Non è Peccato - La Quinceañera

Incantevole questa rilettura in chiave “reggaeton” del Kitchen Sink Drama (letteralmente, “dramma dell’acquaio”), glorioso movimento teatrale inglese che, durante gli anni ’50, si fece carico di affrontare tematiche come la mancanza di lavoro e i problemi quotidiani che affliggevano la povera gente. Come si sa, anche i maggiori autori del Free Cinema, da Lindsay Anderson a Tony Richardson, da Karel Reisz a John Schlesinger, avevano portato sul grande schermo e senza fronzoli le crude storie di sopravvivenza di tanti operai e disoccupati inglesi: opere dure e davvero audaci per l’epoca. Gli anni ’80 seppero poi proporre un gustoso revival degli esiti più brillanti di quel filone con gli altrettanto “impegnati” Ken Loach, Mike Leigh, Stephen Frears, per tacere dell’opera compless(iv)a del compianto Derek Jarman (i cui attacchi al sistema erano perfino più frontali e violenti, pur facendo ampio ricorso all’allegoria).
Cos’abbia a che fare tutto ciò con questa pellicola assolata e vivace, ambientata in una sgargiante Los Angeles, è presto detto. Perché, a parte il radicale cambiamento di scenario e dei tempi, in realtà, proprio a proposito dei presunti passi in avanti compiuti durante gli ultimi cinquant’anni in materia di tolleranza e libertà individuale, il cinema sembra avere ancora molto da dire. E così, tra Non è Peccato e pellicole come Domenica, Maledetta Domenica o Sapore di Miele, tanto per citare due fra gli esempi più calzanti, non corre poi tutta questa differenza. Il racconto è incentrato sull’anacronistico ripiegamento della comunità messicana di L.A. nel “ghetto” di Echo Park e sui suoi antichi rituali aztechi, come questa Quinceañera (titolo originale del film). Si tratta del complesso cerimoniale tramite il quale viene celebrato l’avvenuto passaggio all’età adulta di una ragazza al momento del compimento del quindicesimo anno d’età. I festeggiamenti avvengono in pompa magna e se agli adulti, e in particolar modo i genitori della ragazza, pare quasi di assistere ad una prefigurazione del matrimonio della figlia (anche per il ruolo importante che riveste nel cerimoniale il fidanzatino o “l’amico del cuore” che l’accompagna all’altare di fronte all’officiante) le ragazzine sono piuttosto interessate al lato più materiale e scanzonato dell’evento, tanto che oggi all’originale parte rituale fa seguito quella che si direbbe una festa dei diciotto anni nostrana. Nonostante questi piccoli spostamenti verso una dimensione meno religiosa e più frivola, la mentalità degli adulti è dura a morire e condanna all’esilio forzato la quattordicenne Magdalena, perché incinta, proprio come aveva fatto anni addietro col cugino di lei, Carlos, in quanto gay.
L’unico parente “open-minded” dei ragazzi è il vecchio Tomas (interpretato da un volto caro a Sam Peckinpah, Chalo Gonzale). L’amabile, saggio patriarca, l’orgogliosa quattordicenne e l’introverso e rissoso Carlos diventano in breve tempo più uniti di qualsivoglia famiglia tradizionale: tra i tre emarginati nasce una complicità e una mut(u)a solidarietà che li porta a spalleggiarsi l’un l’altro e a farsi forza nell’affrontare il provincialismo e la grettezza del sentire comune.
Nonostante la gravità dei temi toccati, il film scorre via piacevolmente, grazie soprattutto al buon ritmo imposto dai due registi Richard Glatzer e Wash Westmoreland. In particolare, sembra fluidificare il racconto l’accattivante colonna sonora, assemblata per lo più con brani “reggaeton”, altro genere spurio, nato dalla contaminazione di universi (stavolta musicali) solo a prima vista distanti tra loro, come il reggae e l’hip-pop. Uno di quei casi, ormai sempre più rari, in cui viene raggiunge una magica sintonia tra gusto del pubblico e consenso di critica, come il doppio premio all’ultima edizione del Sundance testimonia: il film ha difatti portato a casa il premio al miglior film e quello del pubblico.
(Quinceañera) Regia: Richard Glatzer e Wash Westmoreland; soggetto e sceneggiatura: Richard Glatzer e Wash Westmoreland; fotografia: Eric Steelberg; montaggio: Robin Katz, Clay Zimmerman; musiche: Micko, Victor Bock; scenografie: Denise Hudson, Jonah Markowitz; costumi: Jessica Flaherty, Andrew Salazar; interpreti: Magdalena (Emily Rios), Carlos (Jesse Garcia), zio Tomas (Chalo Gonzale); produzione: Anne Clements; distribuzione: Teodora Film; origine: USA 2006; durata: 90’; web info
