Paris Manhattan
Commedia garbata e ariosa, Paris Manhattan mette in scena le giravolte del cuore di una farmacista trentenne alla ricerca della felicità, fra sogni cinefili e incontri imprevisti. Aria da maschiaccio e insofferenza alle convenzioni. Lavoro ben avviato e famiglia ansiosa. A trent’anni e qualcosa Alice è ancora single. Normale che padre, madre e cognato non vogliano che accasarla. Se gli uomini sono esemplari sbiaditi e piagnoni, Alice si rifugia più volentieri nel nevrotico e variegato universo del cinema di Woody Allen, suo unico amore ufficiale. Un poster in bianco e nero campeggia nella zuccherosa cameretta di Alice, eterna ragazzina che domanda a Woody che senso abbia l’esistenza, giusto per sentirsi rispondere “i film svedesi naturalmente” (Manhattan), contempla estasiata il suo eroe che balla sul marciapiede dopo aver scoperto di non essere a un passo dalla morte (Hannah e le sue sorelle) e consiglia Il dittatore dello Stato Libero di Bananas come rimedio definitivo alle crisi depressive. Qualcosa comincia a muoversi quando nella sua esistenza spunta Victor (l’acclamato cantante e attore Patrick Bruel, reduce da Cena tra amici), ruvido installatore di antifurti (non a caso), che nasconde la tenerezza sono una patina di ironia e di cinismo.
Omaggio divertito al maestro della commedia americana, il primo film di Sophie Lellouche ne ripropone in parte lo spirito con qualche concessione a un romanticismo un po’ sognante. La deliziosa Alice interroga Woody sulla vita e sull’amore, struggendosi al pari dell’imbranato critico cinematografico Allan Felix, alle prese con il fantasma del vecchio Bogey in Provaci Ancora Sam, e sogna che la fantasia la prenda per mano, come accadeva a Mia Farrow in La Rosa purpurea del Cairo. Se le citazioni cinefile si sprecano, la colonna sonora è rigorosamente jazz. Commedia di caratteri che fa del duello verbale e dell’incontro fra tipi umani (dal padre ansioso alla sorella sul filo dell’isteria) i motori dell’intreccio narrativo, Paris-Manhattan si diverte a scombinare le proprie carte, ribaltando gli assunti di partenza (la coppia perfetta che si concede qualche evasione, la madre autoritaria che si scopre frustrata, la nipote ribelle che balla il tip tap con il fidanzato) e inserendo nella trama qualche spunto surreale (la rapina alla farmacia, l’irruzione nell’appartamento della sorella alla ricerca della tracce di un presunto tradimento), che amplifica il senso di sospensione fra realtà e immaginazione. In una Parigi dove splende sempre il sole, i viali inquadrati in campo lungo fanno da sfondo all’amore fra Alice (altra pellicola di Allen) e Victor, mentre gli incontri con Vincent, il pretendente preferito dal cognato, sono incasellati in primi piani ravvicinati, campi e contro-campi che sembrano chiudere ogni via di fuga all’irrequieta farmacista.
L’attenzione agli spazi (la casa borghese dei genitori, la farmacia, la bottega di Victor) e un’ambientazione parigina che volutamente rinuncia ai propri marchi di fabbrica (per una volta la torre Eiffel compare soltanto in una sfera di cristallo che accompagna i titoli di testa) fanno del film un divertissement brillante che evita l’effetto cartolina, pur non sottraendosi a qualche caduta di tono. Sorta di risposta al femminile alle divagazioni dell’ultimo Allen sull’eterno fascino delle illusioni (l’amaro Incontrerai uno sconosciuto alto e bruno, l’affettuoso Midnight in Paris), Paris-Manhattan è il romanzo di formazione di un’Alice-nel-paese-delle-meraviglie, catapultata d’improvviso nel groviglio dei sentimenti adulti. «La realtà è più interessante dei sogni», le grida Victor per farla uscire allo scoperto. Anche se, almeno a giudicare dal finale (con tanto di insospettabile deus ex machina), sembra ancora lecito dubitarne.
(Titolo originale) Paris Manhattan; Regia: Sophie Lellouche; sceneggiatura: Sophie Lellouche; fotografia: Laurant Machuel; montaggio: Monica Coleman; musica: Jean Michel Bernard; interpreti: Alice Taglioni (Alice), Patrick Bruel (Victor), Marine Delterme (Hélène), Louis-Do De Lencquesaing (Pierre), Michel Aumont (il padre), Marie-Christine Adam (la madre), Yannick Soulier (Vincent), Margaux Chatelier (Laura); produzione: Vendome Production, France 2, SND; distribuzione: Archibald Enterprise Film; origine: Francia, 2012; durata: 77’; webinfo: Sito Ufficiale