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Nowhere Boy

Pubblicato il 3 dicembre 2010 da Gaetano Maiorino


Nowhere Boy

Quando si racconta un eroe prima che sia diventato un eroe, si corre il rischio di mettere in scena la sua vita come se fosse da sempre previsto il suo destino. Come se ogni suo giorno fosse un piccolo tassello di un necessario percorso già scritto. Si rischia insomma di idolatrare anche la quotidianità prima della nascita del mito.
Raccontare un personaggio di rilievo mondiale, un’icona per la generazione più passionale della storia, è poi un rischio ancor più grande. Sam Taylor-Wood, innovativa videoartista inglese premiata anche alla Biennale di Venezia nel 1997, con coraggio affronta questo rischio e, a partire dal libro scritto da Julia Baird Imagine This, decide di farci conoscere John Lennon prima che diventasse John Lennon. Nowhere Boy è il suo debutto nel lungometraggio, un’opera prima che stilisticamente si distacca dal suo stile visivo, senza l’ombra di quella sperimentazione sull’immagine che l’ha resa famosa. Con un linguaggio molto convenzionale e una regia quasi classica, la Taylor-Wood ci fa conoscere il leader dei Beatles a quindici anni, aggressivo e sbruffone, anticonformista e in continua lotta con l’autorità, perennemente in punizione per i suoi comportamenti inadeguati alle rigorose regole del college, al punto che gli viene pronosticato un futuro da sbandato, da uno che nella vita non andrà da nessuna parte, nowhere. Ma se nowhere è un posto pieno di geni allora ben venga, è il suo posto.
Ma Nowhere Boy non è un film sul mito, non è un film sul genio. Il libro della Baird, sorella minore di Lennon, porta Sam Taylor-Wood in un contesto familiare prima che culturale, la conduce verso una storia intima di acuti contrasti e amore tormentato, tra una madre assente e un figlio senza punti di riferimento, cresciuto con gli zii e alla ricerca di una sua identità ben definita. Siamo nel mezzo di un melodramma più che di un film biografico su un personaggio che ha cambiato la storia della musica e della società con il suo talento creativo e le sue azioni politiche. Lennon corre, strilla, picchia, suona in maniera selvaggia, vuole essere Elvis, ma somiglia quasi a James Dean. Mette su una band dal nulla per avere fama e successo, incontra Paul McCartney e si rende conto che la musica ha un fascino più semplice, melodico, non violento. Ma la passionalità del personaggio è impossibile da limitare. Aaron Johnson la mostra in ogni gesto con grande talento e, accanto a lui, grazie alle prove di Anne-Marie Duff e Kristin Scott Thomas, (madre di Lennon e sua zia Mimi) prendono vita due personaggi dolenti ma allo stesso tempo innamorati della fragilità e dell’energia che il loro John sprigiona in ogni istante.
Manca in Nowhere Boy una più approfondita analisi del contesto sociale, quella middle class inglese in cui il genio cresce, di cui però troppo poco ci vien detto dalla Taylor-Wood. E forse c’è un uso un po’ furbo delle canzoni di Lennon in alcuni momenti della storia. Chi conosce davvero bene i Beatles, chi ha vissuto quegli anni, probabilmente storcerà il naso nel vedere decontestualizzati i loro brani, utilizzati soltanto per fare da contorno alla vicenda umana. Ma in fondo il film si interrompe al momento de distacco di Lennon dalla casa di Mimi, quando nasce davvero la band, che volutamente non è neanche nominata. C’è così poco del fenomeno culturale Beatles all’interno di questo film che ciò che risalta è la storia di un doloroso distacco, di un insperato ricongiungimento, di una sofferta verità celata dietro le lacrime sempre private degli adulti e della sua forza dirompente, traumatizzante nel momento della rivelazione.
La domanda che ci poniamo allora è questa: Nowhere Boy ci sarebbe piaciuto così tanto anche se quel quindicenne ribelle non si fosse chiamato John Lennon? Probabilmente sì.


CAST & CREDITS

(Nowhere Boy); Regia: Sam Taylor-Wood; sceneggiatura: Matt Greenhalgh; fotografia: Seamus McGarvey; montaggio: Lisa Gunning; musica: John Gosling, Emre Ramazanoglu, Ben Parker, Ben Lee; interpreti: Aaron Johnson (John Lennon), Kristin Scott Thomas (Mimi Smith), Thomas Sangster (Paul McCartney), Anne-Marie Duff (Julia Lennon); produzione: Ecosse Films, Film4, Uk Film Council’s Premiere Fund, NorthWest Vision and Media, Lip Sync Productions, Aver Media; distribuzione: 01 Distribution; origine: Gran Bretagna, 2009; durata: 96’


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