Thurston Moore in concerto: and he alone escapes to tell, well, about a new sound.

Il suo ultimo album è Demolished Thoughts. E’ uscito per la Matador Records a fine maggio 2011. Con Beck in produzione hanno suonato: Samara Lubelski al violino, Mary Lattimore all’arpa, Bram Inscore al basso e Joey Waronker (REM, Elliott Smith, Smashing Pumpkins) alla batteria. Il titolo deriva dalla prima traccia del primo disco dei The Faith, Washington DC, hardcore punk; ma il disco di Thurston Moore è row-acoustic, pure classic acoustic rock, con dissonanze spruzzate nei refrains, modulate, puntellate da inverosimili oniriche - e pure - viole di un paradiso che Thurston Moore ha estensivamente violentato in ogni modo e con ogni mezzo a disposizione, e di cui per altro ha da sempre negato l’esistenza plagiandone il posto tra i cieli con tutta la potenza della sua sei corde - che di fatto ha sostituito il paradiso con tutta una serie infinita di suoni.
Ma quel disco non esiste probabilmente. Non sembra nemmeno vero. Demolished Thoughts è uno scherzo, può darsi il migliore progettato da Thurston Moore in trent’anni di carriera, ed entra di fatto a testa alta nella top ten dei dischi elettro contry-folk degli ultimi anni.
Sì, ogni tanto vibra qualcosa, la terra si muove, traballa, ma non si apre in due. Non esplode come di consueto nel dizionario del delirio, nel manuale della paranoia acustico-sonora. C’è di fatto sempre un tormento di archi, delicati, lustrati, ammorbiditi, arpeggi mesmerici alla Jimmy Page, a tormentare la voglia di fuga nel rituale degenerativo del suono.
E qui Thurston Moore deve aver recuperato quelle lezioni sul classico-contemporaneo della collezione di uscite della SYR (nove, dal 1997; l’ultimo è la colonna sonora di Lights Off, 2011) gestita con vari compositori; cercando di accostare, indovinando un’interpretazione, il suo ultimo lavoro con la Matador, alla serie di uscite di Johnny Cash curate da Rick Rubin (American Series, da 1 a 6, l’ultimo nel 2010) e alla quarta uscita in particolare per via di tutti quei riferimenti biblici eccezionalmente presenti anche in Demolished Thoughts (l’EAR di Sonic Boom è attiva dal 1994) - queste comunque le tracce del disco: Benediction, Illumine, Circulation, Blood Never Lies, Orchard Street, In Silver Rain With A Paper Key, Mina Loy, Space, January, This Train Is Bound For Glory (iTunes Bonus Track) - dall’Apocalisse, And Hell Followed With Him, alla Rivelazione, And The Ass Saw The Angel - ma qui c’è anche qualcosa d’altro, Nick Cave - alla poesia di Howard Nemerov (I Only Am Escaped Alone To Tell Thee): c’è infatti un circolo di riferimenti incrociati tra Demolished Thoughts e le American Series di Johnny Cash che ingigantisce il lavoro del chitarrista dei Sonic Youth tonificando ogni ogni sussulto e sobbalzo rumoristico, leggendo in controluce alcuni dei lavori ultimi di Neil Young. Per cui la collocazione migliore, soprattutto relativamente alla dolcezza esplicita del lavoro (sempre restia a farsi vedere tutta intera dal vivo, comunque), potrebbe essere vicina a quella di cui il Syd Barrett dei primi quattro singoli dei Pink Floyd e quello solista, fu pioniere - detto anche nei riguardi delle liriche deliranti. E dal vivo allora va in scena una parodia mozzafiato di sè e del cambiamento: giacca, cravatta, dizione e atteggiamenti da dandy effimero ed effemminato con cose nuove da dire, e nuovo lui e la sua musica e il nuovo sangue nobile. E poi basta con quei suoni, suonacci e canzonacce sconce: noise sì ma plug&play - solo che un po’ alla volta quella sua debordante ironia che ha reso celebre la scena alternative di NYC (Mudhoney e Butthole Surfers sono una conseguenza) alla fine scioglie il vestito del clown mascherato da clown e si incarnano al volo trent’anni di gloria musicale americana
(foto: Valentina Villa).
