X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Pesaro 2011 - Medianeras - Concorso

Pubblicato il 24 giugno 2011 da Matteo Galli


Pesaro 2011 - Medianeras - Concorso

A scorrere la breve filmografia del 45enne Gustavo Taretto di origine argentina ci si accorge che il film presentato a Pesaro è il suo primo lungometraggio. Fin qui nulla di strano. Si va indietro di sei anni, si arriva al 2005 e si scopre l’esistenza di un cortometraggio che reca lo stesso nome Medianeras, e che dura 28 minuti. Non conosco il cortometraggio, ma avanzo l’ipotesi, del tutto indimostrabile, che il film di Taretto altro non sia che il tentativo, solo in parte riuscito, di “gonfiare” il corto – certo è che il film, pur non privo di qualità, il “passo” del lungometraggio non ce l’ha. L’inizio sarebbe di quelli che conquistano subito lo spettatore: voice over che commenta con tono ironico-sarcastico le bellezze, ma soprattutto le brutture delle case, dei casermoni, dei grattacieli di Buenos Aires, un attacco quasi da documentario che allo spettatore italiano non può non ricordare Caro diario e il famoso: “Spinaceto, pensavo peggio” di Nanni Moretti. Dopo l’esordio docu facciamo la conoscenza - sempre tramite la voice over – di Martin, il personaggio principale, un po’ nerd, un po’ psicopatico, circondato da tre Apple di varie dimensioni e che vive, ma sarebbe più corretto dire: si è barricato in una casa a un piano alto di un casermone, il lavoro come web designer non lo costringe a lasciare casa, l’obbligata passeggiata del barboncino lasciatogli in eredità da una sua ex viene comunque affidata ad una dog sitter, con cui il ragazzo ha una breve e inutile storia. Martin non ci risparmia nessuna ma proprio nessuna delle sue patologie. Presa dimestichezza col personaggio maschile, è giunta l’ora di conoscere quello femminile, Mariana, l’equivalente in rosa di Martin, di professione architetto (quindi anche lei non può esimersi dal dirci cosa ne pensa delle case di Buenos Aires) ora riciclata in vetrinista, sempre circondata di manichini, con cui a un certo punto tenta anche una improbabile copula. Anche Mariana è affetta da varie patologie, fra le quali spicca la claustrofobia, ciò che la induce a farsi due/tre volte al giorno gli otto piani del suo casermone, uguale e identico a quello di Martin perché l’ascensore non riesce proprio a prenderlo. Il film si regge sull’alternanza dei due monologhi, con una leggera predominanza di quello maschile, scelta comprensibile dato il sesso del regista, si ride o si sorride a tratti, come il protagonista anche il regista è bravo a giocare con lo web e l’estetica del film ne risente. Pochissimi i dialoghi, solo in occasione dei vani tentativi di protagonisti di conoscere qualcuno. Gli spettatori sanno che i due si incontreranno. Dopo una cinquantina di minuti anche i meno avvertiti hanno capito la condizione psico-socio-patologica dei due e cominciano a perdere la pazienza. Una prima impercettibile svolta la abbiamo a venti minuti dalla fine, quando – per lo meno – ci viene spiegato il titolo, apprendiamo in un soprassalto di saggismo architettonico che le medianeras sono delle finestrelle, rigorosamente abusive, ricavate nei muri ciechi dei casermoni, quelli dove di solito ci sono le pubblicità o le frecce con le indicazioni di direzione, Mc Donald’s o Ikea a 500 metri. Contemporaneamente sia Martin che Mariana ne fanno aprire una nella loro casa, e da molto lontano si guardano, senza ancora conoscersi, le due monadi si stanno avvicinando, per chi non l’avesse capito le medianeras stanno in relazione metonimica coi personaggi. La conoscenza poi i due la faranno nei titoli di coda. Strutturato in capitoli legati alle stagioni, una strutturazione arbitraria che non convince, Medianeras ha ricevuto un grande applauso alla prima proiezione di fronte al pubblico, è una commediola gradevole, un feel-good-movie, e nulla più.


CAST & CREDITS

Medianeras. Regia: Gustavo Taretto; sceneggiatura: Gustavo Taretto; fotografia: Leandro Martinez; montaggio: Pablo Mari, Rosario Suarez; interpreti: Pilar Lopez de Ayala (Martina); Javier Drolas (Martin); produzione: Rizoma Films, Pandora Filmproduktion, Eddie Saeta ; origine: Argentina-Germania-Spagna; durata: 91’.


Enregistrer au format PDF