Non è ancora domani - La pivellina
La pivellina, titolo italo-austriaco presentato lo scorso anno alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes e poi a Pesaro, è la prima opera di finzione di due documentaristi, Tizza Covi e Rainer Frimmel, che, con la Vento Film, la loro società di produzione, hanno anche autoprodotto il lungometraggio. L’impronta documentaristica dei due autori va a palesarsi sin dai primi minuti di girato, ed infatti il film colpisce proprio per la naturalezza e la semplicità con le quali evoca i sentimenti e le gioie quotidiane di una compagnia di circensi, interpretati da attori che mantengono nella finzione il loro vero nome, divenuti tutori provvisori di una fantastica, adorabile, tenera bambina di poco più di due anni, che soprannominano "pivellina" .
Nell’incipit del film, Patrizia, cinquantenne dai capelli rosso fuoco, ricercando il suo cane Ercole nel parco di San Basilio, quartiere periferico della capitale, trova una bambina lasciata sola su un’altalena, con in tasca un messaggio della mamma che promette di tornare, un giorno, ma non specificando quale.
La piccola, che dice di chiamarsi "Aia" (Asia), raggiunge così nelle loro roulotte una piccola comunità di saltimbanchi: il vecchio clown tedesco Walter, compagno di Patrizia, l’adolescente Tairo, coscienzioso e semplice quattordicenne, e la nonna Gigliola, i quali sopravvivono come possono, facendo piccoli spettacoli con i loro adorati animali, in un ambiente fatiscente, freddo, umido, ma ricco di calore umano, e che la bambina non vorrà più lasciare.
Ciò che lega la piccola a questo triste paesaggio, dipinto da splendenti colori primari, è che questi emarginati dalla società formano una vera famiglia in cui si condivide e si tramanda tutto: Tairo divide i suoi giorni con Asia e Patti si sforza di insegnare al ragazzo la storia italiana, mentre Walter insegna nuovi numeri alle sue caprette.
E sul filo di questi gesti generosi, anche lo spettatore si lascia trascinare dai deliziosi fatti che vengono mostrati, in cui il sorriso e la tenerezza di persone così semplici, unite allo sguardo vispo e alla risata trascinante della pivellina, regalano serenità e piacere a chi osserva.
La maniera sobria e delicata con cui i registi mostrano il calore umano della famiglia che pervade ogni gesto quotidiano, la grande attenzione al dettaglio, l’analisi accurata dell’amore nei confronti della bimba, e questa concezione stessa della famiglia, fanno l’essenza dell’italianità dell’opera, che è riuscita a far sorridere e commuovere il pubblico cannense.
Seconda opera italiana, dopo Vincere di Marco Bellocchio, il film La Pivellina ha vinto il Prix Europa Cinema alla Quinzaine des Réalisateurs della 62. Edizione del Festival International du Film de Cannes con la seguente motivazione della giuria: "Gran cuore, per essere priva di giudizi morali e per offrire uno sguardo generoso e ottimista sugli esclusi". Questo riconoscimento permette alla pellicola italo-austriaca la distribuzione nel circuito Europa Cinema Network, composto da circa 2000 sale in 40 paesi europei.
Ottima prova dunque per Tizza Covi e Rainer Frimmel, grande esempio di semplicità e sentimentalismo.
(La pivellina); Regia: Tizza Covi e Rainer Frimmel; sceneggiatura: Tizza Covi; fotografia: Rainer Frimmel; montaggio: Tizza Covi; interpreti: Patrizia Gerardi, Walter Saabel, Tairo Caroli, Asia Crippa; produzione: Vento film; distribuzione: Officine UBU; origine: Austria/Italia, 2009; durata: 100’