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Natale in Sud Africa

Pubblicato il 24 dicembre 2010 da Alessandro Izzi
VOTO:


Natale in Sud Africa

Favoletta di Natale ad uso recensione.

C’era una volta, tanto tempo fa in un paese lontano lontano, il Cinema d’Arte.
Era un principe altero, facile preda di malinconie e volgeva ovunque i suoi occhi tristi in cerca di contraddizioni.
Nelle sale, anche in quelle di provincia, occupava il suo posto consapevole che qualcuno avrebbe comprato il biglietto e avrebbe avuto, a fine proiezione, anche di che pensare.
Gli era vicino di casa il cinema degli artigiani, una simpatica canaglia che al botteghino vendeva di più, ma non sempre. Allegro sbruffone, amico fidato, amava la compagnia del vino buono delle taverne e non disdegnava i popcorn che, tra un tempo e l’altro, una maschera simpatica vendeva con trista indolenza.
I due si dividevano il pane quotidiano con una certa simpatia.
Il Cinema d’Arte si accontentava spesso della fetta più piccola, perché aveva lo stomaco che era un pugno e uno scarso appetito. Il Cinema degli artigiani mangiava di più perché, al tavolo da gioco, bruciava più calorie, ma poi andava a casa dell’amico e ripagava il suo pranzo meno frugale con tanti piccoli lavoretti di ordinaria amministrazione condominiale. Del resto il cinema d’Arte guardava verso l’orizzonte in cerca di tempeste e faticava ad accorgersi, il più delle volte, che gli perdeva il rubinetto.
Un sistema perfetto, quello che si erano costruiti i due, fondato sul motto che una mano lava l’altra che non poteva, però reggere all’ingresso in scena di una nuova incognita: la televisione commerciale.
Figlia dell’industria e del libero smercio, la piccola fedigrafa comprava i film e li vendeva alla pubblicità. Per lei non c’era poi questa gran differenza tra Arte ed artiginato, salvo che il secondo costava di meno e piaceva di più. E nell’artiginato a vincere fu la corsa al ribasso. Le soldatesse alle grandi manovre, specchio fedele di una condizione ancora a venire, riempivano meglio le programmazioni di quanto non facessero un Bergman o un Antonioni.
Maga Magò dei botteghini virtuali, la televisione forgiò in contemporanea un nuovo cinema ed un nuovo pubblico.
Il Nuovo pubblico era quello che preferiva starsene in poltrona, a casa sua, piuttosto che affrontare le file alla cassa. In sala ci andava, ma una volta l’anno, alle occasioni comandate. Dopo i grandi pranzi e i grandi cenoni. E ci andava a vedere, sullo schermo, altre grandi mangiate, altre simpatiche canaglierie, un po’ di sesso facile e tanta confusione verbale. La parolaccia, elevata alla categoria del gioco di parole, prese il sopravvento perché tirava su risate grasse che erano come le pance gonfie del pubblico in sala.
Il nuovo cinema, invece, non era nè arte, nè artiginato: era semmai il cinema degli Impiegati. Il cinema fatto non da chi ha passione per le belle cose, ma da chi timbra un cartellino e si aspetta indietro uno stipendio.
Solo che si è in Italia (e il cinema degli artigiani lo sapeva bene!) e in questo ridente posto, si gioca di commissioni: la mattina un impiegato arriva di fronte alla macchina e, oltre al suo, timbra il cartellino di tutti gli altri.
Tanti stipendi ed un solo lavoratore, con buona pace di Brunetta che magari il cinepanettone va pure a vederselo e ne è contento perché incassa tanto e al diavolo la meritrocrazia sì tanto sbandierata dal governo.
Natale in Sud Africa, quest’idea dell’uno che timbra per tutti la porta alle estreme conseguenze. Con la benedizione di quel sonno beota che, di Natale, oltre a mostri produce quei gas intestinali di cui è bene ridere per un’ora e mezza.
Di fare questo genere di film non sembra importare più davvero a nessuno. Christian De Sica è quello che arriva meno spesso in orario di ufficio. Svogliato nella riproposizione dei soliti vezzi, ha preso un cartonato di una sua pubblicità per i telefonini e l’ha piazzato sulla sua scrivania per ingannare le telecamere di sorveglianza. Siccome sul cartonato è ritratta pure Belen Rodriguez ecco che spunta fuori, per pura meritocrazia mediatica, un cartellino da timbrare anche per lei. E non ci sarebbe da stupirsi se, in futuro, le venisse offerto un ministero, magari sulle politiche ambientali, visto che i titoli ce li ha tutti. Ha detto anche, in recenti interviste, che il cinepanettone è un film onesto che racconta l’Italia così com’è davvero! Più politicamente corretta di così...
Dalla televisione viene anche Laura Esquivel, la Patty della serie televisiva, che si prende un segmento narrativo giovanile con la storia della ragazzaina divisa tra due amori, nessuno serio per davvero. Il trionfo dell’originalità nel piano della confezione.
Quanta cattiva televisione vive in Natale in Sud Africa! Quanta approssimazione...
Più che per gli scorsi anni, l’impressione è quella dei saldi di fine stagione. Qualcuno ha preso la confezione del vecchio cinepanettone e ha contraffatto la data di scadenza. Il prodotto imbustato non sembra neanche fresco, ma la portata arriva a fine pranzo quando ormai chi mangia sta già male e non darà certo la colpa al dolce per la sua occlusione intestinale.
Si comincia con gli elefanti che ballano il waka waka e si va avanti a suon di battute stantie. Tutte uguali. Tutte già sentite. E l’estetica che le mette in bella fila è quella del cinema degli anni ’70, quella dell’artigianato più basso che già si avviava a trasformarsi in catena di montaggio.
Non strappa mai neanche un sorriso Natale in Sud Africa, semmai riporta al pensiero di quando il cinema d’Arte e quello degli artigiani si prendevano per mano.
Un pensiero triste che non chiude la favoletta con la formula del "e vissero per sempre felici e contenti".
Qui il "per sempre" è solo la minaccia di vedersi riservito anche il prossimo anno questo piatto fritto, rifrittissimo, praticamente in mutande!


CAST & CREDITS

(Natale in Sud Africa); Regia: Neri Parenti; sceneggiatura: Neri Parenti, Alessandro Bencivenni, Domenico Saverni, Paolo Logli, Alessandro Pondi; fotografia: Luciano Tovoli; montaggio: Luca Montanari; interpreti: Christian De Sica, Massimo Ghini, Giorgio Panariello, Belen Rodriguez, Max Tortora, Barbara Tabita, Serena Autieri, Laura Esquivel, Alessandro Cacelli, Matthew Dylan Roberts; produzione e distribuzione: FilmAuro; durata: 105’; origine: Italia, 2010


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