Page Eight
E’ nato come film per la TV inglese, per la BBC, l’ultimo film del cineasta e sceneggiatore inglese David Hare – autore delle sceneggiature di film come The Hours e The Reader - tornato dietro la macchina da presa dopo quasi vent’anni. Page Eight, questo il titolo, è una spy-story sui generis: come il recente Tinker, Taylor, Soldier, Spy – anch’esso centrato sui servizi segreti di sua maestà, l’MI5 – realizza una storia di spionaggio scevra di ogni azione, tutta basata sulle macchinazioni segrete dell’intelligence, senza spargimenti di sangue né inseguimenti mozzafiato.
Il genere è sempre lì, la colonna portante della storia: l’eroe solitario che deve scoprire le macchinazioni in atto – anche nello stesso sistema a cui ha sempre fatto riferimento, che gli si rivolta contro quanto più si avvicina alla verità - e al contempo aiutare la bella. Ciò che però realmente conta nel film di David Hare è il realistico aspetto umano delle vicende del suo protagonista: l’agente dell’MI5 Johnny Worricker (Bill Nighy), che deve indagare sulle macchinazioni del governo inglese per giustificare la guerra contro il terrorismo e i suoi metodi lesivi dei diritti umani. Fondamentale nel film è infatti anche il risvolto politico; l’attinenza con i fatti reali del nostro mondo post 11 settembre. Page Eight è un film di fiction ma non troppo, che si incarica di interpretare la svolta che l’attacco alle Torri Gemelle e l’alleanza Inghilterra-Stati Uniti contro l’ “asse del male” ha comportato a livello del servizio svolto dall’intelligence britannica (e ovviamente statunitense, contemplata però solo in modo tangenziale).
La metafora non è neanche troppo velata: semplicissimo è vedere il chiaro legame tra il premier inventato del film, Alec Beasley (Ralph Fiennes), e quello che verrà tristemente ricordato soprattutto per la sua complicità con le politiche di Bush Junior: Tony Blair.
Ad accompagnare la vicenda anche il dramma della bella di cui sopra, Nancy Pierpan (Rachel Weisz), che vuole l’aiuto del nostro “eroe” per trovare i responsabili dell’omicidio del fratello, ucciso in una manifestazione pacifica contro le colonie abusive israeliane in Medio Oriente.
Un film per la tv, ma con tutti i requisiti delle pellicole destinate al grande schermo: dal cast eccezionale alla fotografia raffinata, passando per l’indubbia maestria del regista. Non a caso Page Eight ha già fatto il giro di decine di Festival in tutto il mondo e si prepara a diventare un trilogia, come nel caso di film di spionaggio seriali a grande budget e di grande successo (basti pensare a The Bourne Trilogy). Ma a differenza di queste macchine da intrattenimento, meritevole soprattutto per l’indagine che si propone di fare degli oscuri cambiamenti in atto ai vertici della politica inglese e, di riflesso, di tutto il mondo.
(Page Eight) Regia: David Hare; sceneggiatura: David Hare; fotografia: Martin Ruhe; montaggio: Jinx Godfrey; musica: Paul Englishby; scenografia: Cristina Casali; interpreti: Bill Nighy (Johnny Worricker), Rachel Weisz (Nancy Pierpan), Michael Gambon (Benedict Baron), Ralph Fiennes (Alec Beasley); produzione: Heyday Films; origine: Regno Unito; durata: 99’.