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Venezia 75 - Nuestro Tiempo - Concorso

Pubblicato il 7 settembre 2018 da Anton Giulio Onofri

VOTO:

Venezia 75 - Nuestro Tiempo - Concorso

Difficilissimo è recensire per i lettori di una rivista un film molto distante dall’idea che generalmente il pubblico pagante che frequenta le sale ha del ‘cinema’, ed estraneo a qualunque criterio narrativo ed estetico che possa indurre i più pazienti tra gli spettatori ad emettere giudizi indulgenti come ‘un po’ lento, ma bellissima fotografia!’, o ‘parlano poco, non c’è una vera e propria trama, eppure ho avuto l’impressione di stare dentro quella casa, sulle rive di quel lago, con l’ansia che quei tori incornassero qualcuno’... È la stessa difficoltà che più o meno incontrerebbe chi volesse riuscire a descrivere un brano musicale a qualcuno che non l’abbia mai ascoltato. Nel caso di un film come questo Nuestro Tiempo del regista messicano Carlos Reygadas, in concorso a Venezia con possibilità di premio solo nel caso di una giuria audace e disposta ad impalmare opere che altrimenti, fuori dal passaggio in un festival, avrebbero scarse occasioni di circolare e di essere viste, è impresa ardua e complessa. Per quasi tre ore seguiamo sullo schermo la vita di una famiglia benestante nello sterminato paesaggio del Tlaxcala, inondato della luce abbagliante del sole spesso inquadrato frontalmente e al tramonto, e bagnato da un lago stagnante e fangoso, dove i bambini giocano e si fanno amorevoli dispetti spodestando le femminucce dai canotti al grido di ‘uccidiamo le ragazze!’. Diversi amici e conoscenti vanno e vengono nella loro casa in mezzo alla prateria, si inseriscono nelle relazioni sentimentali dei protagonisti, che sembrano trarre da queste intrusioni maggior convinzione sullo spessore e sull’indispensabilità dei propri amori. Poi ci sono i tori, tutti forza e istintività, che là fuori, nella landa, si spintonano, si corteggiano, si scontrano e ferocemente si eliminano a vicenda pur di affermare incontrastata la propria belluina potenza: troppo facile accostarli agli umani come metafora delle loro esistenze gestite certo con maggiore discernimento, ma in fondo egualmente dominate da un istinto spesso incontenibile: e infatti Reygadas, egli stesso tra gli interpreti, non pretende che li si abbini in un confronto che profumerebbe fastidiosamente di eccessiva intellettualità. Al regista messicano interessa esclusivamente catturare la suggestione integrale espansa dall’aria del cielo, dall’abbraccio della luce dell’orizzonte, e andarci a scavare la radice di un cinema che dall’immanenza della natura sembra estrarre la linfa del proprio linguaggio e della propria struttura, aperta, libera, indifferente ai ritmi imposti al pianeta da quegli alieni che lo abitano, ovvero noi terrestri: noi, che a differenza degli animali e delle placide sonnolenze naturali che crediamo fungano da scenografia alle nostre passioni grandi e piccole, abbiamo inventato l’amore, e dalle complicanze che da esso scaturiscono la nostra vita subisce limitazioni, inversioni di rotta, inseguendo confuse mappe comportamentali che ci spingono verso un gioco al massacro (il nostro) che offusca la nostra dignità, mentre là fuori, puri istinti, ci sono dei tori maestosi, irascibili, affamati di cibo, potenza e natura. Con il cinema, con il suo cinema, Reygadas sembra proiettarci tutti in una bolla sospesa dove niente risponde più alle regole e alla disciplina del ritmo e della regolarità di un eventuale racconto da botteghino cinematografico, per tornare a riprenderci un ’nostro tempo’ più adeguato al racconto della pienezza dell’esistenza: in questa bolla gonfia di luce solare, o di oscurità notturna appena rischiarata dalla fioca luce degli interni, come da un fondale sabbioso emergono sprazzi di vitalità istantaneamente risommersi nel torbido delle nostre coscienze, sedate e finalmente in balìa del potere di un cinema sganciato dagli obblighi prosaici del tempo che ci siamo cuciti addosso noi terrestri, affidato alla solennità e alla grandiosità di un ’tempo nostro’ in maggior sintonia con il Cosmo.


CAST & CREDITS

(Nuestro Tiempo); Regia: Carlos Reygadas; sceneggiatura: Carlos Reygadas; fotografia: Diego García; montaggio: Carlos Reygadas; musica: nome; interpreti: Carlos Reygadas, Natalia López, Phil Burgers; produzione: Jaime Romandía, Carlos Reygadas; origine: Messico, Francia, Germania, Svezia, 2018; durata: 177’


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