Nottetempo

Di notte è di turno Matteo (Giorgio Pasotti), poliziotto rugbista. Di notte si esibisce Enrico (Gianfelice Imparato), un comico che in passato era anche arrivato in tv, ma che ormai non fa più ridere nessuno. Di notte vive Assia (Nina Torresi) nei suoi sogni e nel suo mondo incantato. E proprio di notte, un autobus va fuori strada e si ribalta. Matteo accorre in soccorso e salva Assia, unica superstite e da sempre innamorata di lui. Ma quell’incidente riguarda anche Enrico, che ruba una pistola e va in cerca di vendetta. A proposito della notte, accompagnando recentemente Nicholas Winding Refn in una presentazione, Alejandro Jodorowsky ha esaltato la notte come “regno dell’inconscio”, il luogo dove tutto è permesso e plausibile. E non a caso, la notte è il momento preferito dal regista danese o da Martin Scorsese, due degli autori di riferimento di Francesco Prisco, regista napoletano, che esordisce con il suo primo lungometraggio chiamato appunto Nottetempo.
Questa sulla notte è una premessa necessaria, perché questo film indipendente, sia da un punto di vista narrativo ma soprattutto stilistico, è un esordio ambizioso e che cerca a tutti i costi di uscire fuori dagli schemi del circuito medio nazionale, cosa che sicuramente è un merito non da poco e di cui ne va dato atto sia all’autore che alla produzione. È consequenziale però che se l’autore alza il tiro lo fa anche lo spettatore. E sebbene il regista ci tiene a precisare che adori Refn, ma umilmente ne rifiuta qualunque paragone, chi ha visto e apprezzato un certo cinema, ha un certo tipo di palato e pertanto se rispetta e apprezza il tentativo della produzione, per onestà intellettuale, deve osservarlo con il giusto sguardo. Nottetempo è la classica storia in cui si intrecciano diverse vite che, a prima vista, sembrano distanti e indipendenti finchè un evento non le fa avvicinare e diventare necessarie l’una all’altra. E ognuno ha i propri fantasmi veri e/o presunti contro cui lottare e ognuno ha il proprio obiettivo da portare a termine. Ma succede che i tre obiettivi dei tre protagonisti sono in enorme conflitto tra di loro e non tutti quindi potranno essere raggiunti. Il regista semina in giro indizi interessanti, crea le giuste atmosfere e si sbilancia con vuoti narrativi e passaggi tra le scene volutamente singhiozzanti (Inàrritu è un altro dei registi che piace a Francesco Prisco). Il coraggio non manca, il modus operandi con cui abbozza qua e là pennellate intriga, ma il quadro che viene fuori nel risultato complessivo è abbastanza incerto e incompleto. Pasotti dovrebbe essere un cattivo e farsi odiare, ma è semplicemente una persona sola e triste. Sempre trattenuto nei suoi movimenti e nelle sue scelte, non convince come malvagio, e non tanto per la faccia d’angelo o per il pregiudizio verso i ruoli in cui si è soliti vederlo, ma perché la sua disonestà è innocua rispetto agli standard cinematografici e soprattutto alla vita reale. Dei tre protagonisti, forse solo Assia può permettersi di essere solo sfiorata e poco esplorata, perché giustificata (per chi lo accetta) dal suo personaggio da paese delle meraviglie e delle illusioni. Diverso il discorso per il personaggio dell’ottimo Gianfelice Imparato. La storia insegna che i grandi comici nella vita sono silenziosi e introversi e proprio per questo sanno pesare le parole al milligrammo e gli basta una battuta per strappare un sorriso. Enrico non è così. È taciturno ma rischia di inciampare tra dialoghi nozionistici e spiegoni, cosa che da un punto di vista narrativo lo rende irritante. Da un punto di vista semantico emerge invece un’altra cosa: non è mai stato un grande comico e che probabilmente appartiene a quella schiera di comici che hanno avuto un inspiegabile successo televisivo in un dato momento, per poi essere rottamati irrevocabilmente nella vita.
Nottetempo è un buon esordio registico, ha una fotografia ricercata, buoni attori e fa conoscere un regista che è alla ricerca di uno stile autoriale proprio e di innovazione per il panorama italiano. Un film che sebbene non del tutto riuscito, ha il pregio di essersi messo in gioco e averci provato.
Regia: Francesco Prisco; sceneggiatura: Annamaria Morelli, Francesco Prisco, Gualtiero Rosella; fotografia: Francesco Di Giacomo; montaggio: Lorenzo Peluso; musica: Valerio Camporini Faggioni; interpreti: Giorgio Pasotti, Nina Torresi, Gianfelice Imparato, Esther Elisha; produzione: Elsinore Film, Nuvola Film, Run Comunicazione; distribuzione: Videa; origine: Italia, 2014; durata: 90’; webinfo: Sito Ufficiale
