Nord

An antidepressive off-road movie. Questa la frase di lancio presente sulla locandina di Nord, commedia norvegese in concorso al TFF 2009. Già presentato nella sezione Panorama dell’ultimo festival di Berlino, l’opera scandinava, nonostante la fredda ambientazione del racconto, ha riscaldato gli spettatori del festival con la sua contagiante ironia.
Nord è la storia di un viaggio totalmente anticonvenzionale. Jomar lavora per un impianto sciistico ed è appena uscito (anche se non del tutto) da un lungo periodo di depressione causato da una delusione amorosa. Quando il suo migliore amico, reo di avergli rubato la fidanzata, bussa alla sua porta e gli confessa di aver cresciuto suo figlio per quattro anni, Jomar decide di andarlo a conoscere ed intraprende un lungo viaggio verso il nord della Norvegia. Da questa breve sinossi non si può in alcun modo percepire la vera anima del film e la sua originalità. Ciò che infatti lo rende un piccolo gioiello è l’umorismo quasi surreale che condisce l’intera narrazione. L’opera infatti vive di un’ironia costruita su sguardi e silenzi, di situazioni improbabili e di personaggi fuori dal comune. L’universo creato dal regista Rune Denstad Langlo è totalmente staccato dal resto del mondo. Le sterminate distese di neve, questo bianco letteralmente accecante (il protagonista perde momentaneamente la vista proprio a causa di una tempesta di neve) che domina lo schermo, i personaggi solitari che lo popolano, le dinamiche irreali che lo animano sono le cifre di una concretezza che si allontana dalla normalità. Lo spettatore si trova immerso in un microcosmo tanto piccolo quanto illimitato. Le sorprese si susseguono senza sosta ed aggiungono sempre qualcosa al grado di assurdità che caratterizza il racconto.
L’umorismo costruito su elementi narrativi inaspettati ed illogici che irrompono nella gelida ambientazione, accentuato dall’estrema naturalezza con cui essi vengono accettati dai personaggi, ricorda la cifra stilistica di Kaurismaki. Ma se l’autore finlandese si diverte a gestire la policromia di un profilmico strutturato anche in interni, Denstad Langlo apre il suo occhio soprattutto sulla bianca vastità del territorio norvegese, in cui il protagonista si muove disorientato. Jomar punta verso il nord del paese, effettuando il percorso prima su una motoslitta, poi su un paio di sci. Non segue nessuna vera strada e si lascia avvolgere dal bianco della neve che nasconde ogni linea direzionale. E’ il suo cuore che lo muove verso la mèta e sono gli altrettanto improbabili personaggi che incontra nel suo percorso che gli fanno comprendere realmente l’obiettivo del suo viaggio. Una ragazza che si ribella alla propria nonna, un giovane che ama ubriacarsi mettendo ovatta imbevuta di alcool sulla testa, un anziano che vive in una tenda aspettando che i ghiacci si sciolgano con la primavera e che la motoslitta che ha legata alla sua gamba lo trascini a morire nelle gelide acque di un lago: sono questi personaggi che popolano il mondo di Nord. Ognuno rappresenta una tappa del viaggio dell’anima di Jomar ed ognuno sprigiona un calore tale che lo spettatore non può che affezionarcisi.
Tenendo presente le dovute proporzioni, potremmo definire Nord la versione comica e scandinava di A Straight Story di David Lynch. Forse il paragone è esagerato, ma quest’opera diverte ed allo stesso tempo emoziona con estrema semplicità. Ed il volto malinconico del protagonista, che beve continuamente spritz da una tanica, verrà difficilmente dimenticato.
(Nord); Regia: Rune Denstad Langlo; sceneggiatura: Erlend Loe; fotografia: Philip Øgaard; montaggio: Zaklina Stojcevska; musica: Ola Kvernberg; interpreti: Anders Baasmo Christiansen (Jomar Henriksen), Kyrre Hellum (Lasse), Marte Aunemo (Lotte); produzione: Motlys A/S; distribuzione: Memento Films; origine: Norvegia; durata: 78’.
