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Natale in crociera

Pubblicato il 14 dicembre 2007 da Alessandro Izzi


Natale in crociera

I giovani sono i grandi assenti di Natale in crociera.
Il che da una parte è un’ovvietà sociologica (i ragazzi, soprattutto quelli della nuova Italia più povera e più affannata sono quelli che, per definizione, non possono permettersi di sostenere i costi di una crociera di lusso) dall’altra segna uno spostamento di interessi all’interno della strategia mediatica che soggiace all’organizzazione ormai standardizzata del cinepanettone natalizio.
Eliminati, infatti, gli ultimi depositari di una comicità goliardica alla American pie, l’asse strutturale dell’organizzazione del lavoro si sposta dai lidi del comico puro a quelli della commedia di costume con buona pace di quelle riflessioni socio-culturali che avevano segnato un motivo di interesse e sembravano aver risollevato le sorti del precedente Natale a New York.
Non ci sono dinamiche generazionali all’interno di Natale in crociera. I figli sono diventati mere comparse, accidenti che solo parzialmente possono sperare di influire sulle decisioni degli adulti (limitate, oltretutto all’amletico dilemma tra partire e non partire), ma che non hanno spessore drammaturgico, né significato narrativo. Ai figli è dedicato lo spazio di un’unica gag, quella dell’incidente di moto che apre la pellicola (peraltro una delle più godibili), poi essi “devono” letteralmente sparire dallo spazio dell’intreccio, sono condannati all’immobilismo di un’ingessatura che li rende inabili al movimento ed obbligati al mutismo che in genere si riserva solo ai figuranti di contorno, come i servi muti la cui funzione, a teatro, è spesso solo quella di preparare la scena per l’ingresso dei protagonisti. È questo il destino del povero figlio di De Sica, confinato su un letto di ospedale ed incapace ad essere personaggio o anche semplice ingranaggio narrativo. Costretto ad essere un “non ruolo”.
Perso il futuro, del tutto privo di ogni senso del passato (anche i vecchi pantaloni, sbruffoni e pieni di acciacchi sono assenti al pari dei loro smidollati nipoti) il cinepanettone di quest’anno vive, quindi, solo nel disperato “astratto” di un presente tutto fatto di assoluta medietà.
Ad essere media è l’estrazione sociale dei vari personaggi, tutti esponenti di una borghesia più o meno definita e più o meno abbiente. Ma ad essere media è anche e soprattutto l’età dei personaggi che oscilla dagli estremi dei venticinque anni (quando si comincia a non essere più giovani e ci si affaccia al mondo adulto) e quelli dei cinquanta (quando si comincia a non essere più adulti e ci si affaccia al mondo della terza età).
Una fascia d’età, quella di cui stiamo parlando, che non ha altra preoccupazione che quella di confermare e tener saldo il proprio status sociale ed i propri egoistici conseguimenti personali. Un mondo che vorrebbe solo essere impermeabile alla realtà circostante. Un microcosmo allergico ad ogni forma di cambiamento, che vive dei propri “vizi” e che sembra del tutto incapace a guardare oltre questi. Così ecco il consueto De Sica che ripete il proprio stereotipo di borghese di mezza età che intento a rivendicare la propria virilità svilita nel matrimonio con la relazione con una ragazza più giovane e che deve barcamenarsi tra la conservazione della propria posizione di uomo sposato e l’allegria della scappatella (il gioco ripete puntualmente situazioni già viste: la scena davanti al bagnoturco in cui De Sica si (s)doppia letteralmente in due per ingannare l’amante ed il cognato è virtualmente identica a quella dell’ascensore di Merry Christmas del 2001).
Ma la situazione non cambia neanche per i personaggi più “giovani” che rivendicano, però, il proprio rifiuto all’istituzione del matrimonio (sta qui una piccola novità) e il proprio desiderio di rimanere singles (lo scrittore Fabio De Luigi e, ancor più, la simpatica amante degli animali Michelle Hunziker: a loro è assegnata la parte più godibile della commedia).
La società italiana presentata nel nuovo cinepanettone è, quindi, una società più malata di quella presentata in Natale a New York. Una società che si consuma dall’interno ed in cui l’istituzione familiare per prima sembra destinata al tracollo. Infatti, l’unica coppia sposata, quella di Brilli e De Sica (presto raddoppiata dal matrimonio tra Siani e la Yespica), affonda nel mare dei reciproci inganni che si palesano in un finale più amaro di quanto non si voglia credere. Anzi lo stesso sesso coniugale diventa una simulazione teatrale che erompe nel gesto anarchico della finta penetrazione di De Sica (“una botta e via” come afferma il personaggio eppure essa non sembra meno simulata della scena di sesso tra il di lui cognato e l’amante che pure non sono ancora sposati). L’unico matrimonio, infine, che dovrebbe concludere in apoteosi la crociera è un matrimonio palesemente “sbagliato” (vengono uniti nel sacro vincolo i testimoni e non gli sposi) che culmina in una disperata corsa per il suo stesso annullamento.
Probabilmente in questo gioco di incastri matrimoniali riposa un ennesimo capitolo della polemica tra De Sica e Boldi, quest’anno sugli schermi con il relativamente poco fortunato Matrimonio alle Bahamas, ma questa visione scorata sulla famiglia sembra dire molto di più di quanto non traspaia dalle stesse intenzioni degli autori.
Eppure malgrado questi possibili spunti di riflessione Natale in crociera resta film troppo astratto per parlare davvero dell’oggi. È scritto abbastanza bene, bisogna ammetterlo, e parte anche in maniera discretamente frizzante e giocosa. Ma da un certo punto in poi diventa mera esibizione dei propri stessi meccanismi. Ha una sua forma, ma ci lascia sempre nell’attesa di un contenuto che riesca a riempirla.


CAST & CREDITS

(Natale in crociera); Regia: Neri Parenti; sceneggiatura: Neri Parenti, Domenico Saverni, Fausto Brizzi, Alessandro Bencivenni; fotografia: Giovanni Canevari; montaggio: Luca Montanari; interpreti: Christian De Sica (Paolo), Michelle Hunziker (Michela), Nancy Brilli (Francesca), Aida Yespica (Magda), Fabio De Luigi (Luigi), Alessandro Siani (Federico); produzione: Filmauro; distribuzione: Filmauro; origine: Italia, 2007; durata: 105’


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