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Pesaro 44 - Nirvana - PNC

Pubblicato il 25 giugno 2008 da Antonio Valerio Spera


Pesaro 44 - Nirvana - PNC

Sono molti i pregi di Nirvana, film russo presentato nel concorso Pesaro Nuovo Cinema. Ciò che salta subito all’occhio sono i colori che dominano sullo schermo: forti, densi ed accostati in modo che tra di loro si crei un netto contrasto. Ad essi è ovviamente correlata la costruzione barocca e kitsch della scenografia, che non rimane isolata come elemento di sfondo, ma che invece comprende e coinvolge gli stessi personaggi con i loro costumi e le loro acconciature. Questa corrispondenza visiva tra ambientazione e personaggi spinge l’opera verso un’immersione totale in un universo che appare alieno e staccato dalla normalità. Con questo non si vuole affermare che il film manchi di realismo. Tutt’altro. Il regista Igor Voloshin rappresenta una San Pietroburgo nascosta, sotterranea, maledetta, in cui droga e violenza sono il pane quotidiano. Quella che viene mostrata sullo schermo è una realtà dura, estrema, esagerata in ogni suo gesto, caricata di rabbia in ogni situazione.

Nirvana è un film molto fisico. La macchina da presa rende i corpi dei personaggi i veri protagonisti della scena. Lo sguardo del regista indugia sui piercing, sui tatuaggi, sulle cicatrici. Il corpo di ogni personaggio diventa la mappa del loro passato, il racconto della loro storia personale. L’incontro tra le loro vite viene reso visivamente proprio dal contatto fisico, dagli abbracci, dai momenti di violenza. In questo aspetto risiede uno dei maggiori punti di forza dell’opera. Ciò anche grazie alle ottime interpretazioni degli attori, che non recitano solo con il viso e con la voce, ma che riescono ad impregnare d’intensità il loro fisico, i singoli movimenti, le corse affannate.
Voloshin alterna diversi stili. Passa dalla cifra realistica a momenti in cui sembra avvicinarsi allo sperimentalismo, da scene condite di elementi grotteschi ad altre in cui abusa del ralenti, fino a portare sullo schermo la poesia di un sogno soffocato dal ricordo. Nonostante ciò Nirvana appare un film compatto, sia dal punto di vista della scrittura sia sotto l’aspetto visivo. Quest’alternanza infatti non avvicina il film ad un pastiche stilistico, ma al contrario sembra il giusto corrispettivo formale della policroma atmosfera che ingloba la narrazione.
Nirvana è un film duro, che a tratti infastidisce. Ma è anche un’opera che non dimentica i sentimenti, che inserisce episodi di leggerezza e che riesce a scovare la normalità in un universo estremo. E sebbene per tutta la durata del film sembra che sogni e speranze debbano morire in partenza, il finale lascia spazio ad un futuro più ottimistico e privo di quei colori stravaganti i quali non erano altro che un modo per nascondere una tristezza latente.


CAST & CREDITS

(Nirvana); Regia: Igor Voloshin; sceneggiatura: Olga Larionova; fotografia: Dmitriy Yashonkov; montaggio: Tatiana Kuzmicheva; musica: Alexander Kopeykin; interpreti: Olga Sutulova, Maria Shalaeva, Artur Smol’yaninov, Mikhail Evlanov, Andrey Khabarov; produzione: CTB; origine: Russia; durata: 89’.


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