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P.S. I love you

Pubblicato il 5 febbraio 2008 da Nicola Cordone


P.S. I love you

Holly e Gerry Kennedy: una coppia perfetta. Piccole discussioni e qualche dissapore ogni tanto, ma fa parte della vita di coppia, del gioco delle parti; ne sono consapevoli. Due importanti obbiettivi in comune: mettere al mondo un figlio ed invecchiare assieme. I piccoli e grandi problemi quotidiani sfidano, perennemente sconfitti, il sentimento autentico che lega i due protagonisti: chi o cosa potrà mai infrangere un sogno così bello e appassionato? Fosse anche la morte ad intervenire, con la gelida casualità che le è propria, riuscirebbe a cancellare il ricordo e i segni dell’amore sincero e tenero di due fragili idealisti?

Fin dai primi fotogrammi appare chiara la scommessa che Richard La Gravenese e il suo sceneggiatore Steven Rogers lanciano a se stessi: riuscire a realizzare una gradevole commedia romantica partendo da premesse narrative tragiche e cariche di potenziali macabre derive; se osservata da questa angolazione, la scommessa può considerarsi vinta, perché durante i 126’ di durata non abbiamo mai l’impressione di essere sopraffatti dall’angoscia e dalla tristezza di un soggetto che porta in sé un elevato tasso di drammaticità. La storia ricorda, non troppo alla lontana, My Life, un melodramma strappalacrime che riscosse discreto successo negli anni’90, solo che in questo caso le attenzioni, i consigli e i ricordi del defunto sono rivolti alla moglie, divenuta vedova prematuramente e non al figlio che nascerà senza un padre. La memoria cinematografica si adagia sulle tonalità dolci e un po’ melense di Ghost, di cui la pellicola in questione non trattiene il fascino dell’onirismo melό pur ispirandosi ad esso nella trama e nelle atmosfere disegnate; la fresca e gioviale cornice dell’Irlanda primaverile fa da sfondo al primo incontro tra gli amanti, e il sapore delle immaginarie apparizioni del defunto Gerry ricorda i languori del romanticismo pop di un fotoromanzo per adolescenti sognatrici. Nella sceneggiatura sono presenti alcune figure curiose, che destano lo spettatore nei momenti di assuefazione al racconto: l’amica di Holly, iper esigente nella scelta dell’uomo da sposare: “Sei single, sei gay, hai un lavoro?” ripete metodicamente ad ogni nuova conoscenza; oppure il giovane con la malattia della “verità”, che dice sempre tutto quello che pensa, sprigionando cinismo e freddezza anche nei confronti della persona di cui è innamorato; ma è il personaggio centrale a costituire il punto debole del film: Hilary Swank appare francamente inadeguata nel ruolo della “tenera Holly” sia per la sua fisicità che per le caratteristiche attoriali, e se la pellicola nasce anche sotto il segno dell’ulteriore scommessa di far interpretare all’attrice hollywoodiana una parte più femminile rispetto alle precedenti (Million Dollar Baby su tutte), l’esito è, in questo caso, negativo.

Gli interventi postumi del marito sulla vita depressa e abulica della moglie divengono l’occasione giusta per rivivere in un lungo flash back le fasi del corteggiamento e della condivisione: è la musica, naturalmente, a cifrare i momenti salienti dell’amore di coppia, colorando con le ambivalenti note di una colonna sonora melodica, la passione e il sottile senso di nostalgia verso attimi e sensazioni che non torneranno più. P.S. I love you rimane un po’ sotto la media degli analoghi prodotti importati dagli Stati Uniti, ma conserva alcuni pregi nelle intenzioni. E anche questo aspetto, nel cinema di oggi, non è da sottovalutare.


CAST & CREDITS

(P.S. I love you); Regia: Richard LaGravenese; Sceneggiatura: Steven Rogers ,Richard LaGravenese; Fotografia: Terry Stacey; Montaggio:David Moritz; Musiche: John Powell; interpreti: Hilary Swank (Holly Kennedy), Gerard Butler (Gerry Kennedy), Gina Gershon (Sharon McCarthy), Lisa Kudrow (Denise Hennessey); Distribuzione: 01 Distribution; Origine: Stati Uniti d’America, 2007; Durata: 126’


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