Nemmeno il destino

Nemmeno il destino, è un film sofferto sulla solitudine adolescenziale che parla anche di riconciliazione con la vita e la felicità. La solitudine è l’impotenza di due ragazzi, i protagonisti, che vivono problemi familiari molto gravi: Alessandro, figlio di una ragazza madre afflitta da depressione e alienazione psichica e Ferdi, apparentemente il più forte, con padre alcolizzato condannato a morire di un cancro contratto in fabbrica. I due, insieme a un altro ragazzo disadattato sociale come loro, reagiscono ai loro drammi esistenziali costituendo un solido terzetto che gode la forza e la sicurezza della compagnia, l’entusiasmo dei sogni e una gioiosa e sana voglia di vivere. Nella prima parte del film la narrazione si divide in modo quasi manicheo: da una parte il racconto fosco dei drammi familiari, lo squallore e la degradazione dell’alcol, la terribile inquietudine che genera il contatto con la pazzia, dall’altra quello gioioso e solare dei divertimenti e delle avventure dei tre ragazzini che tentano di costruirsi un mondo parallelo per sfuggire a quello familiare. Per assecondare questa narrazione su due binari Gaglianone utilizza una fotografia particolare (salto sbianca) che accentua fortemente i contrasti di luce proprio per amplificare la sensazione di dualismo vissuto a livello interiore dai ragazzi, specialmente dal protagonista effettivo della storia che è Alessandro (Mauro Cordella). Nella prima parte inoltre il regista tende ad accentuare la drammaticità dei temi anche mediante un ritmo forsennato che ricorda molto lo stile frenetico e totalmente visuale dei videoclip. Ciò in parte nuoce all’equilibrio complessivo della storia che, narrando già temi molto forti e gravi, risulta ulteriormente appesantita da un linguaggio stilistico debordante che riesce a creare solo saturazione emotiva nello spettatore. Molto più felice risulta la seconda parte del film: qui Gaglianone abbandona lo “stile videoclip” e dà il meglio di sé. Alessandro, caduto in un mutismo isterico dopo il suicido di Ferdi, viene mandato in un centro di recupero/ riformatorio dove vive insieme ad altri ragazzi disadattati sotto la guida di Alessandro (interpretato con grande umanità da Stefano Cassetti ). Nel finale, bellissimo, la sua guarigione e riconciliazione con la vita viene narrata attraverso continui flash back: il ricordo dell’amore ricevuto prima dalla madre e poi dagli amici lo salvano dalla disperazione. Un film intenso ed emozionante.
regia: Daniele Gaglianone sceneggiatura: Daniele Gaglianone, Giaime Alone, Alessandro Scippa fotografia: Gherardo Rossi montaggio: Luca Gasparini musica: Giuseppe Napoli interpreti: Mauro Cordella, Fabrizio Nicastro, Giuseppe Sanna, Lalli, Gino Lana, Stefano Cassetti produzione: Fandango, Armadillo origine: Italia durata: 110’ distribuzione: Fandango
[settembre 2004]
