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Natale sul Nilo

Pubblicato il 20 gennaio 2003 da Alessandro Izzi


Natale sul Nilo

Sono facili le risposte che un film come Natale sul Nilo può dare ai suoi numerosi detrattori. E a uno sguardo superficiale esse possono apparire anche abbastanza sensate, comunque, sufficientemente serie da riuscire ad ammantarsi, addirittura, del sapore di una specie di presunta volontà autoriale. A tutti coloro, infatti, che, ravvisando nel film un linguaggio sin troppo scurrile, lamentano il fatto che il film non può certo essere adatto a quel pubblico di poveri pargoli che, disertando (mai come quest’anno) i poveri film d’animazione natalizi, affollano a frotte le troppe sale dove si proietta il film, viene spontaneo rispondere che, in fin dei conti, è quella la vera lingua d’Italia e quelle sono le vere espressioni degli italiani. In questo senso il film vorrebbe riprodurre fedelmente, come già certi frutti tardi della commedia all’italiana e come tutte le pellicole del premiato duo di comici protagonisti, le varietà linguistiche e dialettali che compongono la nostra variegata e non ancora globalizzata penisola. Insomma, per dirla tutta e con poche parole, dalle Alpi agli Appennini, dalla Sicilia alla Padania, non c’è persona (sia essa uno scaricatore di porto o una segretaria dei telefoni) che non infarcisca la sua parlata con espressioni come quelle che cadono a pioggia sullo spettatore durante la proiezione del film. E se questa è la realtà sociale che fa da contesto alla pellicola, perché rimproverare al testo di esserne uno specchio fedele? A quelli che, invece, ravvisano, ostentando una punta di maggiore consapevolezza delle regole del linguaggio cinematografico, che il film ha un andamento paratelevisivo, che il montaggio si limita ad essere una furiosa accozzaglia di brevi sequenze tagliate con l’accetta e ricucite insieme con lo spago avanzato dall’incarto dei panettoni e che gli attori (ma tutti, proprio tutti senza salvazione alcuna) non sono capaci di restituire alcunché se non scialbe risate per battute risibili, la risposta non può non tardare con altrettanta incredibile spontaneità. Perché basta guardare un attimo a quello che l’immaginario degli italiani in questi anni berlusconiani per rendersi conto di come quello scialbo succedersi di campo e controcampo utilizzato per rendere situazioni date e ripetute altro non è che l’unico linguaggio che l’italiano medio dimostra di capire, riconoscere ed apprezzare. E gli autori del film lo adottano non per loro specifica incapacità (per carità, lungi da noi un simile sospetto) o per adeguarsi vilmente e commercialmente alle richieste dell’audience più vasta, ma per rispecchiare con intatta fedeltà le caratteristiche di quell’Italia che vogliono riprendere, rispecchiare e additare a tutti. Se poi qualcuno, partendo dal punto di vista opposto, vuole tentare di ravvisare nella ricerca di lidi esotici (con piramidi egiziane ridotte al rango di latrine e mummie pensate come rotoli di morbidissimo scottex) il tentativo di fuggire da quella vocazione paratelevisiva cui facevamo cenno, vien facile obiettare che la televisione è esplicitamente raccontata nel film (con la De Filippi che amichevolmente compare e con la ragazza che aspira alla gloria effimera delle veline) e si propone come oggetto di un discorso tutt’altro che edificante sulle tristi derive dell’italiano medi(o)aset (ma ora anche RAI). Insomma e per farla breve: se il film risulta sgradevole (ai critici) è perché è sgradevole l’oggetto in esso descritto; se dispiace è perché a dispiacere è l’Italia e non il modo in cui essa è restituita al pubblico plaudente (di italiani). Di fronte a queste argomentazioni, noi alziamo le mani esitanti affidando al tempo l’ardua sentenza. Solo ci preme rilanciare a tutti i sempre più numerosi sdoganatori del cinema Boldi-desichiano che una cosa è rispecchiare con lucido realismo la volgarità del mondo circostante, altra, invece, è parteciparvi in prima fila, bandiera alla mano. E a tutti coloro che vorranno obiettare che, di fronte a film del genere, l’esercizio critico è del tutto inutile, che il film altro non è che quello che promette di essere (cioè risate senza pensieri) e che, infine, non si può andare a vedere questo film e dopo criticarlo, perché la cosa rivela solo una sostanziale ristrettezza di mente perché si sapeva da prima a cosa si andava incontro, rispondiamo che, infatti, quanto abbiamo appena finito di scrivere, non è certo una critica. E questo perché il film di cui vuole essere specchio fedele non è certo un Film.

(Natale sul Nilo); regia: Neri Parenti; sceneggiatura: Neri Parenti, Fausto Brizzi, Lorenzo De Luca, Andrea Margiotta, Marco Martani; fotografia: Gianlorenzo Battaglia; montaggio: Luca Montanari; musica: Bruno Zambrini; interpreti: Christian De Sica, Massimo Boldi, Enzo Salvi, Biagio Izzo, Massimiliano Cavallari, Bruno Arena, Antonio Belizon; produzione: Aurelio De Laurentiis e Andres Vicente Gomez; origine: Italia, 2002; distribuzione: Filmauro

[gennaio 2003]

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