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Pesaro 2011 – También la lluvia - Fuori Concorso

Pubblicato il 27 giugno 2011 da Matteo Galli


Pesaro 2011 – También la lluvia - Fuori Concorso

Tambien la lluvia è sceneggiato dal marito della regista, Paul Laverty, l’abituale sceneggiatore di Ken Loach, e il nobile impianto epico-didattico di un certo Loach, quello per intenderci di Terra e libertà (dove Icíar Bollaín peraltro ha recitato) qua e là si può toccare con mano. También la lluvia è un meta-film, cioè film nel film, e come accade a (quasi) tutte le pellicole appartenenti a questo “genere” il conflitto di fondo si gioca inevitabilmente fra il piano della “realtà” e il piano della “finzione”, o a voler essere più precisi fra la finzione di primo grado e la finzione di secondo grado. A un certo punto succede sempre qualcosa (relazioni sistemiche fra gli attori o fra componenti della troupe tipo La donna del tenente francese di Karel Reisz o Effetto notte di Truffaut, crisi creativa del regista: Otto e mezzo, fine dei soldi: Lo stato delle cose di Wim Wenders) che rischia di mettere in crisi il film che si sta girando. Nel caso di También la lluvia la troupe si trova in Bolivia per girare un film in costume sull’approdo di Cristoforo Colombo nel nuovo mondo, un film ultra politically correct che non vuole passare sotto silenzio tutte le implicazioni interculturali e soprattutto quelle legate al genocidio della popolazione india. A tal scopo molto spazio, nella sceneggiatura scritta dallo stesso regista (interpretato dall’ottimo Gael Garcia Bernal), viene affidato alle istanze critiche della colonizzazione, il vescovo Bartolomé de Las Casas e il frate domenicano Antonio de Montesinos, mentre Colombo ci viene mostrato in tutta la sua brutalità, ulteriormente accentuata da quella dell’attore disincantato e costantemente alticcio che lo interpreta (Karra Elejalde). Il conflitto si innesta fin da subito, in realtà, ossia al momento del casting, per il quale nella piazza del villaggio si è formata una coda infinita. Il direttore di produzione vorrebbe tagliar corto e chiede al regista di pescare quasi a caso qualche volto nella folla, il regista decide di guardarsele tutte le aspiranti comparse (e non solo comparse), cedendo alle pressioni “sindacali” di Daniel, il quale poi verrà in effetti ingaggiato, insieme alla figlia. A Daniel toccherà anzi la parte, centrale nella sceneggiatura, dell’indio Hatuey. E qui nascono i “problemi”, perché la lavorazione del film (cui, nella prima parte, si dà molto spazio: discussioni fra gli attori, dinamiche relazionali, l’aiuto regista che filma tutto con la camera a mano, secondo gli stilemi classici del metafilm), viene ad essere messa radicalmente in crisi dalla battaglia che stanno conducendo i campesinos boliviani contro la privatizzazione dell’acqua - si tratta del conflitto passato alla storia come la “guerra dell’acqua di Cochabamba” (1999-2000) nel quale il “personaggio” di Daniel gioca un ruolo decisivo come soggetto politico, motivatore e agitatore. Il direttore di produzione Costa fa di tutto per tenerlo a bada e per mettere il regista in condizione di finire il film, ma la situazione esce completamente di controllo, si scatena la guerriglia ciò che dà luogo a sorprendenti inversioni di ruoli: gli attori che interpretano Las Casas e Montesinos, così coraggiosi nella finzione di secondo grado, se la fanno sotto, anche il regista, fin qui corretto e rispettoso nella sceneggiatura come nei rapporti con la popolazione locale, si rivela il classico artista, sostanzialmente vittima di un solipsismo autoreferenziale, e proprio Costa, colui che era sembrato il più cinico di tutti rivela una insospettata (un rapido accenno a sue vicende private lascia in realtà intuire che ci sia sotto dell’altro) disponibilità a mettere a repentaglio la propria vita per dare un concreto segno di solidarietà a Daniel e alla figlia ferita negli scontri a fuoco con la polizia. Si esce dal film col pugno chiuso. E la scena finale, quella in cui Daniel si sdebita con Costa, è una delle più toccanti in assoluto. Non la rivelo, nella ferma speranza che questo gran bel film venga distribuito in Italia.


CAST & CREDITS

También la lluvia (Persino la pioggia). Regia: Icíar Bollaín; sceneggiatura: Paul Laverty; fotografia: Alex Catalan; montaggio: Ángel Hernández Zoido; scenografia: Juan Pedro de Gaspar; interpreti: Luis Tosar (Costa); Gael García Bernal (Sebastián); Juan Carlos Aduviri (Daniel/Hatuey); Karra Elejalde (Anton/Christoph Kolumbus); Carlos Santos (Alberto/Bartolomé de las Casas) Raúl Arévalo (Juan/Antonio de Montesinos); produzione: Morena Films, Vaca Films, Mandarin Cinema, Alebrije Cine y Video; origine: Spagna-Francia-Messico; durata: 104’


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