Passato prossimo

Il cinema italiano è sempre più un “cinema di papà”? I nuovi autori sono sempre più i figli, i fratelli, gli amici intimi e gli amanti dei grandi registi? Per lungo tempo si era lamentata l’incapacità del nostro cinema di avviare una vera e propria operazione di ricambio generazionale e si era rimarcato, nell’evidenziare i limiti della nostra industria cinematografica, come gran parte dei problemi di sintonia tra gli autori (sempre gli stessi) e il proprio pubblico (ottenebrato dalle maglie televisive) derivavano in gran parte dal fatto che i film, opere di talenti ormai ottuagenari, non potevano certo rispecchiare il mondo dei giovani e delle nuove generazioni. Oggi, forti dell’esordio di nuovi autori talentuosi cui auguriamo proficue opere seconde e sostanziose opere terze (chè ne abbiamo davvero abbastanza di esordi senza seguito!), possiamo agevolmente pensare che se certo una rondine non fa primavera, un intero stormo di volatili può farci almeno sperare nella bella stagione. Dopo i Mazzieri, dopo Crialese, dopo Garrone e dopo tanti bei titoli che sarebbe lungo elencare, possiamo quindi accettare di buon grado l’esordio di una giovane figlia d’arte. L’autrice del film in questione è Maria Sole Tognazzi, figlia di cotanto padre: il grande Ugo Tognazzi. Il suo esordio dietro la macchina da presa si consuma tutto in una storia semplice che ha il grande pregio di non eccedere mai nei toni e di non azzardare mai la troppo facile carta del ritratto generazionale (alla Muccino) che tanto funesta i classici debutti di tanti figli d’arte e non. Protagonisti della pellicola sono cinque personaggi, ognuno in cerca di una propria affermazione personale, ognuno afflitto dalla sua personale forma di triste insoddisfazione, ognuno bisognoso della giusta spinta per cambiare davvero la propria esistenza. Ci sono gli attori che soffrono per non essere in grado di riuscire a trovare la “parte ideale”, il ruolo che sia in grado di rivelare in un colpo il loro luminoso talento e di lanciarli verso un brillante futuro sulla scena (Edoardo, Andrea e Carola), c’è GianMaria, un professore senza cattedra costretto al lavoro di commesso (l’incubo della riforma Moratti) e c’è, infine, la classica studentessa che ha problemi a completare la propria tesi di laurea (le presta il volto un’ottima Cortellesi). Al solo elenco dei personaggi, il tutto potrebbe apparire impostato sul modello di un facile spaccato sociale, di un classico mondo di trentenni (o quasi) in crisi, eppure, forse per l’arguzia di certe soluzioni di sceneggiatura, forse per la resistenza dei personaggi a trasformasi in simboli o metafore restando radicalmente nel campo delle pure e semplici personae, il film riesce miracolosamente a restare nei campi del racconto puro e semplice, pur se condito di sostanziose divagazioni psicologiche. La molla che muove l’intreccio di questa macchina, che risente un po’ troppo, ad onor del vero, di una forzata impostazione spiccatamente para teatrale, sarà la vendita necessaria della villa di proprietà di Claudia (la studentessa senza laurea) in cui tante cose sono successe e tanti ricordi stipati. Anzi, proprio la cessione della bella casa in campagna, si rivela un’occasione ideale per un ultimo incontro tra i componenti di questa strana combriccola. Sull’onda della confusione tra presente e passato, mentre i vari personaggi acquisiscono la coscienza della fine di una stagione della loro vita, prende pian piano corpo un racconto squisitamente minimale che poggia tutto sulla resa di una quotidianità gentile e soffusa di incertezze. Il racconto respira attraverso stasi meditive che creano l’impressione di una lentezza alle volte intollerabile, mentre lo sguardo partecipe della regista ricrea echi gozzaniani che qualche volta dispiacciono un po’. Un’eco autobiografico attraversa segretamente tutta la pellicola, lasciandoci addosso appena qualche traccia di autenticità, ma, alla fine, il racconto, costruito come una sorta di Grande freddo in salsa italiana, si chiude lasciando un sapore di sostanziale inutilità.
(Passato prossimo); regia: Maria Sole Tognazzi; sceneggiatura: Daniele Prato, Maria Sole Tognazzi; fotografia: Giulio Pietromarchi; montaggio: Walter Fasano; musica: Andrea Guerra; interpreti: Paola Cortellesi, Valentina Cervi , Claudio Santamaria, Ignazio Oliva, Gianmarco Tognazzi, Alessia Barela, Pierfrancesco Favino; produzione: SEAL PRODUCTION; origine: Italia, 2001; distribuzione: Medusa
[marzo 2003]
