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Maria per Roma

Pubblicato il 8 giugno 2017 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Maria per Roma

"La vita è difficile, Maria!"

Una giornata all’inferno. E’ quella che trascorre Maria, in sella sul motorino tra le vie di Roma, sfacchinando senza sosta per consegnare le chiavi di appartamenti in affitto a turisti in vacanza, in perenne compagnia della cagnolina Bea (che a un certo punto si scopre perfino malata); ma Maria non è una semplice key-holder, perché il suo sogno è quello di diventare un’attrice e, nel frattempo, si impegna a schivare le ramanzine di una madre preoccupata per il suo futuro precario, gli amici meno stretti con i quali non vuole condividere la sua mondanità e (stavolta non volontariamente) le continue richieste di Cesare (Andrea Planamente), innamorato di lei, ma anch’egli alle prese con una situazione professionale non gratificante.

Karen Di Porto, regista, sceneggiatrice e interprete di Maria, si prefigge lo scopo di raccontare una singola giornata tipo della tenace ragazza, sommersa da una mole di soverchiante responsabilità, eterna disillusa alla ricerca di un proprio posto nel mondo, quel posto ideale che sogna e al quale non è intenzionata a rinunciare.

Maria per Roma è un minuto road-movie romano, che si incolla sulle spalle della protagonista Maria, mettendo in scena una tragedia emotiva e sociale comune a molti giovani in età avanzata, intestarditi da una condizione umana idilliaca e onirica. Lo spunto narrativo racchiuderebbe pur diverse chiavi di lettura, arroccato su solide basi di contemporanea problematicità, peccato, però, che Maria per Roma sia un film costruito su una sceneggiatura priva di linfa vitale, immobile e deleteria nel suo reiterarsi e compiacersi (per metà della durata seguiamo Maria alle prese con il suo lavoro di key-holder e nulla più); Di Porto intende pressare lo spettatore (e in questo, almeno, riesce alla perfezione) con la fatica fisica e psicologica che Maria deve sopportare, in attesa che la giornata giunga a conclusione o che il destino le regali una gioia tanto attesa (l’esito positivo di un provino), ma ci riesce rinunciando allo svolgimento necessario che il plot meriterebbe: così assistiamo a una serie di eventi scollegati tra loro, privi di un nesso causale idoneo a permettere che la storia si svolga in maniera pertinente alle esigenze e alle azioni dei protagonisti. La pellicola viene ulteriormente infiacchita da numerose incongruenze narrative: al cagnolino Bea (unico tentativo di ricreare un contrappunto simbolico alle fatiche di Maria) viene diagnosticata una malattia che non gli consentirebbe più di affaticarsi, ma viene lasciato spesso libero di seguire la padrona, addirittura su irte rampe di scale; il rombo di un tuono in lontananza preannuncia un temporale che non arriverà mai; Maria e l’amico Cesare si ritrovano quasi per caso (ma sempre al momento giusto) ogni volta che viene reso necessario un incontro/confronto tra i due.

Maria per Roma è, purtroppo, un tentativo di riflessione mal gestito su una tematica che avrebbe meritato ben altro trattamento: si affida unicamente sulla caparbietà e la disillusione della protagonista, incapace di rinunciare a un futuro idilliaco, nonostante le dure sentenze della vita reale. E’ solo un riflesso di quel che sarebbe dovuto essere, incapace di impartire una morale, di offrire un punto di vista o di raccontare una realtà che assume col passare dei minuti un aspetto trasfigurato e perfino grottesco. Maria per Roma, alla fine, ha finito col perdersi.


CAST & CREDITS

(Maria per Roma); Regia: Karen Di Porto; sceneggiatura: Karen Di Porto; fotografia: Maura Morales, Bergmann; montaggio: Mirco Garrone; interpreti: Karen Di Porto, Andrea Planamente, Cyro Rossi, Diego Buongiorno, Nicola Mancini, Lorenzo Adorni, Paolo Samoggia; produzione: Bella Film; origine: Italia, 2016; durata: 93’


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