedoro è un film che guarda al passato, alle radici di una generazione che non c’è più, soffiata via dalla polverosa campagna siciliana. Si evince la volontà di Faretta di riesumare antiche tradizioni (il funerale per le vie di Montedoro, per altro miglior sequenza dell’intero film, sfruttato per inscenare il funerale stesso di un paese un tempo vivace e affollato; la vita lavorativa nelle botteghe; il rapporto di servilismo tra signorotti e garzoni), vite mondane arricchite da semplici gesti e devote al lavoro manuale o alla fatica nei campi, la struggente bellezza di una terra un tempo incontaminata e oggi avvelenata dal progresso dell’industrializzazione.
I problemi sorgono non appena tutti questi aspetti, a volte grattati solo in superficie, vengono accantonati per permettere a Faretta di concentrarsi sulla crisi esistenziale di Pia Marie Mann: da qui Montedoro perde la propria essenza cinematografica, cambiando pelle, scavalcando una narrazione all’inizio fluida e compatta, per rimirarsi in un lungo ed estenuante esercizio di stile che muta addirittura il tono della narrazione stessa, impelagandosi in eccessivi simbolismi, sequenze oniriche e quasi allucinate.
Viene da sè la sensazione che il regista si lasci ammaliare dalla desolazione di un luogo fermo nel tempo, fuori dal mondo, dimenticandosi sia di sviluppare un’idea ricca di potenziale, sia accantonando tutti i personaggi (quelli che subentrano di volta in volta sembrano flebili presenze ancor meno che macchiettistiche), per crogiolarsi con eccessiva tediosità sull’aspetto illusorio e metafisico del suo film.
Montedoro ne viene danneggiato, per colpa di questa eccessiva dilatazione temporale, che seppellisce ogni altro elemento narrativo e tecnico. Quasi un vezzo. Certamente, poco cinema.
(Montedoro); Regia: Antonello Faretta; sceneggiatura: Antonello Faretta; fotografia: Giovanni Troilo; montaggio: Maria Fantastica Valmori; musica: Vadeco; interpreti: Pia Marie Mann, Joe Capalbo, Caterina Pontrandolfo, Luciana Paolicelli, Domenico Brancale, Anna Di Dio, Mario Duca, Aurelio Donato Giordano; produzione: Antonello Faretta, Adriano Bruno, Pia Marie Mann, Noeltan Srl,; distribuzione: Noeltan Srl; origine: Italia, 2016; durata: 90’; webinfo: Sito ufficiale
